Torino tra letteratura e nera

Milo Julini ospite di Monginevro Cultura

All’ultimo piano dell’edificio degli ex Bagni Municipali di via Luserna di Rorà 12, sabato 6 maggio 2023 il Presidente della Associazione Monginevro Cultura, Sergio Donna (1), ha dialogato con Milo Julini, ex docente universitario ed esperto di crimine e cronaca noir, sul suo libro Torino tra letteratura e nera, Baima Ronchetti 2023, copertina di Laura Lepore. L’opera prende in esame gli aspetti della letteratura subalpina, in particolare ottocentesca, che si ricollega a vicende criminali locali. Scrittori e commediografi traevano ispirazione da episodi di cronaca nera per libri e commedie oggi classificabili come gialli e noir; contrariamente all’estero, in Piemonte il fruitore di questa letteratura apparteneva ai ceti sociali modesti e la critica che conta la snobbava. Ciò ha condotto alla “damnatio memoriae” di chi si è cimentato nella rielaborazione della cronaca a fini letterari.

Julini è un ricercatore e studioso del crimine, in tutte le sue forme, che descrive con sapiente leggerezza, senza cedere ai toni più crudi che ormai vanno di moda. Egli risale alle fonti delle notizie, attraverso le cronache giudiziarie; un tempo esisteva la figura dell’appendicista giudiziario. Chi era? Uno specialista di cronaca giudiziaria, spesso un avvocato che si firmava con uno pseudonimo. Un esempio illustre a Torino è stato Toga-Rasa, Giovanni Saragat (2), padre di un Presidente della Repubblica.

L’incontro inizia con una distinzione fra letteratura gialla e noir.

Il termine “giallo” è soltanto italiano e un poco provinciale, dovuto al colore delle copertine utilizzate dalla casa editrice Mondadori per le prime opere su questo tema; al di fuori dell’Italia, il termine usato è “poliziesco”. Il giallo si fonda sul tema del “superuomo” (criminale o poliziotto), si può definire una letteratura consolatoria: l’ordine costituito viene rotto dal turbamento della scena, cui segue la ricerca della verità o del colpevole, per giungere ad una ricomposizione finale.

Il poliziesco nasce nel 1841 con I delitti della rue Morgue di Edgar Allan Poe. Seguiranno esempi di grande letteratura come ad es. L’uomo invisibile di H. G. Wells, da taluni considerato padre della fantascienza.

In Italia, la cronaca nera è un ambito che non trova i favori della buona stampa. Abbiamo parlato di “provincialismo” italiano, ed entriamo nel dettaglio: a Torino, il quotidiano La Gazzetta del Popolo riteneva diseducativo parlare di crimini e misfatti; questo spazio era occupato dalla Gazzetta di Torino, giornale purtroppo difficile da reperire in quanto non ancora digitalizzato.

Il noir è molto realistico, attinge a piene mani dalla cronaca, anche quella più forte, ed è più adatto alla città, che non al clima bucolico in cui vivono Miss Marple o Padre Brown, solo per fare due illustri esempi anglosassoni. Giungla d’asfalto, libro e film, può esserne un emblema moderno, che arriva dagli Stati Uniti d’America.

Chi sono stati i primi scrittori torinesi di noir?

Carlo Bernardino Ferrero (3), direttore del giornale satirico 'L Birichin, "il migliore e il più amato dei periodici dialettali", secondo Enrico Gianeri, ha il merito di tramandarci il linguaggio locale (un tempo si sarebbe detto dialettale) di fine Ottocento, scomparso dalla parlata e dai dizionari. Può essere considerato un Zola piemontese. Il suo romanzo 'L delit d'via dla Palma, in appendice a 'L Birichin, Torino, 175 p., 1890-1891, prende il nome da una via di Torino scomparsa durante il rifacimento di via Roma; è stato ripubblicato con traduzione a fronte in italiano da Enrico Maria Ferrero nel 2020.

Carolina Invernizio (4) è una scrittrice molto prolifica, nata a Voghera (posticiperà di sette anni la sua data di nascita perché era sconveniente che una donna fosse più anziana del marito!), vissuta a Torino. I suoi romanzi, con trame intricate dai colori forti e le loro improbabili non sempre verosimili storie di amore e odio, si collocano nella tradizione del romanzo d'appendice o feuilleton. Il gusto per il mistero e l'horror è evidente nei titoli di molti romanzi, come Il bacio d'una morta, con il rapporto patologico fra Clara e il fratello Alfonso (1886), La sepolta viva (1896), L'albergo del delitto (1905), Il cadavere accusatore (1912), con ambientazioni che precorrono il genere poliziesco. Le soffitte e le cantine (I misteri delle soffitte e I misteri delle cantine, Torino 1901 e 1902), i luoghi bui e appartati dei labirintici bassifondi, dove si compiono i più efferati delitti e si occultano i cadaveri, diventano simboli delle misteriose regioni dell'inconscio.

E anche Torino ha il suo eroe dimenticato: Antonio Bruno (5), detto “Ël cit ëd Vanchija”, immortalato da Carolina Invernizio nel romanzo Il Piccolo di Vanchiglia, pubblicato sull’appendice della Gazzetta di Torino e poi in volume nel 1895 dalla Tipografia della Gazzetta di Torino. Per dare un respiro nazionale, l’autrice permette all’editore Salani di modificare il titolo, legato alla realtà torinese, in Il segreto di un bandito. Romanzo storico sociale (1898). E Ausonio Liberi (6), pseudonimo dell’avvocato G. A. Giustina, pubblica due romanzi ‘L cit ‘d Vanchija - Romanzo giudiziario (1878) e I misteri di Torino (1880), sulla medesima ispirazione, con una peculiarità che potremmo definire “romanzo giudiziario”.

Il ladro Antonio Bruno potrebbe aver ispirato i personaggi di Rocambole o di Arsenio Lupin, senza averne nemmeno la centesima parte di fama. “Il più celebre, il più bello, il più leale e, forse, il più calunniato dei grandi malfattori torinesi. La sua fama è oggi praticamente scomparsa a Torino, dove oltre che alla tradizione orale era anche legata a libri e a commedie”, così lo descrive Milo Julini. A Canale, nel Roero, suo paese natio, si conserva ancora memoria di Antonio Bruno. Un tempo correva la voce che la madre fosse una masca e si tramandavano con simpatia le prodezze del figlio, come le gesta di un eroe popolare.

In questo modo cronaca e storia, leggenda e realtà si fondono in una unica narrazione. Alla fantasia popolare la libertà dell’immaginazione, a storici come Milo Julini il merito della precisa ricerca sui testi e giornali dell’epoca.

Note

(1) L’Associazione Monginevro Cultura è una associazione culturale no-profit, operante dagli ultimi anni Novanta del Novecento nel comparto della valorizzazione e della promozione della storia, delle tradizioni e della cultura del territorio, del suo folklore, delle sue diversità linguistiche e culturali, delle sue primizie agroalimentari e dell’artigianato tipico. La sua sede è in via Costigliole 2, in Borgata Monginevro/Borgo San Paolo (http://www.monginevrocultura.net/).

(2) Giovanni Saragat (Sanluri, 1855 – Torino, 1938) è autore, fra altre opere, di La commedia della giustizia (1897) e La giustizia che diverte, Roux e Viarengo, Torino – Roma, 1902. È stato collaboratore de Il Fischietto e la Gazzetta Piemontese.

(3) Carlo Bernardino Ferrero (Torino, 1866 – Torino, 24 marzo 1924). Tra le sue opere di ambientazione sociale: La cracia, romans dal ver, illustrato da B. Casalegno, Torino, Stab. Tip. C.B. Ferrero, 1889, ripubblicato con il titolo La cracia Romans social (Turin 1888), Torino, Andrea Viglongo & C., 1981; Ij mòrt 'd fam, romanzo sociale (1891), diffuso in cinquanta dispense bisettimanali e ripubblicato con lo stesso titolo, Torino, Andrea Viglongo & C., 1978; La bassa Russia, scene 'd Pòrta Palass (pubblicato in trenta puntate su 'L Birichin dal n. 3 del 17 gennaio 1891, fino al n. 36), ripubblicato con il titolo La bassa Russia, Torino, Andrea Viglongo & C., 1976.

(4) Carolina Maria Margarita Invernizio (Voghera, 28 marzo 1851 – Torino, 27 novembre 1916). Dopo le prime opere, nel 1907 si lega in esclusiva all'editore Salani, per il quale scriverà in quaranta anni, 123 libri, molti col sottotitolo "romanzo storico sociale".

(5) Antonio Bruno agisce a Torino dopo il trasferimento, nel 1865, della capitale a Firenze che aveva indotto delusione, rabbia, scoraggiamento e una grande miseria. Sfugge all’arresto a Moncalieri, all’Osteria del Pesce d’oro, saltando nel cortile dell’osteria dal balcone del primo piano. Dileguatosi nella notte, riesce ad evitare una nuova trappola che la polizia gli tende alla stazione ferroviaria di Vaglierano, sulla linea Torino-Genova. Poi scompare nel nulla. Dopo l’oblio, a gettare nuova luce sulla fine del “Cit” l’avvocato Lorenzo Cini Rosano (1876 - 1920), apprezzato e carismatico cronista giudiziario del quotidiano La Stampa, che riceve una lettera dalla Nuova Caledonia, datata 15 luglio 1903, che pubblica domenica 20 settembre 1903, in prima pagina con un titolo su due colonne: Il brigante piemontese “’L Cit d’ Vanchija” in un manicomio d’Australia? Una lettera dalla Nuova Caledonia alla «Stampa». Questa rivelazione non scuote l’oblio e non colpisce più l’immaginario collettivo.

(6) Giuseppe Alessandro Giustina, noto come Ausonio Liberi, nasce a Verona nel 1860. Si laurea in legge, ma diventa giornalista di cronache giudiziarie. Nel 1877 inizia la pubblicazione a Torino della Gazzetta dei Tribunali, periodico popolare giudiziario, illustrato con incisioni. Nel 1879 fonda la Cronaca dei Tribunali, cui segue il Romanziere Popolare. Muore a Torino il 6 aprile 1915.

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Articolo pubblicato il 30/05/2023