Se gli Stati non pagano i conti europei
Il Premier britannico Cameron e il Presidente francese Hollande

EU-summit a Bruxelles per risanare il budget europeo

In data 23-24 ottobre una riunione del Consiglio europeo, ovvero un EU-summit, si è svolta in sede Bruxelles. I 28 leaders si sono riuniti soprattutto per parlare di deficit di bilancio e di questioni budgetarie. La Commissione, dedita allo scrupoloso studio e pareggio del bilancio comunitario, cerca ora di sanare il panorama europeo e chiede ai paesi deficitari di supplire alle loro mancanze e di rispettare i limiti richiesti, tentando di non mandare definitivamente in rovina il budget europeo.

 

La data scelta per il Summit , una parte del quale è stata dedicata all’eurozona, non è stata affatto casuale: dal primo novembre la nuova Commissione europea è infatti ufficialmente al lavoro e vuole trasmettere una nuova aria di stabilità che porterà senza dubbio a una crescita istituzionale e politica dell’Unione.

 

È infatti molto chiaro, che il patto di stabilità non debba necessariamente esser visto come una minaccia, come l’ “Europa” che impone tasse e sanzioni, ma deve risultare invece un modo per crescere a livello nazionale, europeo, ma soprattuto internazionale; nessuno è attratto da un’entità instabile che non abbia sanato i deficit interni.

 

A questo proposito e con questo fine, il commissario europeo per gli affari economici e monetari, Jyrki Katainen, ha scritto alcuni giorni prima del meeting una lettera ai governi dei cinque fortunati paesi (Francia, Italia, Malta, Slovenia e Austria) chiedendo spiegazioni in merito alle misure che avrebbero dovuto adottare per sanare il deficit di bilancio, interrogandoli sulle deviazioni significative rispetto alle regole stabilite sul budget europeo, che per i paesi dell’eurozona impongono un deficit inferiore al 3% del prodotto interno lordo.

 

Il premier Renzi, seguito a ruota dal francese Hollande e dal britannico Cameron, denuncia l’estrema severità dei limiti imposti dalla Commissione europea, classificandoli addirittura come “un’arma letale”, soprattutto per quanto riguarda paesi come l’Italia che hanno bisogno d’investire per crescere e rialzarsi dalla crisi. Nonostante le lamentele , l’Italia ha già messo in conto i limiti da rispettare nella bozza del budget interno per il 2015, cosa che la Francia non ha invece fatto, chiedendo per la terza volta una proroga di due anni per assicurare il 3% consentito.

 

La Commissione rimane tuttavia con gli occhi puntati sull’Italia, temendo che le misure proposte non siano abbastanza per correggere il deficit strutturale, e incerta sul da farsi con la Francia , anche a seguito di obiezioni da parte di altri Stati Membri sulla troppa flessibilità consentita, che porterebbe ad una perdita di credibilità e fiducia agli occhi internazionali sulle politiche messe in atto e sull’Unione Europea in generale.

 

Rimane in forte disaccordo il premier britannico, che ha interrotto la sessione per ribadire che non avrebbe pagato i 1,7 miliardi di sterline che sono stati richiesti alla Gran Bretagna entro dicembre, a causa dello sforamento dei limiti consentiti. Cameron è stato largamente appoggiato, durante la mezz’ora di discussione sull’argomento, dai colleghi rappresentanti l’Italia, Malta e la Grecia ; si è trovato tuttavia in difficoltà quando il collega olandese ha affermato che avrebbe pagato il dovuto se i conti fossero risultati corretti e leciti.

 

In periodo di crisi, è pur sempre vero che si necessita d’investire per rilanciare l’economia interna dei singoli paesi, ma è soprattutto essenziale rafforzare la posizione dell’Unione Europea per crescere , e bisogna essere pronti ad attuare i giusti tagli per sanare il deficit e ripartire con una forza nuova; questa volta, potrebbe essere la forza dell’Unione Europea. 

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Articolo pubblicato il 03/11/2014