In Italia più "inattivi" che disoccupati

Dati Istat dimostrano come l'Italia rimanga il Paese dei primati negativi

Che la crisi in cui ci troviamo è dura lo sappiamo tutti, così come sappiamo che ogni giorno mette in ginocchio famiglie e imprese, ma talvolta si viene a sapere di certe statistiche difronte alle quali non si riesce a rimanere impassibili.

Le statistiche in questione sono quelle che l'Istat ha pubblicato pochi giorni fa, relative all'anno scorso, il 2012, secondo le quali sono circa 6 milioni i cittadini italiani esclusi dal mercato del lavoro. Un dato impressionante che si ottiene sommando i disoccupati "ufficiali" ai cosiddetti "inattivi".

Ma chi sono di preciso questi "inattivi"? Semplice, gli inattivi sono tutti coloro che non hanno cercato lavoro nelle ultime quattro settimane ma sarebbero disponibili a lavorare subito. Ebbene, nel nostro Paese vivono ben 2 milioni di inattivi, pari al +2,7% rispetto al 2011.

Ora, ciò che demoralizza di più è che la quota di inattivi in Italia (11,6%) è di quasi quattro volte superiore rispetto alla media europea (3,6%). Nel nostro Paese infatti, gli inattivi disponibili a lavorare son più numerosi rispetto ai disoccupati veri e propri, mentre nel resto d'Europa si verifica tendenzialmente l'opposto: i disoccupati (circa 25 milioni) sono più del doppio rispetto agli inattivi (8 milioni e 800 mila).

Esistono poi degli altri tipi di inattivi, cioè quelli che cercano lavoro, ma non sono disponibili a lavorare subito. Sempre secondo le statistiche forniteci dall'Istat, si stima che questi individui fossero ben 111 mila nel 2012.

La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli inattivi che lo cercano ma non sono subito disponibili rappresentano le cosiddette "forze di lavoro potenziali" che, nel 2012, ammontavano a 3 milioni e 86 mila. Gli inattivi scoraggiati invece, cioè quelli che dichiarano di non aver cercato lavoro perché convinti di non trovarlo, nel 2012 erano 1 milione e 300 mila.

Sommando le forze di lavoro potenziali ai disoccupati effettivi si ha la misura delle persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: si tratta di 5 milioni e 831 mila persone nel 2012; e la situazione, in questi primi mesi del 2013, non è affatto migliorata, anzi.

A fronte di questa drammatica situazione, la Bce, nel suo bollettino mensile, ha lanciato l'ennesimo allarme per quel che riguarda l'occupazione. A fine 2012 "il tasso di disoccupazione nell'Eurozona ha continuato a crescere raggiungendo livelli senza precedenti". I dati delle indagini, "con una disoccupazione pari al 12% a febbraio, segnalano un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013", si legge nel bollettino.

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Articolo pubblicato il 17/04/2013