« Qu’est-ce que l’esclavage ? Une histoire globale » di Olivier Grenouilleau

Recensione del primo volume della trilogia dedicata alla schiavitù ad opera di Olivier Grenouilleau

Olivier Grenouilleau, rinomato storico francese e professore presso l'Université de Bretagne-Sud e Sciences Po Paris (Institut d’Etudes Politiques de Paris), ha pubblicato lo scorso aprile « Qu’est-ce que l’esclavage ? Une histoire globale » ( « Cos’è la schiavitù ? Una storia globale » - edizioni Gallimard), il primo volume di una trilogia sulla schiavitù. A seguire l’autore scriverà anche « Naissance et évolution de l’esclavage » (« Nascita e evoluzione della schiavitù ») e « Luttes et abolitions » (« Lotte e abolizioni »).

Specialista del tema schiavitù, ha diretto il “Dictionnaire des eclavages” (Larousse, 2010) e dal 2009 fa parte del gruppo “Storia e Geografia” dell’Ispezione Generale dell’Educazione nazionale francese. Nel 2004 ha pubblicato « Traites négrières. Essai d'histoire globale » (« Tratte negriere. Saggio di Storia Globale »), che in seguito ad alcune dichiarazioni mal interpretate ha provocato grande scandalo. Il libro, nonostante gli sia valso ambiti premi, come quello assegnatogli dall’ Académie française, gli ha portato infatti parecchie critiche, inaspritesi in particolare in seguito ad un’intervista dove l’autore afferma che le tratte negriere non sono state dei genocidi - affermazione che estrapolata dal contesto ma soprattutto senza un’analisi accurata si presta facilmente alla misinterpretazione.

Una della motivazioni che ha spinto il Professore ad affermare ciò, si potrebbe indentificare per esempio nello scopo delle tratte negriere, intraprese per sfruttare capitale umano e non direttamente come « sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa » – essendo questa la definizione del termine « genocidio ».

Una delle associazioni non d’accordo con le dichiarazioni dell’autore è il Collectif des Antillais, che l’ha accusato di negazione di crimine contro l’umanità avvalendosi della legge Taubira. In risposta, la comunità degli storici si è schierata dalla parte di Grenouilleau, difendendo a spada tratta la libertà d’espressione, che hanno ritenuto minacciata.

Dieci anni dopo, mentre la legge Taubira è di nuovo all’ordine del giorno in Francia, il rinomato storico pubblica così un saggio interamente dedicato alla definizione di schiavitù, che ne precede altri due volti ad approfondire l’argomento partendo da una base solida che il lettore si sarà costruito con il volume appena uscito.

Cos’è la schiavitù? Questo si chiede l’autore, prima ancora di raccontarne la storia. Figlio della tradizione universitaria francese, dove l’obbligo di definire non è mai sindacabile, vuole cercare una definizione universale che derivi da una storia della schiavitù osservata da un punto di vista globale. Rimprovera alla società di associare la parola schiavitù esclusivamente alla schiavitù coloniale americana dimenticando tutti gli altri tipi e tutte le diverse modalità susseguitesi nel corso della Storia. Commettendo un simile errore, non viene quindi compreso a fondo questo fenomeno sociale, per poi poterlo analizzare in modo tale da esprimere un’opinione con sufficiente cognizione di causa.

L’autore illustra quindi in modo approfondito i quattro criteri che definisce essere le caratteristiche per poter qualificare lo stato di schiavitù: l’essere trasformato in « un altro », l’essere posseduto dal padrone, l’avere un’ « utilità quasi-universale » e la perdita, temporanea o definitiva, della propria umanità.

L’uomo schiavo diventa dunque un « uomo-frontiera », dall’espressione di Grenouilleau, trovandosi al limite tra l’essere cosa o l’essere uomo – ciò che rende la sua condizione ancora più crudele.

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Articolo pubblicato il 31/12/2014