Sardegna Serva Militare

Nonostante i proclami della politica e delle istituzioni, dal prossimo settembre la Sardegna vedrà il rifiorire delle cosiddette esercitazioni militari. Anche l'aviazione israeliana presente

"Non firmo il protocollo di intesa con il Ministero della Difesa sulle servitù militari, i tempi non sono maturi. Da troppo tempo i sardi protestano ma non vengono ascoltati". Così Francesco Pigliaru, Governatore della Regione Sardegna, si esprimeva intervenendo alla Conferenza Nazionale sulle servitù militari svoltasi a Roma poco più di un mese fa.

In questi giorni però, senza proferire verbo, la Giunta regionale sarda ha approvato il Programma per il secondo semestre 2014 stilato dal Ministero della Difesa in cui si calendarizzano le esercitazioni militari che si svolgeranno nelle aree sottoposte a vincolo di servitù sul territorio italiano.

In Sardegna il tema è particolarmente sentito. E’ sufficiente ricordare che oltre il 60% delle servitù militari italiane si trova in territorio sardo. 30 mila ettari e 80 chilometri di costa interdetti al turismo e all’uso civile.

“Sono numeri enormi che facciamo fatica ad accettare ulteriormente” aveva aggiunto Pigliaru prima del voltafaccia silenzioso di questi ultimi giorni.

Perciò dal prossimo 21 settembre, in Sardegna avranno luogo centinaia di esercitazioni militari che, non dimentichiamo, altro non sono che bombardamenti con armi e tecnologie spesso sperimentali.

Negli anni, quando il segreto sulle attività svolte nei poligoni sardi era pressoché totale, le manovre di guerra hanno martoriato e contaminato un territorio senza che i legittimi proprietari, cioè i cittadini che abitano quelle terre, potessero anche lontanamente sapere quale fosse il pericolo cui andavano incontro.

L’uso di armi all’uranio impoverito ha reso radioattive intere porzioni di terra, talvolta al di fuori dei confini militari.

Da qualche tempo l’opinione pubblica si muove, contrastando la presenza delle basi e portando a riprova delle proprie argomentazioni studi scientifici e prove tangibili che indicano, al di là di ogni ragionevole dubbio, i danni sociali, ambientali ed economici legati allo sfruttamento militare di territori un tempo adibiti a pascolo necessari alla sopravvivenza di intere comunità.

Anche le forze della IAF, l’aeronautica militare israeliana impegnata in questi giorni nei bombardamenti a Gaza, si eserciteranno sull’isola del vento, epiteto con cui gli antichi romani identificavano la sardegna. Questo nonostante l’imparzialità sostenuta dal Governo italiano nella questione medio orientale. Altro piccolo esempio di piccola ipocrisia italiana.

Michele Piras, deputato di SEL, spiega quali siano i problemi legati alla presenza delle servitù militari: da una parte ha dirottato l’economia portandola a dipendere in alcuni casi esclusivamente dai poligoni (il caso Perdasdefogu), da un'altra parte gli indicatori socioeconomici e demografici mostrano una chiara correlazione con lo spopolamento di quelle terre e con un livello di reddito inferiore rispetto alla media regionale. “Se la questione della correlazione fra impatto ambientale ed alcune forme tumorali è ancora questione dibattuta” prosegue Piras “ in un contesto peraltro nel quale le omissioni e gli insabbiamenti sono all'ordine del giorno, quella della contaminazione del territorio è chiara ed evidente”.

Anche Michela Murgia, ex candidata Governatrice con la coalizione indipendentista, attacca Pigliaru sul tema delle servitù, affidando a Facebook le proprie critiche:” La giunta Pigliaru, accettando quest'assurdità criminale, conferma che il futuro che hanno in mente per la Sardegna è quello di restare teatro di prova degli armamenti che devastano le zone di guerra, con tanto di riproduzioni holliwoodiane di villaggi da bombardare nei test. Nessun'altra economia è possibile dove si testano armi".

Insomma, nonostante i proclami campanilisti della Giunta Regionale sarda e la ferma opposizione dell’opinione pubblica isolana, nel prossimo autunno la Sardegna diventerà nuovamente un puntaspilli per ordigni e razzi stranieri.

L’analisi del documento di Programmazione approvato dal Governo e dalla Giunta Pigliaru elenca tutte le sperimentazioni di cui la Sardegna sarà vittima.

Nel poligono di Quirra, il più grande, ci sarà il lancio di missili Aster 30 da terra, esercitazioni con gli aerei Stinger e, in un secondo momento, esercitazioni con il lancio di razzi Spada ad alto potenziale distruttivo.

Nel poligono di Capo Teulada, una delle più belle aree marine della Sardegna, si procederà allo sgancio di bombe da aereo e tiri contro costa (dalle navi verso terra), esercitazioni di terra con carri armati, mezzi blindati ed elicotteri ma soprattutto si testeranno i missili Milan, di elevata pericolosità dato che presentano una testata al Torio radioattivo.

Gli aerei israeliani si eserciteranno nella costa occidentale, nel poligono di Capo Frasca, sganciando ordigni che vanno dai 6 chili di esplosivo alla tonnellata.

I sardi di tutte le età hanno imparato a convivere con questa situazione di servitù. Anche chi vi scrive è nato e ha vissuto in Sardegna per vent’anni, e uno dei ricordi più vividi che abbia della propria infanzia è un cartello “Zona Militare. Limite invalicabile”.

 

Speriamo che presto le nuove generazioni debbano vivere con in mente un altro ricordo. Magari un altro cartello “Zona Libera. Permesso di balneazione”.

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Articolo pubblicato il 01/08/2014