Quanto impegno nella vita di un genio!


Venuto a mancare Steven Jobs, il guru della Apple, il mondo guarda al genio dalle grandi intuizioni, che hanno cambiato il mondo, facendo divenire il computer uno strumento di uso quotidiano.   In effetti una dei  primi esempi di intuizione “speciale” di Jobs è stata quella di aver capito a che cosa poteva servire il mouse.  Lo strumento in quanto tale era una invenzione della Xerox ma veniva visto come oggetto d’avanguardia, destinato ad applicazioni particolarmente sofisticate; egli – eravamo agli inizi degli anni ’80 - ne intuì invece il potenziale in direzione di una semplificazione delle operazioni di controllo di  un computer, e di lì nacque il Mcintosh , un prodotto ‘tutto suo’, fra i primi.
Il computer “Apple II” era stato inventato e costruito nel garage di casa con due amici, Wozniak e Markkula, ma era già stato ceduto ad aziende che ne avevano curato la industrializzazione. Jobs – come altri geni nel mondo – aveva avuto qualche difficoltà nel curriculum regolare di studi, ma proprio dalle disavventure traeva spunti. Da un corso di calligrafia imparò l’importanza di avere nei computer la spaziatura  differenziata dei caratteri (una ‘i’ sullo schermo occupa meno spazio di una ‘m’,  mentre questo non succedeva  ‘prima’ , con le macchine da scrivere).
Per alcuni aspetti delle sue intuizioni  possiamo paragonarlo a Guglielmo Marconi e in parte ad  Antonio Meucci. Come Marconi ebbe difficoltà scolastiche.  Come Marconi individuò potenzialità prima che progetti.  Il primo arrivò alla radio in quanto appassionato della trasmissione di onde elettromagnetiche; quando Marconi già si occupava in Inghilterra di come utilizzare la radio, vi erano ancora numerosi studiosi più anziani di lui presi dal dibattito sulla liceità dell’utilizzo della trasmissione di queste nuove onde fra stati diversi o da una sponda all’altra di un oceano.  Meucci – di professione scenografo teatrale – arrivò al telefono come strumento per comunicare da una parte all’altra di un palcoscenico. 
Alla Apple Jobs venne estromesso dal Consiglio di Amministrazione nel 1985 e dovette lasciare l’azienda. Marconi, per avendo portato a termine i primi esperimenti di successo  in Italia, trovò finanziatori solo in Inghilterra (Paese d’origine della madre) . Meucci ,  pur avendo intuito l’uso ben più esteso che si poteva fare della sua invenzione, perse in tribunale negli Usa i diritti di brevetto, che vennero assegnati all’americano Bell.
Nel 1986 – estromesso dalla sua creatura, la Apple –  Jobs si lanciò nella grafica dei computer applicata ai cartoni animati. Da una serie di fusioni nacque la Pixar, che con Toy Story (1995) iniziò un nuovo filone nel film di animazione.  Vari i titoli di successo fra il ’95 e questi ultimi anni (es: Ratatouille, 2007), quando Steven Jobs era già tornato alla Apple.  Resta il fatto che con la partecipazione a Pixar, acquisita poi da Walt Disney , Jobs si ritrovò a essere uno dei principali azionisti della stessa Disney .
Accanto alle intuizioni geniali e capacità di comunicare,  Jobs non esitava ad assumere atteggiamenti anche molto duri. Dopo il ritorno in Apple reimpostò la linea di prodotti e i programmi di lavoro, mostrando a volte poca sensibilità nei confronti di quanti non si adeguavano;  anche se questo atteggiamento era più di forma che di sostanza, circolò ben presto la voce che per non rischiare il posto era meglio evitare di incontrarlo al mattino nell’ascensore della azienda.
Giancarlo micono

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Articolo pubblicato il 14/10/2011