Alcoa chiude a Portovesme, impianti spenti e lavoratori a casa.

Nella provincia più povera d’Italia oltre mille famiglie senza reddito. E tutto tace.

L’immagine plastica che rimarrà della crisi nel Sulcis-Iglesiente (la provincia più povera d’Italia) è quella dei ministri Passera e Barca (rispettivamente: Sviluppo economico e Coesione territoriale nel governo Monti) che in elicottero fuggono dall’assedio degli operai e cassaintegrati sulcitani esasperati dai silenzi e dai rimpalli di responsabilità.  

Era il 2012. In piena emergenza spread - con Berlusconi appena affossato dalla lettera estiva della troika e i draconiani di Monti al governo - nel sud ovest della Sardegna la questione drammatica era quella della chiusura degli stabilimenti metallurgici. 

Nati per mano dello stato nel '69, che con l'EFIM (Ente partecipazioni e  Finanziamento Industrie Manifatturiere) assunse le vesti di imprenditore, appena vent’anni dopo, nei primi anni novanta,  vengono privatizzati passando in mani straniere. I principali acquirenti furono ALCOA (americana con sede a Pittsburgh) e GLENCORE (anglo-svizzeri). 

Passera e Barca si trovavano nel Sulcis per tentare una mediazione tra le sigle dei lavoratori e i responsabili dell’ALCOA. Gli americani infatti -   terzo produttore di alluminio al mondo, con stabilimenti in 44 Paesi e 23 miliardi di fatturato - dichiarano, sempre nel 2012, che lo stabilimento sardo di Portovesme non è abbastanza produttivo. I motivi sono vari: dagli eccessivi "oneri imposti dal sistema regolatorio europeo" ai costi dell‘energia. La produzione viene arrestata e gli impianti mantenuti in condizione di immediato riavvio in attesa di un compratore.  

I primi a farsi avanti sono gli anglo-svizzeri di GLENCORE che, forti dei propri stabilimenti già presenti nel territorio e dell'appoggio della Regione Sardegna, intraprendono una trattativa lunga ormai due anni.

Purtroppo le promesse di semplificare la regolamentazione e l’abbattimento dei costi energetici per i primi dieci anni promesso dallo stato non sono stati sufficienti a convincere GLENCORE, perciò, ad oggi, nessuna intesa è stata raggiunta.

Di questi giorni l’ultimo annuncio ALCOA: Portovesme chiude. La produzione di alluminio sarà tagliata  (150mila tonnellate in meno). I posti di lavoro persi (sommando l’indotto) saranno oltre mille.  

Nonostante la Regione Sardegna si aggrappi alla speranza di una conclusione positiva sullo scadere del gong, il tempo e i fatti non giocano a favore del successo. La chiusura dell’impianto renderebbe economicamente svantaggioso il subentro di un nuovo investitore. 

 

I sindaci invocano l’intervento del governo Renzi, mentre sindacati e lavoratori incontrano i vertici dell’azienda alla disperata ricerca di una soluzione in extremis che non affossi definitivamente l’economia e il tessuto sociale di una provincia già allo stremo delle forze. 

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Articolo pubblicato il 28/08/2014