"Beati i poveri"
Papa Francesco

Papa Francesco scrive al mondo il suo pensiero

“Se io incontrassi un sacerdote ed un Angelo, saluterei prima il sacerdote e poi l'Angelo.”

Parole di San Francesco d’Assisi, santo patrono d’Italia ed emblema di sacrificio, fede e umiltà.

Sono questi i motivi che hanno spinto Jorge Mario Bergoglio ad assumerne il nome, innovando una linea onomastica che nel papato era immobile da undici secoli.

Francesco è il santo dei poveri, come Bergoglio è il Papa dei poveri.

Ha salutato i fedeli con un “Buonasera” e si congeda dall’Angelus domenicale con un semplice “Buon pranzo”. La dolcezza di papa Roncalli, la gentilezza di Giovanni Paolo I e il coraggio di Giovanni Paolo II cui egli ha aggiunto un carattere che i successori dell’apostolo Pietro hanno dimenticato da millenni: la Povertà come virtù.

Non si parla di sacrificio o di espiazione. Non c’entra la sofferenza del povero che illumina l’anima e apre le porte del paradiso. La povertà è il metro con cui si misura la virtù di chi possiede ciò di cui necessita, senza cadere nel desiderio, per non annegare nelle passioni. La brama di ricchezze distrae l’uomo dalle bellezze del mondo e Papa Francesco sostiene questa idea da quando sedeva sulla cattedra di Arcivescovo di Buenos Aires.

In quel ruolo la povertà, quella vera, quella accompagnata dal dolore, l’ha vista e ha provato a contrastarla. Ora che i mezzi a sua disposizione sono maggiori, cerca di far giungere questo messaggio ad un occidente maniaco del guadagno. Con l’esempio, prima di tutto.

La croce di ferro, le scarpe consunte, la borsa di pelle scura. Non sono i simboli papali cui ci aveva abituato il predecessore, con le scarpette rosso Prada, i copricapo rinascimentali ed ermellini, ricami e tessuti preziosi. Laddove Ratzinger cercava il progresso nella conservazione, Bergoglio cerca la rottura in continuità con il passato. Non muta il messaggio che la Chiesa vuole diffondere nel mondo, cambiano i mezzi e le modalità.

Il viaggio in Brasile, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, è stato un emblema del Bergoglio pensiero.

L’auto papale bloccata nel traffico e circondata da fedeli che infilavano le mani nel finestrino aperto della piccola utilitaria, con grande disappunto e panico della scorta che ripetutamente chiedeva al pontefice di alzare il vetro per ragioni di sicurezza.

Lui ha detto semplicemente “No”. Il papa è dei fedeli, è lì per loro. Non può nascondersi, non può fuggire, non deve temerli.

E non l’ha fatto. Ma se lui, il papa dei poveri che qualcuno già vorrebbe santo, non prova timore, lo provano invece capi di stato, di governo e autorità pubbliche di vario livello che si trovano a dover avere a che fare con una visita di Francesco.

Ultima in ordine temporale sarà la visita prevista fra qualche giorno a Cagliari.

La città è stata visitata recentemente (2008) da Papa Benedetto XVI in una visita che pareva più militare che apostolica. Strade chiuse, cecchini sui tetti e alberi secolari brutalmente abbattuti per fare posto alla cinepresa RAI che assicurava la diretta dell’evento. Ora, dopo soli 5 anni in cui il mondo è radicalmente cambiato, un altro papa si trova a far visita al capoluogo isolano, e non potrebbe essere più diversa dalla precedente.

Niente corteo papale chilometrico, niente picchetto delle autorità scortato da decine di auto blu. Niente alberi abbattuti, niente soldi spesi per striscioni, fiori o decorazioni che vivono la lunghezza d’un giorno. Francesco ha chiesto che il proprio corteo sia composto da due, massimo tre auto. Il picchetto d’onore all’aeroporto di Cagliari arriverà comodamente su un pulmino, niente auto blu. I soldi per le decorazioni saranno donati alle associazioni che si occupano di assistenza sociale così come parte dei diritti televisivi.

La rivoluzione Francescana arriva anche in Sardegna, una tappa piccola, breve e intermedia, nell’attesa della pubblicazione della nuova enciclica di Papa Bergoglio in cui, a differenza della precedente Lumen Fidei scritta a quattro mani con il predecessore, sarà espresso il pensiero del Papa per la salvezza delle anime e del mondo in cui queste si trovano a vivere.

Beati Pauperes, sarà questo il titolo. Beati i Poveri.

 

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Articolo pubblicato il 07/09/2013