Medicina: l’importanza dell’approccio comunicativo al paziente

La comunicazione può avvenire attraverso moltissimi e differenti metodi

La comunicazione, tra esseri umani e non, è, da sempre, quella modalità imprescindibile per scambiare tra simili qualsiasi “notizia” che possa essere utile ad una vita sociale.

Questo sia che si parli di un gruppo sociale altamente “civilizzato” come potrebbe essere quello umano, sia che si parli di insiemi o gruppi anche di animali, o addirittura che ci si riferisca alle nuove frontiere sugli studi “quantistici”, che stanno portando alla ribalta l’esistenza di “passaggi di conoscenze” tra gruppi la cui unica cosa in comune è l’appartenere a questo pianeta.

La comunicazione può naturalmente avvenire attraverso moltissimi e differenti metodi, ma fermiamoci al semplice uso delle parole, applicato però ad un campo che ognuno di noi sente molto vicino, e vive, talvolta, con un po’ di ansia: la medicina.

Da qualche tempo, per fortuna, da parte della classe medica si sta sviluppando una nuova sensibilità, vi sono addirittura diverse scuole di pensiero che indirizzano le varie scelte a cui attenersi, per quella che è una delle fasi più delicate in un approccio alla malattia e alla sua cura: la comunicazione della stessa al paziente.

Il modo, il tono, il linguaggio scelto dal medico per esporre al paziente la presenza di una patologia più o meno grave, e di conseguenza la sua cura, sono un momento essenziale per l’essere umano, non dimentichiamolo mai, e per la cura stessa.

In quel momento la persona affronta una rivoluzione totale al proprio interno. E’ messa di fronte alla certezza di essere ammalata, ne ha la prova, cadono certezze, si aprono incubi pieni di paura, ma si aprono anche nuove speranze.

In questo momento il paziente inizia a confrontarsi con la patologia, con un eventuale dolore, sicuramente con un futuro il cui orizzonte sta radicalmente cambiando.

E in questo momento si mostra appieno l’importanza di come il medico comunica al paziente.

Questo non solo per esporre la natura, o la gravità della patologia, ma anche e soprattutto per indirizzare il paziente verso una scelta terapeutica.

Ultimi studi pubblicati sul JAMA International Medicine, mettono in risalto come sia importantissimo il modo in cui si informano i pazienti su una eventuale patologia, e la relativa scelta di questi sulla terapia da seguire.

Una spiegazione fredda, molto razionale, molto medica, diciamo così, con l’utilizzo di termini tecnici o nella peggior delle ipotesi di termini che nella nostra memoria sociale sono forieri di ineluttabili responsi, portano il paziente ad adottare insieme al medico curante una terapia più dura, più radicale. Nello stesso tempo, questa situazione porta alla nascita di un ulteriore “nemico” per il paziente: il grado di stress.

Se la patologia e il corso della stessa vengono esposti al paziente in modo più “soft”, senza comunque mai nascondere la verità, la reazione dell’interessato sarà più tranquilla, fino ad arrivare alla scelta di terapie meno radicali, se la situazione lo consente, e al mantenimento del grado di stress entro limiti gestibili.

Nell’affrontare patologie gravi come le affezioni oncologiche, oltre alle varie difficoltà legate alla natura importante della patologia stessa, lo stress a cui è sottoposto il paziente, assume un carattere negativo molto importante per la gestione della situazione nel suo insieme.

Di qui, l’importanza del riconoscere lo stress nei comportamenti del paziente, e nell’affrontare il problema.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 07/12/2013