L'Est Ucraina ancora in bilico, cade la fortezza

Le milizie ucraine hanno abbandonato il presidio nell'areoporto del Donetsk

Dopo 242 giorni infiniti, i militari rimasti a difendere l’aeroporto del Donetsk, rinnovato solo nel 2012, hanno deciso di abbandonare il presidio per concentrarsi su altre postazioni di cui ritengono opportuno occuparsi.

Decisione presa anche per via del fatto che il presidio dell’aeroporto era ormai diventato quasi puramente simbolico, dato che era già da tempo in frantumi e completamente inagibile.

Così il 20 gennaio 2015 i difensori della patria ucraina hanno alzato bandiera bianca e, come sottolinea l’agenzia ucraina Unian, "L'epopea della difesa eroica dell'aeroporto è durata 242 giorni, cioè più della difesa di Stalingrado e di Mosca durante la seconda guerra mondiale", dove però solo nella giornata dell’arresa, secondo i dati del Ministero della Difesa ucraino, sono morti 6 militari ucraini, 16 sono stati feriti e fatti prigionieri durante il corso dei combattimenti e 20 sono riusciti a fuggire.

La decisione del commando ucraino è infatti una diretta conseguenza dell’annuncio del Ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steimeier, che ha dichiarato sancito l’accordo russo-ucraino stipulato la sera del 19 del mese, che prevede il ritiro delle armi pesanti da parte e delle forze di Kiev e dei ribelli filorussi presenti nell’Ucraina dell'est.

Quella dell’aeroporto non è stata però l’unica svolta di questi giorni nella vicenda est-ucraina.

Con poche ore di distanza si è verificato infatti un attacco ad una fermata del pullman nel quartiere Leninski di Donetsk. Sono stati sparati, secondo le fonti ucraine, alcuni colpi di mortaio da ignoti, provocando almeno 13 morti e numerosi feriti.


Durante la sparatoria il pullman e il filobus colpiti hanno preso fuoco e alcuni passeggeri non hanno fatto in tempo ad uscire e sono stati ritrovati morti dentro i veicoli.

I numeri dei coinvolti e delle vittime sono tuttavia ancora da definirsi; gli ufficiali della regione, area dei separatisti filo-russi, sostengono che il numero di morti sia intorno ai 9, stima inferiore rispetto a quella dichiarata dai ribelli.

Nel frattempo sale la tensione tra il governo ucraino e quello russo, intenti ad accusarsi a vicenda per quanto concerne l’accaduto. Mandano così in frantumi, ancora una volta, ogni sforzo precedente di arrivare ad una svolta diplomatica interrompendo di fare politica, e l’ironia della sorte li accompagna, proprio “a colpi di mortaio”.

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Articolo pubblicato il 25/01/2015