Tari, Tasi, Trise. Novità o maquillage?
Palazzo Civico

Ecco cosa cambia con la nuova Legge di Stabilità

Tari, Tasi, Trise. Sembra una formula magica, eppure di magico c'è ben poco. Si tratta infatti dell'ultimo grido in fatto di tasse. In questo decennio di moda economica la nuova collezione autunno/inverno di imposte e balzelli desta giustamente scalpore.

Scopriamo insieme perché.

La TRISE: è lei la vera novità gentilmente offerta dal Governo Letta. Il suo compito dovrebbe essere quello di superare il vetusto meccanismo della contribuzione per civile convivenza. Sarebbe a dire: casa, rifiuti e servizi indivisibili.

La TRISE s'impone infatti come sostituta ricorretta della tanto vituperata IMU con l'aggiunta della tassa sui rifiuti (la vecchia TARES che già fu TARSU) e il contributo per i servizi cosiddetti indivisibili (illuminazione pubblica, pulizia delle strade e via dicendo).

La TRISE è dunque una tassa matrioska che sotto il cappello contiene diverse imposte. Per la precisione due: la TASI (Servizi indivisibili ed ex-IMU) e la TARI (smaltimento rifiuti).

Quest'ultima sarà a carico di chiunque occupi o detenga spazi suscettibili a produrre rifiuti urbani. Il valore sarà ricavato dalla misura della superficie calpestabile e non dalla rendita catastale. Insomma, più un maquillage della vecchia imposta che un nuovo sistema di tassazione.

Per quanto riguarda la TASI, invece, il discorso si fa più sensibile.

A differenza dell'IMU si paga anche sull'abitazione principale, seppur con un'aliquota ridotta.

I comuni avranno infatti facoltà di imporre una tassazione che va da un minimo dell'1 per mille ad un massimo del 2,5 per mille per le abitazioni principali. Ma le vere novità sono due. La prima è che per una percentuale del 10-30% contribuiranno al pagamento dell'imposta anche gli inquilini affittuari e non più solo i proprietari. La seconda novità è che non sono previste detrazioni di alcun tipo.

Al grido di "paghiamo poco, ma pagate tutti" hanno cambiato nome anche all'IMU e, se possibile, la hanno peggiorata.

Questa nuova tassa infatti non graverà solo sulle tasche dei cittadini, anche i comuni non giubilano nel leggere il testo della legge di stabilità.

Per dare un'idea della situazione che ci apprestiamo a vivere, prendiamo per esempio il Comune di Torino.

La TARES, che diventerà TARI, è notoriamente una delle più alte fra le grandi città italiane.

L'IMU prevedeva un'aliquota del 5,75 per mille sull'abitazione principale e del 10,6 per mille sugli altri immobili, mentre la TASI avrà un'aliquota prevista rispettivamente del 2,5 per mille e dell'11,6 per mille.

Anche in questo caso però il gettito previsto sarebbe inferiore di circa 30-40 milioni di euro rispetto alle entrate dell'IMU. Purtroppo però i comuni non possono aumentare l'aliquota sulla seconda casa oltre il 10,6 per mille, perciò il mancato gettito potrebbe aumentare di ulteriori 15-20 milioni di euro.

Se pensiamo che già quest'anno i comuni si trovano in difficoltà (data la mancata entrata della prima e forse della seconda rata dell'IMU) e le compensazioni statali coprono appena i 2/3 del necessario, possiamo immaginare una situazione in cui i municipi e i cittadini italiani arriveranno fortemente provati al cospetto della TRISE.

Con i vincoli del patto di stabilità e le casse sempre più vuote come faranno i comuni a garantire ancora i servizi degni di una civiltà occidentale?

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Articolo pubblicato il 29/10/2013