Europa Popolare, vincono le destre

Disattese le previsioni che davano la vittoria al PSE. In Europa si affermano i popolari

 

Ancora una volta il dato principale che emerge dalla recente tornata elettorale è l’inaffidabilità delle proiezioni e dei sondaggi.

I mesi e le settimane precedenti il voto si parlava di una netta predominanza delle forze socialdemocratiche che avrebbero espresso Martin Schulz come presidente della  Commissione.

Tanto si era certi di questo risultato che la discussione verteva sul peso che avrebbero potuto avere le componenti euroscettiche, dimenticando il PPE già in grossa difficoltà.

Smentiti tutti, all’indomani degli scrutini,  le forze conservatrici hanno prevalso in Europa.

Non solo per quanto riguarda la ripartizione dei seggi (PPE 214, PSE 191), che ricordiamo è legata al numero di parlamentari spettanti a ciascuno stato, ma anche in maniera assoluta, negli stati dell’UE si è vista la vittoria in oltre la metà delle forze di destra, sia filo che anti europeiste.

Questo perché le forze euro-critiche ed euro-scettiche hanno attinto per la maggiore dal bacino elettorale del PSE, ma anche perché in alcune nazioni la debàcle della socialdemocrazia è stata controbilanciata dall’affermazione di forze di destra (vedi la Francia di Hollande con i socialisti al governo che incassano il 14% e vedono il Front National primo partito) ma anche di sinistra (vedi in Syriza, primo partito in Grecia).

GERMANIA -  Il primo caso interessante è la  Repubblica Federale Tedesca, dove si ha l’affermazione del CDU di Angela Merkel con il 35% dei voti, primo partito nonostante registri il peggior risultato dal 1979. Nel paese del candidato PSE Schultz i socialdemocratici del SPD si fermano al 27,3% in seconda posizione. Ma i risultati interessanti sono il 7% di AFD (Alternative für Deutschland, partito politico euro-critico nato nel 2013 per raccogliere il sentimento antieuropeista crescente in Germania) e l’1% del NPD, il partito nazista tedesco che con questo minuscolo risultato regala al Parlamento Europeo l’esperienza di vedere un seggio occupato da un parlamentare dichiaratamente neonazista.

DANIMARCA - il Partito Popolare Danese (Dansk Folkeparti, DF) risulta il primo partito con il 26,6% di voti. Nato nel 1995 incrementa il proprio peso elettorale fino a  raggiungere la soglia del 13% nel 2005 e una lieve flessione al 12% nel 2011. Il risultato è legato a due fattori determinanti. L’economia danese è la più debole dell’area scandinava e, seppur in ripresa nel primo trimestre del 2014, i principali partiti pagano la disaffezione pubblica nei confronti della politica tradizionale. Secondo fattore, non di minore importanza, è la mancanza di fiducia nell’esecutivo socialdemocratico guidato da Helle Thorning-Schmidt che di recente ha ricomposto una crisi di governo dovuta all’uscita di tre ministri socialdemocratici in protesta con il provvedimento del governo che vendeva un pacchetto di quote della società energetica pubblica Dong alla banca americana Goldman Sachs. E a quanto pare i danesi non hanno gradito.

UNGHERIA – La questione ungherese è particolare. La bassissima percentuale di affluenza alle urne, appena il 29%, ha visto il trionfo delle forze con un maggiore radicamento sul territorio. Il Fidesz del premier Viktor Orban, formazione di centrodestra aderente al PPE, guadagna il 51% dei consensi, con un distacco incolmabile dalla seconda forza  ferma al 14,68%. Il punto interessante è che la seconda forza, come in gran parte dei casi, non è socialdemocratica, bensì di estrema destra. Il Jobbik, partito estremista, accusato di comportamenti filonazisti, scalza dalla seconda posizione i socialdemocratici ungheresi che si fermano a circa il 10%. Perciò si può dire che in Ungheria la vittoria delle forze popolari e di destra si è avuta con oltre il 65% dei consensi.

PAESI BASSI – Il sistema politico olandese è particolarmente frammentato, basti pensare che il primo partito, il D66 di orientamento Liberal democratico, si attesta su una percentuale del 16%, seguito dal CDA (popolari cristiano democratici) e dal PVV del politico olandese più noto nel resto del mondo, Geert Wilders. Passato alle cronache per le  dure battaglie contro l’islamizzazione dell’occidente, il PVV non sfonda come i sondaggi avevano predetto, attestandosi in terza posizione con il 13,2%. Le condizioni di relativo benessere economico dei Paesi Bassi hanno evitato l’affermarsi di un voto radicale e hanno contribuito alla leggerezza con cui gli elettori hanno deciso di mandare in Europa una compagine di 26 parlamentari olandesi divisi in ben 9 liste (l’Italia ne ha eletti 73 divisi in 6 liste).

BELGIO – Nella piccola monarchia belga l’affermazione della destra è relativa alla questione del nazionalismo fiammingo. Primo partito risulta infatti il Nieuw Vlaamse Alliantie (N-VA) con il 16,3%. Come nei Paesi Bassi, il panorama politico eccessivamente frammentato ha portato a delle elezioni europee con ben 23 simboli presenti sulla scheda elettorale. Di conseguenza i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento del 4% sono in numero di dieci, tra cui il VB (Vlaams Belang) nazionalisti fiamminghi di estrema destra. La situazione belga è dovuta principalmente alla lunghissima crisi di governo che per 541 giorni ha lasciato il paese povero di un governo.

Nel resto d’Europa, gli stati in cui si è affermata una componente popolare o marcatamente di destra sono stati l’Austria, dove la vittoria del ÖVP  (Österreichische Volkspartei) con il 27% si somma al quasi 20% del FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs) del defunto e controverso leader Jorg Haider; In Polonia, l’economia in crescita più interessante dell’est, i partiti di centrodestra e di destra (PiS, PO, KNP) ottengono, sommati, intorno al 70% dei consensi. In Bulgaria prevale il GERB, partito dell’ex sindaco di Sofia Boyko Borisov, con il 30,47%. In Irlanda hanno prevalso le forze indipendentiste, equilibratamente divise in puristi dell’indipendenza (Independents, 24%), repubblicani di centrodestra (Fianna Fàil Party, 22%) e centristi conservatori (Fine Gael, 22%). Infine, la Croazia vede il trionfo del cartello elettorale di centrodestra con oltre il 40%, mentre nel Lussemburgo del candidato PPE Junker vincono i cristiano democratici anche qui con quasi il 40% dei consensi. 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 30/05/2014