Della differenza dei massacri : 148 silenzi kenioti

Come il massacro di Garissa non è stato (ancora o mai) ricordato.

Silenzio. Come se nulla fosse. 148 studenti atrocemente massacrati e il mondo resta per la maggior parte in  silenzio.  A volte viene da chiedersi come mai tutta questa indifferenza, come mai il fatto che non stia succedendo qua, in Europa, non ci faccia percepire l'accaduto come degno di nota.

148 anime innocenti, studenti universitari nel tentativo di costruirsi un futuro, sono stati massacrati come niente fosse. Come se fosse la cosa più normale del mondo.

Quando i terroristi del gruppo islamista somalo Al-Shabaab, sezione locale di Al Qaeda, hanno fatto irruzione nel college di Garissa era mattina presto e c’erano relativamente poche persone dato che il giorno prima l’Università era stata evacuata a causa di sospetti su possibili attacchi terroristici che si sono poi verificati dato che il campus è rimasto aperto.

Il gruppo terroristico, con questo attacco, ha voluto lanciare un ennesimo messaggio di terrore ai cristiani. Gli autori della strage hanno infatti risparmiato una buona parte dei musulmani presenti, accanendosi contro i cristiani, dopo un’accurata suddivisione in gruppi religiosi dei ragazzi tenuti prigionieri.

Alcuni sopravvissuti, ancora terrorizzati, sono riusciti a scappare e si sono rifugiati in una base militare nelle vicinanze e hanno poi affermato di aver corpi senza teste. Alcune delle vittime sono infatti state decapitate dai membri del gruppo terroristico.

Le forze armate hanno tentato di fare irruzione, ma inizialmente senza alcun risultato, dato che 4 uomini armati erano sul tetto a sparar loro ogni qual volta cercassero di avvicinarsi.

Appena gli agenti sono riusciti a sparare contro i terroristi sul tutto, quest’ultimi sono saltati in aria come bombe, dato che erano pieni di esplosivi addosso.

Quando le forze dell’ordine sono riuscite ad entrare nell’edificio, hanno trovato il peggio. Un massacro difficile da raccontare e da descrivere. Il gruppo aveva rivendicato le loro azioni preannunciando scene atroci per chi fosse entrato nel campus.

Per protesta e per manifestare la propria unità contro il terrorismo, che spaventa il Kenya in questa ultimi tempi, 2500 persone sono scese nelle strade, unite e indignate, ma più forti che mai, affermando che quest’attentato non minerà la loro unità bensì rafforzerà la lotta contro il terrorismo.

Domenica, Papa Francesco ha mostrato il proprio sdegno rispetto a ciò che è successo ma soprattutto verso l’incapacità umana d’imparare dai propri errori e di perseverare nella commissione di crimini indicibili nella completa insofferenza e indifferenza generale.

Si è infatti espresso così : “Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori.”.

La paura è molta in Kenya, ma non solo.

Nessuna marcia come quella per “Charlie Hebdo” è stata programmata, ma noi cittadini non dobbiamo, non possiamo, restare a guardare. Anche se tutto questo succede nella lontana Africa.

 

Noi tutti abbiamo il dovere morale di indignarci.

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Articolo pubblicato il 17/04/2015