2014 in review - ciò che ci ha lasciato quest'anno
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Ogni anno verso fine dicembre, ma vi assicuro c’è anche chi comincia ancora prima di sapere dove passerà il Natale, è uso per i più malinconici (ma non solo) voltarsi indietro e fare un “sum up” di ciò che l’anno appena passato ci ha potuto regalare. Ma per non esagerare con la positività, elemento nocivo per “l’italiano tipo” che “c’è sempre qualcosa che non va” e che “non c’è più l’Italia di una volta”, c’è anche chi tiene invece traccia dei disastri naturali, delle tragedie umane, dei contagiati o dei conflitti armati dell’annata.

Senza mettersi a fare del qualunquismo, sebbene apparentemente piaccia parecchio, non si può non guardare al 2014 come un’annata di indubbie novità – quale anno non lo è stato, dopotutto?

Presente dall’inizio alla fine di questo 2014, portandosi certamente dietro gli strascichi del 2013, si potrebbe incoronare Vladimir Putin come uomo più (in)discusso.

Tra le Olimpiadi e l’Ucraina, tra guerre di risorse ed embarghi, questo è stato senza dubbio il suo anno: ancora una volta ha cercato di ricostruire l’immagine della Grande Russia che da tempo sembra non svettare più tra la potenze mondiali in crescita, e non solo a livello economico. Le lunghe lotte in est Ucraina fra filo-separatisti e filo-ucraini continuano, ma senza ancora essere sfociate nella sperata (per alcuni) primavera del Donetsk.

Incoronati “persona dell’anno” dal Time magazine, e impossibili da dimenticare, vi sono coloro che la rivista ha chiamato “Ebola fighters”, i combattenti dell’Ebola – tutti i volontari che hanno rischiato la propria vita per lottare contro l’epidemia che ha dominato le testate dei giornali da agosto a questa parte. Tuttavia , proprio in materia d’Ebola, il mondo ha assistito e preso coscienza, forse una volta per tutte, di quanto la collaborazione sia essenziale in questo mondo “nuovo”.

Ciò è stato lampante nella buona e nella cattiva sorte – se abbiamo visto come l’unione ha fatto la forza nell’intento di salvare anche solo una minoranza dei contagiati, è pur vero che le mancanze e gli errori maggiori sono arrivati dalle istituzioni internazionali, che tutt’ora non sono riuscite a creare un progetto comune piuttosto che andare avanti ognuno per la propria strada.

Le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno infatti nominato dei commissari speciali che si stanno occupando dell’emergenza, e così hanno anche messo in atto dei programmi per combattere l’Ebola, mancando però di collaborazione e non coordinandosi nelle operazioni- diminuendo quindi l’effetto delle politiche e delle misure in atto.

Ma nonostante tutto, il 2014 è stato anche un anno di conquiste e d’innovazione. Per citare un esempio rappresentativo, abbiamo visto all’opera Samantha Cristoforetti, capitano della spedizione del 23 novembre, nonché terza donna nello spazio e la prima italiana.

Tutto ciò può sembrare solo un piccolo risultato di fronte al tanto buio che vediamo attorno, ma l’augurio più azzeccato potrebbe proprio essere di non lasciare che ciò accada: se il mondo lo si vuole cambiare, bisogna con i piedi ben fissi a terra ricordare il passato, prendere atto del presente per essere proiettati verso il futuro, ma sempre con estrema positività e ottimismo.

E per l’inizio del 2015, questo è forse il migliore augurio che vi posso fare.

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Articolo pubblicato il 31/12/2014