Dimissioni irrevocabili

La presenza, l’esserci, il parlare, il dire per non dire, ma essere presenti

Il Letta Nipote se ne va….

Poche parole, strano, e il Nipote se ne va…

Non spargiamo lacrime, tranquilli, ricordando e parafrasando un noto film – dell’orrore, è il caso di pensarlo – sappiate che “ a volte ritornano “.

Ora, è difficilissimo esprimere un giudizio su quanto sta accadendo al nostro Paese –permettetemi ancora la maiuscola, sono un illuso, lo so – in questi giorni.

Anzi in queste ultime settimane, per tenerci stretti, perché comunque i problemi erano palesi da mesi, da molto tempo era un continuo inseguire impressioni, nulla di consistente.

L’immagine trasmessa era quella di una immobilità, dell’inesistenza di una cosa semplicissima: del buon senso.

Quanto stava accadendo, a quello che viene definito “paese reale”- che poi saremmo noi, quelli che al mattino si alzano e se ancora l’hanno vanno al lavoro, mugugnando, per non dire altro, ma che ancora ci credono - non veniva sentito. O non si voleva sentire? Forse un’abitudine? Ottusità? Mancanza di udito? Totale sordità? O mancanza di interesse? O mancanza di esercizio?

E qui prendeva corpo uno scollamento totale: da una parte il “buon senso avvilito”, dall’altra il fumo, il nulla, l’inconsistenza, ma sempre, sempre una cosa importantissima: la presenza.

La presenza, l’esserci, il parlare, il dire per non dire, ma essere presenti.

Ecco, loro, e mi fermo qui anche questa volta, pensano che l’importante sia esserci.

Non più. Se si fa attenzione si scorgono primi segnali di cambiamento. Da alcune parti, una lieve brezza, non un vento impetuoso, spira “dall’isola del buon senso” e inizia a spargere un sentore, non ancora un profumo, di nuove sensazioni.

Queste nuove sensazioni sono una cosa pericolosissima “per loro”. Questa brezza porta il sentore del “ guardare al risultato”.

Quindi il guardare a cosa è stato fatto, durante un determinato periodo di tempo.

Ecco, cosa è stato fatto?

Domanda semplice a prima vista, ma problematica per chi – loro – deve, dovrebbe, rispondere.

Qualora – succederà – ci trovassimo chiusi in una cabina elettorale, ed esercitassimo un nostro diritto, che già hanno annacquato in modo consistente, per qualsiasi parte si voti, prendiamoci dieci secondi di tempo: pensiamo.

Pensiamo, e chiediamoci: “ cosa hanno fatto ?”.

Sforziamo la memoria, impegniamoci, cerchiamo di essere equilibrati e votiamo. Con un voto dato con questo sistema, non diamo solo una preferenza, ma diamo un voto.

Esatto, proprio come a scuola. Ma questa volta, se hanno sbagliato – diciamo sbagliato, non aggiungo altri termini – trattiamoli come giusto: mettiamoli dietro la lavagna.

Se non sbaglio l’iconografia suggerirebbe anche un cappello con delle orecchie….

 

 

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Articolo pubblicato il 15/02/2014