La Turchia e la libertà d'espressione negata
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In fermo i giornalisti dell'opponente politico del Presidente Erdogan

Una guerra di pura politica, più che di opinione politica, quella che sta avvenendo in Turchia. All’alba di domenica 14 dicembre sono stati arrestati 23 giornalisti in un raid - tuttavia la lista di coloro nel mirino è ancora lunga. I reporters fermati sono noti per essere attivi nel giornale di Fetullah Gulen, l’opponente del momento del Presidente Recep Tayyip Erdogan.

Tra i prigionieri, vi sono anche Hidayet Karaca, direttore dell’emittente Samanyolu, e Ekrem Dumanli, il direttore del quotidiano di Gulen, Zaman.

“Chicca” dell’episodio, un profilo twitter dal nome “Fuat Avni”, tutt’oggi non identificato, aveva annunciato la retata con un twitt, affermando che 400 persone tra cui 150 giornalisti sarebbero state arrestate – e non è la prima volta che il fantomatico profilo svela i movimenti del Presidente. Fuat Avni ha inoltre dichiarato che il prossimo passo per i PM che si stanno occupando della questione è proprio Gulen, ora residente negli Stati Uniti, accusato di ripetuti tentativi di rovesciamento del governo.

Gulen, filosofo islamico un tempo amico di Erdogan, viene da quest’ultimo accusato della creazione di uno “stato parallelo”, che il Presidente vuole debellare ad ogni costo per paura di vedersi sottratto il potere o l’imprescindibilità delle proprie azioni. I problemi fra i due esponenti nascono un anno fa, quando in Turchia scoppia la “tangentopoli” locale, scandalo che coinvolse anche il figlio di Erdogan.

Il Presidente ha dichiarato la totale trasparenza dell’inchiesta fatta nel rispetto delle leggi e volta a condannare chi mina alla sicurezza nazionale. Le prime accuse per i giornalisti sono di far parte di un’organizzazione armata, di averla finanziata, di calunnia e di contraffazione.

In molti hanno criticato il comportamento del Presidente e questa volta sono stati gli stessi cittadini a farlo; si sono trovati la mattina del 14, dopo la retata, a manifestare davanti alla sede del quotidiano Zaman, di proprietà di Gulen, dove più di 500 persone hanno esposto cartelli contro la censura e inneggianti alla libertà di stampa.

In data 16 dicembre si è riunito il consiglio europeo degli Affari Generali, che ha trattato anche la questione dell’ammissione della Turchia nell’Unione Europea, capitolo aperto ormai da 50 anni. L’Unione Europea ha dichiarato di apprezzare gli sforzi e i miglioramenti, soprattutto a livello economico, che la Turchia sta attuando, ma che sul tema corruzione e libertà di espressione e di stampa la strada da percorrere risulta ancora lunga e tortuosa. Dopo gli ultimi avvenimenti, la remota possibilità che c’era di un’entrata della Turchia nell’unione Europea a breve termine, diventa ancora più lontana e di questi tempi difficilmente concepibile.

 

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Articolo pubblicato il 20/12/2014