Torna a Chernobyl l'incubo nucleare

Il sito necessita di ristrutturazioni e nuove strutture. La Ue faccia il suo dovere

Pochi giorni fa l'incubo nucleare è tornato a Chernobyl, in Bielorussia.
Come da noi anche lì i giorni scorsi ha nevicato, ma la neve sta causando problemi ben più gravi di quel che si possa immaginare. Una parte del tetto del "sarcofago" che protegge (ormai in maniera assai precaria) il famigerato "reattore 4", è infatti ceduta sotto il peso della neve caduta copiosamente i giorni scorsi.
Un fatto già annunciato se si pensa che dodici anni fa, in occasione del quindicesimo anniversario dell'esplosione del reattore, in molti si recarono a Chernobyl per verificare lo stato di mantenimento dell'ormai famoso sarcofago protettivo. Già allora la struttura risultava fatiscente, e necessitava urgentemente, oltre che dei lavori di ristrutturazione della struttura già esistente, anche della costruzione di un nuovo sarcofago protettivo attorno al reattore 4, in quanto sempre pronto a rilasciare una nuova pericolosissima nube radioattiva.
A distanza di dodici anni, malgrado promesse, scartoffie e dichiarazioni di impegno da parte delle istituzioni (Unione europea in primis), siamo ancora a un nulla di fatto. Anzi, ormai c'è il rischio che sia troppo tardi.
Evidentemente un milione di morti stimati in tutta Europa a causa delle radiazioni (sei milioni nell'arco di 70 anni secondo Greenpeace) non sono bastati alla Ue a mantenere una promessa più volte ripetuta: costruire un nuovo sarcofago.
Bruxelles, dal canto suo, cerca di scusarsi dicendo che costa troppo, ma pare incredibile che una istituzione che spreca milioni di euro in progetti inutili come l'Unione europea non riesca a realizzare un progetto necessario come questo. Per di più, sia il Giappone che gli Stati Uniti avevano assicurato il proprio appoggio al progetto, impegnandosi a contribuire.
Il problema è a monte. Il punto è che per la costruzione della struttura protettiva sono stati utilizzati detriti e materiali di scarto. Anche se allora l'importante era farla nel più breve tempo possibile, difatti è stata creata in tempi record tra il maggio e il novembre 1986.
La causa principale del costante sgretolamento del sarcofago è infatti proprio la povertà dei materiali usati, che creano falle sulla struttura per un totale di oltre 1000 metri quadrati di superficie.
C'è poi un altro problema da non sottovalutare affatto: l'infiltrazione della pioggia attraverso il sarcofago e il conseguente accumulo d'acqua all'interno della struttura. Le falle del sarcofago, permettono ogni anno infatti l'infiltrazione di circa 2000 metri cubi d'acqua che si riversano al suo interno. 
Tutto ciò ha avuto come conseguenza che il basamento sia sprofondato di quattro metri permettendo l'infiltrarsi di materiale radioattivo (pericolosissimo per la salute e la vita stessa dei cittadini) nelle falde acquifere. Queste falde acquifere sono poi collegate a due fiumi del posto che portano il loro carico fino al Mar Nero.
Lungo il corso dei due fiumi vivono ben 30 milioni di persone. Basta un niente per causare un'altra emergenza nucleare non solo a Chernobyl, una città già abbastanza martoriata da questa energia sempre più criticata, ma anche alle città situate lungo i fiumi.
Alla Ue non resta che fare il suo dovere, costruendo un'ennesima copertura più resistente per impedire la formazione di falle, coprire quelle già esistenti e bloccare così le infiltrazioni d'acqua all'interno del sarcofago.
Ora o mai più. Un'altra catastrofe nucleare è dietro l'angolo.

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Articolo pubblicato il 24/02/2013