UE: Gaza in pace attraverso lo Stato di Palestina
Manifestante belga pro-Palestina (Reuters/Luke MacGregor)

L'Unione Europea vota una risoluzione che riconosce lo Stato di Palestina

498 a favore, 88 contro e 111 astensioni – questi sono i numeri europei a fronte della mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Così si è dunque espresso il Parlamento Europeo il 17 dicembre, che rimane tuttavia cosciente di quanto la mozione passata sia puramente simbolica; l’Unione Europea non ha ancora voce in capitolo per quanto riguarda questa delicata vicenda.

Il Parlamento Europeo non si è limitato però a riconoscere lo Stato di Palestina, come è stato precedentemente operato dal Parlamento svedese, britannico, francese, irlandese, spagnolo, portoghese e lussemburghese. Nella risoluzione è infatti centrale il fatto che il riconoscimento dello Stato di Palestina debba andare di pari passo con la creazione di due Stati– con Gerusalemme come capitale per entrambi e che rispettino le frontiere del 1967.

All’interno della mozione, volta non tanto allo schierarsi con uno dei due opponenti ma quanto più all’appiattimento del conflitto, vi sono presenti numerosi appelli alla collaborazione tra Israele e Palestina, facendo forza sul fatto che nel 1993 l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina riconobbe lo Stato d’Israele.

La mozione invita quindi l’Unione Europea a prendere finalmente una posizione di rilevanza sulla questione e a “sviluppare un approccio innovativo alla sua attuale politica di interazione con i principali attori della regione, allo scopo di dotarsi degli strumenti per portare avanti un'agenda di pace ambiziosa”, anche cercando di contenere, secondo le proprie possibilità, le continue espansioni degli insediamenti israeliani – per esempio adottando la politica “meno progressi, meno aiuti”.

Un’altra misura chiesta a gran voce dal Parlamento Europeo è la presa di posizione a favore della causa di tutti gli Stati Membri singolarmente, avviando un’iniziativa chiamata “Parlamentari per la pace” – con lo scopo di riunire parlamentari sia europei che israeliani e palestinesi che incoraggino la pace e rafforzino le azioni intraprese dall’Unione Europea.

E’ inoltre richiesto un embargo totale da parte delle Nazioni Unite, per quanto riguarda le armi, verso tutta la zona “calda”– al fine di preservare i diritti umani internazionalmente riconosciuti. Proposito a dir poco azzardato ma essenziale per l’approccio della pace.

Tuttavia, il ministro degli Affari Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha dichiarato che la risoluzione votata mercoledì 17 non è sufficiente al miglioramento delle relazioni israelo-palestinesi, anche in vista del fatto che, aggiunge, la situazione di forte tensione e scontro e il non raggiungimento di un compromesso è da imputare a entrambe le comunità e non solamente quella israeliana.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 23/12/2014