Molti modi per valutare nucleare ed energia

Giancarlo Micono ci offre un'attenta e quanto mai attuale disamina sulle fonti energetiche

Il tema delle “Centrali Nucleari” viene visto e presentato come una scelta fra un “si” e un “no” che i cittadini possono esprimere. Mentre ci accorgiamo che il futuro è già cominciato in molti altri campi e assume l’aspetto di una molteplicità di scelte possibili, ognuna con vantaggi e svantaggi, sul nucleare siamo indietro prima e soprattutto perché continuiamo a lottare  soltanto intorno all’aprire o non aprire quella “porta”.

 

Le società civili  hanno bisogno di energia per funzionare; essa serve a chi va in automobile e a chi non ci va perché comunque usa treni, metropolitane, e mezzi pubblici. Consumiamo energia per alimentarci (agricoltura, imballaggi, distribuzione), per mantenerci in salute (ricerca, produzione medicinali, ospedali e assistenza), per istruirci e per avere una vita sociale.

 

Se partiamo da questo semplice concetto e consultiamo la tabella dei consumi di energia pro capite nel modo disponibile su internet   (http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_energy_consumption_per_capita) scopriamo che i consumi (dati + recenti a livello mondiale disponibili al 2003) sono condizionati prima di tutto da condizioni socio-ambientali difficili da cambiare.

 

Al primo posto nel mondo troviamo il Qatar, dove ciascun abitante consuma in media 21,3 tonnellate l’anno di equivalente petrolio (TEP/anno), non certo per spostarsi, visto tutto lo stato è grande meno di metà Piemonte, ma probabilmente per rendere tollerabili con il raffreddamento abitazioni, uffici, per illuminazione ecc., tenendo conto che il petrolio è l’unica fonte sinora sfruttata. Al secondo posto troviamo invece l’Islanda, con le sue lunghe notti per quasi tutto l’anno e il clima artico.

 

Qui ogni abitante consuma 11,7 tonnellate TEP/anno per abitante, ma la fonte principale è la geotermia, visto che si tratta di un Paese vulcanico e progredito. Per arrivare agli Stati Uniti dobbiamo scendere al decimo posto (7,8 TEP/anno procapite) e per trovare l’Italia arriviamo al 43° posto con 3,2TEP/anno procapite. Il nostro Paese è preceduto da quasi tutta Europa, con esclusione di Grecia e Portogallo due Stati che hanno problemi di sviluppo economici più gravi dei nostri.

 

Esiste una connessione fra la quantità di energia consumata per abitante e il livello di sviluppo di un Paese. Non è un caso infatti che agli ultimi posti della lista di cui sopra (che comprende 134 Paesi)     ci siano Congo, Haiti, Senegal, Eritrea e Bangladesh, con un livello di consumi procapite pari a meno di un decimo  di quello italiano. D’altra parte se sommiamo gli abitanti del Qatar (1.700.000) a quelli dell’Islanda (9.000.000) e teniamo conto di una media ponderata dei consumi pro capite non arriviamo che a una somma inferiore a un decimo del consumo totale degli Usa; è evidente che gli Stati Uniti sono in quanto Nazione il principale consumatore di energia al mondo.  

 

Nonostante gli sforzi di  organismi internazionali e conferenze sull’ambiente si riesce a imporre con difficoltà una limitazione dei consumi energetici (e delle emissioni inquinanti) , in Occidente e in Oriente perché in molti modi questi sono legati allo sviluppo economico, al benessere immediato dei cittadini e ai successi politici interni. Tutte cose che nessuna classe politica – di governo o di opposizione - può mettere in gioco.

In Italia chiunque acquista un elettrodomestico oggi ha ormai familiarità con l’etichetta che riporta l’efficienza energetica del prodotto, indicata con lettere a cominciare con la A; questa è frutto di valutazioni riconducibili a enti specializzati a livello europeo in questo tipo di studi.

Analogamente vi sono teorie che suggeriscono che un certo tipo di evoluzione socioculturale è determinata stimando la produzione di energia e le tecnologie impiegate per produrla. Secondo una di queste teorie, ad esempio, si può calcolare l’efficienza energetica di un Paese in termini di quantità di energia necessaria per produrre un dollaro di PIL (=Prodotto Interno Lordo, la ricchezza che uno Stato produce attraverso le attività sue, dei suoi cittadini, aziende, ecc.).

La tabella che segue non comprende l’Italia semplicemente perché sono stati scelti Paesi in grado di dare un’idea di come si posiziona il mondo utilizzando questo approccio: la Norvegia utilizza più energia e probabilmente meno manodopera; L’Iran è al livello della Cina, degli Stati Uniti e dell’Olanda (economie per altro diversissime tra loro). Paesi ad alto livello di sviluppo e popolazione numerosa in rapporto al territorio, dalla Germania, al Giappone, alla Gran Bretagna hanno livelli simili di intensità energetica, mentre l’India, pur essendo ancora povera, deve mantenere un (proporzionalmente) alto livello di consumi energetici per assistere la sua intensa crescita economica.  

Fonte:wikipedia- Risorse e consumi di energia nel mondo

Nel nostro Paese  – sembra un caso – i referendum sul nucleare si svolgono sempre immediatamente dopo e sull’onda emotiva di  una tragedia: 1987, poco dopo Cernobyl, 2011 poco dopo Fukushima. Nei 23 anni intercorsi fra i due eventi altri Paesi hanno avviato nuovi programmi, costruito centrali più moderne ed efficienti, dibattuto i temi del fabbisogno energetico in rapporto allo sviluppo.

 

Il tema della “sicurezza” delle centrali è fondamentale, ma non può essere l’unico. Cernobyl era una centrale nucleare di “prima generazione”, caratterizzata da un livello di sicurezza molto basso, visto con i parametri di oggi; Fukushima era “seconda generazione”, e aveva comunque una quarantina di anni: le centrali che si stanno costruendo ora sono di “terza generazione”, e quelle di cui potrebbe dotarsi l’Italia, qualora decidesse di avviare un programma nucleare (a regime nel 2025-2030) sarebbero di “quarta generazione”. 

 

Giusto fermarsi a riflettere, come ha stabilito il governo, giusto il referendum. Ma vogliamo cominciare a ragionare delle quantità di energia che ci servono per lo sviluppo economico e per uscire dalla crisi?

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Articolo pubblicato il 23/05/2011