Mangiare insetti
Insetti a tavola

Tra cinquant’anni dovremo sfamare due miliardi in più di persone. Come?

Nel 2050 saremo più di 9 miliardi. Per la precisione: 9,6 miliardi. Lo spazio, va bene, non manca. Ma il cibo?

La domanda di proteine è quintuplicata nel corso del XX secolo. La produzione di carne di bovino si è mossa dai 19 milioni di tonnellate annue degli anni ‘50 alle attuali 60 milioni. Nello stesso intervallo la produzione di pesce è passata da 20 milioni di tonnellate a oltre 90 milioni.

E al mondo siamo ancora “solo” 7 miliardi.

Come si riuscirà a sfamare la popolazione mondiale nei prossimi cinquant’anni?

Un ulteriore incremento della produzione di carni bovine e ittiche, seguendo l’incremento registrato, dovrebbe portare ad un numero astronomico di tonnellate di carne prodotta.

Non senza conseguenze.

La carne bovina, ricordiamolo, deriva dalla mucca. E per 60 milioni di tonnellate di carne si può calcolare, in maniera assolutamente arbitraria ed imprecisa, una popolazione bovina che supera i 100 milioni di capi. Questi animali necessitano di spazi adatti all’allevamento e questi spazi vengono strappati alla natura con bonifiche (più rare) e disboscamenti (molto più frequenti).

Ogni anno scompaiono centinaia di ettari di foreste in tutto il mondo che vengono sostituite da allevamenti più o meno intensivi di bestiame da macello.

Per non dimenticare gli scarti di produzione, le emissioni di gas serra e la diffusione di nuove e più pericolose infezioni da animale ad animale e da animale ad uomo.

Non certo una pratica sostenibile. E parliamo di soli bovini.

Per questo motivo la FAO (Food and Agriculture Organization) ha allo studio nuove idee che permettano una crescita sostenibile della popolazione mondiale.

Una in particolare fa molto discutere. Il termine scientifico è entomofagia. In linguaggio spartano: mangiare insetti.

Ebbene si. Cavallette, ragni, api, vespe e grilli saranno l’alimento del futuro. Il problema maggiore, ripete la FAO, è il pregiudizio culturale che dilaga nella società occidentale. Non vi sono infatti limiti medici o scientifici che indichino la pericolosità dell’entomofagia. Anzi.

Esistono circa 1900 specie di insetti commestibili e la maggior parte di questi presenta dei benefici, soprattutto in ambito produttivo, che farebbero impallidire qualunque allevatore di mucche e maiali del mondo.

L’apporto proteico degli insetti è in alcuni casi straordinariamente proficuo. Le locuste contengono tra i 15 e i 25 grammi di proteine ogni 100 grammi di prodotto, la falena arriva a 30 grammi per etto, mentre la terribile tarantola addirittura contiene 63 grammi di proteine ogni 100 grammi di prodotto. Un bovino adulto ne contiene in media 26 grammi. Uno sgombro 28.

“Molti insetti sono ricchi di ferro e zinco, di cui almeno 1 miliardo di persone nel mondo è carente” spiega Arnold van Huis, ricercatore olandese.

Inoltre “gli insetti sono più efficienti nel convertire il cibo in massa corporea e per questo producono pochi gas serra”.

Una cavalletta produce un chilo di carne con appena un chilo e mezzo di “materiale”. Due volte in meno dei polli. 12 volte in meno della nostra povera mucca.

Oltre 3 miliardi di persone nel mondo già si nutrono di insetti in maniera più o meno preminente.

Ma perchè fra gli occidentali è una pratica considerata, nella migliore delle ipotesi, tribale?

“Non è un tabù, non ci sono divieti religiosi o morali alla base di questo atteggiamento” spiega Jean Baptiste de Panafleu, autore del libro Gli insetti nutriranno il pianeta? . “Questa repulsione” prosegue ”deriva probabilmente dal fatto che qui ce ne sono di meno rispetto che nelle aree tropicali e spesso vengono associati a sporcizia e malattie.”

Schifo. Semplicemente gli insetti ci fanno schifo. Ma questo atteggiamento di repulsione, in un futuro che, come abbiamo visto, evolve indipendentemente dai nostri gusti, quali problemi sociali potrà portare alle nostre civiltà occidentali?

 

Fonte: Edible – Future prospects for food and feed security (FAO)

 

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Articolo pubblicato il 04/09/2013