Segreti nascosti nelle opere d'arte di Alessio Atzeni

Una miniera di suggestioni ed ipotesi

Artista e studioso di storia dell’arte, Alessio Atzeni si veste da Sherlock Holmes dell’arte indagando le opere e la biografia di alcuni artisti alla ricerca di tracce e indizi per suggerire letture “altre” di tutta una serie capolavori e maestri che li hanno realizzate.

Il suo recente libro Segreti nascosti nelle opere d'arte è una miniera di suggestioni, ipotesi, proposte per seguire anche strade alternative a quella della critica ufficiale. Poggiando su un sano relativismo critico, ci si potrà avvicinare all’arte con la consapevolezza che le sue espressioni non possiedono strutture predeterminate, ma continuamente modificabili.

Tale modificazione è determinata  dalla perenne esperienza della fruizione e dall’attività interpretativa che caratterizzano l’opera d’arte. Fruizione e interpretazione che risentiranno sempre del contesto storico-sociale nel quale avviene il processo dinamico che è alla base del “prodotto arte”. In estrema sintesi, ogni opera d’arte è caratterizzata uno statuto ontologico aperto, così come deve essere aperta la logica che sorregge il processo interpretativo.

Analizzare un’opera d’arte ci offre quasi sempre l’opportunità per avventurarci in un viaggio di grande fascino, colmo di stimoli e di occasioni per guardare non solo la realizzazione in sé, qualunque sia il valore materiale o di altro genere attribuitole, ma per provare a scoprire, spesso con immenso stupore, le straordinarie capacità simboliche che sono alla base del processo creativo.

Nelle pagine del libro di Atzeni il lettore incontrerà una serie di spunti per provare a osservare i prodotti dell’arte attraverso un’ottica che metta a fuoco aspetti anche insoliti o forse minimali, ma sempre finalizzati a fornire mezzi per andare al di là dell’apparenza e dei ceppi delle convenzioni.

Nello specifico, l’autore guarda spesso con curiosità alla dimensione esoterica e ai suoi legami con l’arte: un legame che non ha mai perduto la propria consistenza, dando spazio a molteplici tesi.

Nelle tavole di Giorgione o di Bosch, negli affreschi di palazzo Schifanoia o nel complesso dedalo iconografico della Cappella Sistina, come in tante altre opere di artisti di ogni tempo, gli studiosi hanno scorto tutta una serie di singolari rimandi esoterici.

 

L'indagine iconologica effettuata da Erwin Panofsky (1939), che riprese le tesi di Cesare Ripa, autore, quattro secoli prima, di un'Iconologia  (1593) in cui si indicava la strada per considerare l'arte un “ragionamento per immagini”, ha puntato molto sul valore magico-esoterico dell'arte.

 

Infatti, dovendo essere un metodo di interpretazione storico che superi gli aspetti puramente descrittivi e classificatori dell'analisi, l'iconologia risulta lo strumento più idoneo per guardare oltre l'apparenza, oltre la rappresentazione in sé.

 

Questa chiave di lettura è quella che ha permesso agli studiosi di scorgere, ad esempio, solidi legami tra il Parmigianino e l'alchimia, tra Rembrandt e il satanismo, tra Leonardo e la magia sessuale, e avanti fino a Pollock, passando per Duchamp, De Chirico, Magritte.

 

Alessio Atzeni, Segreti nascosti nelle opere d'arte, Diarkos, pag. 416. Euro 19,00.

 

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Articolo pubblicato il 31/10/2023