Cold Cases a Torino

Quattro drammi al femminile raccontati da Andrea Biscŕro e Milo Julini

Il nuovo libro firmato da Andrea Biscàro e da Milo Julini - Cold Cases a Torino. Drammi al femminile (Yume Edizioni) - ricostruisce quattro casi criminali che vedono come vittime altrettante donne.

Dopo le precedenti avventure editoriali, sempre scritte a quattro mani, sulla vita del “mitico” commissario Montesano (Strada facendo. Ricordando il commissario Montesano, Daniela Piazza Editore, 2016), e sul caso relativo all’assassinio dell’operaio Mario Giliberti nel 1958 e alle malefatte di due malavitosi soprannominati Diabolik (Diabolic Diabolich Diabolik. Tre storie vere ispirate dal «Re del Terrore», Daniela Piazza Editore, 2020), la coppia di scrittori torinesi pubblica quattro storie di cronaca nera che si consumano tra il 1988 e il 2003.

Il primo caso avviene a Torino, nel novembre 1988. Angela Telesca, ventenne di Mirafiori Sud, colf presso la famiglia Luzzati in Lungo Po Antonelli, viene ritrovata morta nella vasca da bagno dalla padrona di casa rientrata dal lavoro. Un caso insoluto che non smette di inquietare, a partire dalla surreale scena del crimine.

A seguire, un’inquietante scomparsa. Letizia Teglia, giovane non vedente di Borgaro che lavora come telefonista a Torino, sparisce da Rivoli, nell’agosto del 1995, dopo una visita medica all’ospedale cittadino. Un fatto angosciante, costellato da zone d’ombra e segnato da una visione onirica, forse alla base di questo mistero...

Infine, due orribili assassinii. Il più clamoroso, sul versante mediatico, è quello di Clotilde Zambrini, pensionata, ammazzata in casa sua, nel quartiere torinese di Santa Rita nel settembre del 2003. L’assassino, un extracomunitario, le ha conficcato una punta da trapano nella nuca. Anni dopo verrà incastrato dal DNA, ma nel frattempo è morto di malattia. E Clotilde non è la sua sola vittima: infatti, sul finire degli anni Novanta, ha già ucciso, con modalità analoghe, un’altra pensionata, Maria Carolina Canavese, nei pressi di corso Vercelli.

Drammi al femminile che sottendono motivazioni diversamente oscure, accomunate da un tragico destino.

Perché Biscàro e Julini hanno scelto di raccontare questi casi col loro consueto approccio, contraddistinto da indubbia pacatezza narrativa, meticolosità nel recupero delle fonti e attenta contestualizzazione?

Per una miscellanea di motivazioni, che vanno dal generazionale - gli autori li ricordano avendoli “vissuti” in tempo reale - all’intento di sottolineare le effettive difficoltà investigative, passando per un’osservazione della personalità delle vittime, dei testimoni e degli attori coinvolti.

Chi si occupa del cosiddetto true crime, ossia la ricostruzione di delitti realmente accaduti, si imbatte oggigiorno in una narrativa parallela costituita dai commenti, un tempo materia di infervorata discussione al bar, e attualmente immortalata dalla vasta produzione dei «tuttologi da tastiera che sui social sciorinano, con imbarazzante disinvoltura, ipotesi peregrine, certezze e sentenze un tanto al chilo», come scrive il giornalista e autore radiotelevisivo Livio Cepollina nella sua Prefazione al libro.

In essa considera con avvedutezza questo fenomeno, sostanzialmente negativo, che spesso non contribuisce a una miglior conoscenza del fatto criminale proposto come tema di discussione sui social.

Gli autori, come in altri loro libri, si mantengono fedeli a uno stile di inchiesta giornalistica alla vecchia maniera, quella del taccuino e della stilografica, associata a capacità di osservazione dei dettagli, ma anche dell’humus calpestato da vittima e carnefice.

Un lavoro sicuramente interessante per gli amanti del genere true crime, così come per gli estimatori di una storia di Torino segnata dai drammi della porta accanto.     

 

Andrea Biscàro e Milo Julini

COLD CASES A TORINO

Drammi al femminile

Yume, Torino, 2023, pp. 155, 15 €

 

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Articolo pubblicato il 03/11/2023