A Parigi per la libertà d’espressione
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Più di 2 milioni di persone e numerose personalità politiche a Parigi per Charlie Hebdo

Coloro che avevano considerato l’apporto mediatico post-Charlie Hebdo come una moda del momento e la frase “Je Suis Charlie” come uno slogan non sentito, Domenica si sono dovuti ricredere.

Più di due milioni di persone a Parigi e quattro milioni in tutta Francia, secondo i dati di Le Monde, si sono riuniti non solo per mostrare il loro supporto alle vittime dell’attentato parigino a Charlie Hebdo, ma anche per difendere una delle libertà fondamentali, la libertà d’espressione e di stampa, che il popolo ha creduto vacillare in data mercoledì 7.

Le strade di Parigi non hanno inveito contro gli immigrati, contro i musulmani, contro i nordafricani. Né hanno supportato e fatto eco alle dichiarazioni della Le Pen figlia – la quale ritiene lecita la pena di morte e promette un referendum se salirà al governo nel 2017. I due milioni a Parigi hanno invece manifestato per la libertà e la solidarietà, per opporsi all’idea che i musulmani siano tutti terroristi e che gli estremisti rappresentino una maggioranza.

A partecipare, infatti, c’erano anche le comunità musulmane, che non si sono fatte spaventare dai tre attacchi alle Moschee francesi dopo l’attentato all’editoriale satirico.

Ciò che rimane impresso, e che rende la manifestazione di Parigi un evento memorabile, per alcuni la maggior manifestazione nella storia francese, è stata la concentrazione di Capi di Stato, uomini politici e personalità di rilievo, che senza guardie del corpo sono scesi in prima fila e hanno sfilato con il corteo. Da Angela Merkel a Matteo Renzi, da Hollande a Juncker, per difendere l’Europa e i suoi valori, che non si piegano ai fondamentalismi e agli attacchi che minano l’unità nazionale e europea.

Tuttavia, a parte lo spicco delle personalità politiche, e malgrado l’assenza di Barack Obama, sono stati i migliaia di francesi a fare davvero la differenza. Sono scesi per le strade e per le piazze i cittadini della Francia dei black-blancs-beurs, senza differenze ma uniti per gli stessi ideali: libertà e solidarietà.

ReutersIn questi giorni, ci domandiamo spesso il vero valore dello slogan “Je Suis Charlie”, e numerosi sono coloro che ne rimettono in causa la simbologia. Millantano il fatto di “non essere Charlie” come prerogativa del politicamente corretto, perché non essendo noi stati nella situazione dei giornalisti non possiamo dire di esserlo.

Ciò che stupisce, è la difficoltà di considerare “Je Suis Chalie” come uno slogan senza significati nascosti e plurime interpretazioni. E’ e rimane una dimostrazione di solidarietà con le vittime e contro la censura. La libertà d’espressione e di stampa è una prerogativa europea, nonché uno dei valori cardine della nostra comunità, che va difeso perché rimane un valore essenziale per ogni cittadino del mondo.

Così la Francia e un po’ d’Europa sono scese in piazza per dimostrare di non avere paura, per combattere l’odio e la violenza in un abbraccio solidale. Hanno manifestato come cittadini, senza fare differenze di religione, di sesso, di provenienza, di cultura ma rendendo vivo quello che non è solo un motto ma diventa sempre più verità e quotidianità a 12 stelle: uniti nella diversità.

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Articolo pubblicato il 13/01/2015