Il libro e l'affresco di Elva

Considerazioni di Luca Guglielmino sul romanzo di Ezio Marinoni

Il libro e l’affresco di Elva” (Edizioni Mille, 2019), il romanzo del nostro redattore Ezio Marinoni, è stato a suo tempo da noi recensito. Luca Guglielmino, che i Lettori di Civico20Neews già conoscono per i suoi dotti contributi, chi ha inviato queste sue considerazioni a proposito del libro di Marinoni che riteniamo interessante pubblicare (m.j.).

 

“Il libro e l’affresco di Elva” di Ezio Marinoni è in parte un romanzo storico e in parte un romanzo biografico. Si compone di quadretti di vita alternati tra attualità e antichità, tra presente e passato, come tante piastrelle bicolori di ceramica, alternate.

Propone riflessioni profonde di ordine morale, etico e religioso e la trama storico -personale serve solo per introdurre argomenti fondamentali per l’esistenza umana. Sono tematiche da sempre attuali come bene, male, magia, fede, vita, morte… È il testo di chi cerca Dio.

Il discernimento del vero dal falso nella vita come nella Chiesa, cui aggiungerei il verisimile che non è né vero né falso, zona grigia, introdotta da alcuni come compromesso tra verità e falsità a bilanciamento tra i due opposti se usato in buona fede ma se usato in malafede viene posto solo per confondere e confortare il falso. Materialmente le fake news sono verisimili ma false perché costruite in malafede completa mentre un bilanciamento tra falsità e verità può avvenire per eliminare la prima e per confermare in modo delicato la verità, senza dirlo, soprattutto quando questa è offensiva. Una norma di prudenza quindi. In materia di religione e di fede non vi sono chiaramente zone di compromesso tra questi opposti, anche se spesso la Chiesa dovrebbe ricorrere prudenzialmente al verisimile soprattutto là ove vi sono questioni delicate di diritto canonico.

È pacifico il concetto secondo cui fede in Dio e ricerca della conoscenza non sono concetti contraddittori. Lo diventano quando la conoscenza viene usata per orgoglio, superbia e vanità, ossia quando è finalizzata ad altri scopi che nulla hanno a che vedere con la ricerca del mistero divino. In tal modo essa si oppone alla ricerca della Verità e spesso si riempie di paroloni vuoti e incomprensibili che abbozzano la figura pietosa del docente caricatura o del noioso parruccone che non approda a nulla di scientifico.

Le idee sono un mondo ben descritto nel Fedro e nella Repubblica di Platone. Questo si trova nell’iperuranio ove le idee sono immutabili, perfette e incorrotte, raggiungibili dal nous o intelletto. Di qui a introdurre un concetto divino, il passo è breve, pur essendo Platone un pagano. Infatti, l’iperuranio è solo metafisico e quindi spirituale. Noi potremmo dire, abbozzando una spiegazione, che è il Paradiso, dove la Mente di Dio ha in serbo tutti i progetti, i disegni e i piani, riguardanti gli uomini.

Le idee perfette o archetipi, possono essere causa delle cose (aitìa), le cose possono essere copie oggettive di perfezione ereditata dalle idee (mimesi) o possono queste partecipare dell’esistenza delle cose (metessi) e infine sono parusia in quanto sono presenti nelle cose e ne rappresentano l’essenza. Tutto in positivo quindi. Ma le idee soggettive o perfette, nel mondo delle cose, danno pure origine alle idee oggettive o umane. Se qui s’introduce Satana, le idee diventano specularmente negative e cattive. Ecco perché occorre fare attenzione in ciò che si trasmette agli altri, soprattutto nei momenti di entusiasmo; se si vuole formare e trasmettere civiltà con la cultura e con gli scritti, occorre sapere bene di tramandare qualcosa di positivo e il più possibile perfetto. Così che l’anima può venire ammaestrata o traviata a seconda che chi parla sia un mezzo divino o diabolico.

Fede e magia (Atti 19/18), non concordano: infatti abbracciando la fede cristiana molti bruciarono i libri di magia; il libro del comando sarebbe uno di questi. In Piemonte, più che da Agrippa, esso si ritiene scritto dal demonio in persona ed è un testo di magia nera atto a lanciare malefici e fatture; è in rapporto con le masche o streghe sia nelle valli occitane che in quelle franco-provenzali e piemontesi. Era possibile averlo assieme a un talismano e i mediatori di tale transazione erano i settimini; questi talvolta erano dotati, secondo la superstizione popolare, di poteri guaritori. Tradizioni magiche si potevano poi trovare nelle zone collinari come Monferrato e Langa o nel Canavese.

La lotta si sviluppa quindi tra luce e tenebre, bene e male, ma occorre fare attenzione a non essere manichei. Esiste infatti un Purgatorio e cioè una possibilità che implica certamente il pentimento per il male compiuto e che è passaggio verso il Paradiso dopo la purificazione. Non è un compromesso tra male e bene ma è una tendenza al bene, mutuata da un male non ancora del tutto ripulito che richiede una ulteriore purificazione, pur esistendo un’anima in Grazia di Dio. Il manicheismo invece concepisce radicalmente tutta la realtà come lotta perenne tra due principii opposti, il bene e il male, lo spirito e la materia, la luce e le tenebre, Dio e il suo antagonista. Il che è in parte vero ma non con la rigidità contrapposta di tali principi.

Lo scettico è decisamente antimetafisico perché non crede alle verità annunciate in quanto tende a sfiduciarle e a criticarle. Qui però siamo a un bivio: o costui rimane scettico e persiste nel suo atteggiamento o per volere di Dio, ma lui al momento non lo sa, è un soggetto che attraverso tale esperienza cerca Dio anche se non afferra ancora il senso della vita e del proprio destino, cui non sfugge comunque. Costui quindi tende a Dio in quanto un disegno imperscrutabile e incomprensibile, volto alla salvezza e alla redenzione, lo porta a trascendere il mondo verso la Verità. Allora ci si può domandare se bene e male possono originarsi reciprocamente. Il bene di certo origina bene se compiuto genuinamente senza falsi scopi; in tal caso invece, potrebbe generare del male, magari alla lunga, ma se non è trasparente e basato su scopi leciti o peggio non leciti, si può tradurre appunto in male. Il male genera male e mai può tradursi in un bene perché già il suo scopo iniziale è volto al danno, a meno che un intervento divino commuti il male in bene o quanto meno lo annulli, impedendogli di nuocere.

Il risveglio delle anime stanche, dipendenti da una fede esteriore fatta di rituali sterili ove non c’è partecipazione attiva è un compito gravoso della Chiesa. Riforme come quelle di S. Gregorio Magno dottore della Chiesa che tra l’altro riunì nuovamente Milano e Ravenna a Roma, così come la riforma dell’XI secolo in cui la Chiesa divenne autonoma dal potere temporale (epoca di Gregorio VII): altra riforma fu quella di Innocenzo III che sostenne francescani e domenicani contro il clero corrotto … Ciò fa considerare il Medioevo in positivo e non solo per tali riforme ma anche per lo sviluppo del monachesimo che consentì la trasmissione della cultura classica oltre che di quella storica (cronache). A questo si lega la questione delle reliquie che di certo non sono tutte autentiche. S. Elena fu una grande “collezionista” se così possiamo dire, di reliquie, alcune false a causa di abili truffatori; alcune reliquie vennero sottratte come quelle di S. Marco, la maggioranza è vera, come dimostra la S. Sindone.

Ogni altare possedeva (si usa l’imperfetto perché ora la maggior parte degli antichi altari è stata sradicata e le nuove tavole non hanno reliquie) un piccolo pezzo della S. Croce che divisa in piccole scaglie, si trovava dappertutto. Le reliquie vanno venerate certamente ai sensi di quanto S. Giovanni Damasceno affermava per le icone. Ciò che si venera è l’archetipo, non un pezzo di legno o di tela e anche nel caso del corpo imbalsamato di un santo, non lo si venera come materia ma per ciò che esso rappresenta spiritualmente e idealmente. Solo così è possibile non fare un feticcio delle reliquie; nulla e nessuno deve promettere guarigioni e anche le preghiere, lecite ed efficaci nel chiedere una guarigione, spesso non si dirigono in tal senso per imperscrutabile volere di Dio; una minima parte dei pellegrini a Lourdes viene guarita. Anche i miracoli di Gesù sono avvenuti su un numero limitato di soggetti al fine di dimostrare e di indurre a lodare la potenza di Dio, quello che per i Gesuiti era l’”ad maiorem Dei gloriam”.

Come abbiamo visto dalla rapida carrellata sulle riforme della Chiesa, questa ha sempre avuto bisogno nei secoli, di ritrovare le proprie origini e la propria purezza attraverso il messaggio evangelico onde il popolo non si allontanasse da essa. La stessa Controriforma fu una riforma che consolidò liturgia e preghiere, teologia ed esegesi, circa dogmi, concetti e idee, già presenti da secoli. Nel XIX secolo c’è un’attenzione particolare prima contro il modernismo con il Sillabo di Pio IX e poi Leone XIII inaugurò la politica sociale della Chiesa; sono temi ripresi anche da Giovanni Paolo II, il più tradizionalista dei Papi post- Concilio.

Pio XII si trovò purtroppo nel frangente della guerra ma oltre a far salvare numerosi ebrei, appoggiò addirittura i diversi tentativi di eliminare Hitler, probabilmente secondo il concetto di guerra giusta che compare in S. Agostino prima e in S. Tommaso dopo e che Il Concilio Vaticano II non ha abolito del tutto, riconoscendo valida la legittima difesa di una nazione. Era comunque una Chiesa in evoluzione mentre dopo il Concilio Vaticano II essa si è in gran parte involuta, divenendo gradatamente protestante, appiattendosi sulla Riforma e su concetti marginali che sono divenuti centrali ma inutili essenzialmente per una vera evoluzione. Alla vecchia liturgia durata 2.000 anni, ritenuta incompresa, superata e stantia se ne è sostituita una nuova non meno esteriore, non meno incomprensibile e non meno stantia, quando non irriverente. Infatti, mai come oggi il popolo è distante dalla Chiesa e non dimostra particolare interesse per fede e religione.

Avviene certamente la ricerca personale e diretta di Dio e ciò perché la fede è prima un fatto personale a lenta maturazione piuttosto che collettivo. Il fatto che la fede diventi collettiva dipende da una buona catechesi, da una buona mediazione di sacerdoti seri e motivati, con lettura e studio delle Scritture e attraverso soprattutto, la Preghiera.

Riguardo alla Maddalena, i Vangeli ci dicono che si trovava sotto la Croce con Maria Madre di Gesù e con Maria di Cleofa e poi con le mirofore al S. Sepolcro. Nel Medioevo divenne una Santa molto venerata ed eroica per le sue virtù femminili diffuse pure dai vangeli apocrifi.

Ezio Marinoni introduce quindi con questo libro una selva di argomenti interessanti dedicati a una cultura ormai di nicchia ma raffinata e veramente intellettuale, che esula dalla cafoneria spesso ostentata di tablet, smartphone e via dicendo, di cui sovente si fa cattivo uso.

Si pone domande che ognuno dovrebbe porsi: “Perché si nasce e si muore?” “La vita è casuale o ha un destino tracciato?” “Cosa ci aspetta dopo morti?” “Dove eravamo prima di nascere?”.

Monforte. Un caso di persecuzione ante-litteram. La domanda da porsi è questa: “Chi erano gli eretici di Monforte?” Certamente non catari, perché nei testi di Rodolfo il Glabro e Landolfo Seniore, gli storici dell’evento, non compare tale denominazione. Era quasi certamente un’eresia anche manichea ma non solo tale; potevano essere patarini o meglio pelagiani.

Come sempre in tutte le eresie medievali, s’intrecciano interessi civili e materiali con interessi religiosi; non a caso sono le milizie di Asti, comune in espansione, molto ricco e potente, che hanno ragione dei monfortesi. D’altro canto, Eriberto, vescovo di Milano, ha interesse a risolvere il problema.  Di certo Manforte aveva una visione particolare del Cristianesimo e quindi costituiva una comunità eterodossa su un territorio poco popolato. Rodolfo il Glabro ci parla di “castrum…in gente Longobardorum”.

Costui fu cronologicamente, il più vicino agli eventi e pare descrivere una comunità non assimilata al resto degli abitanti della regione. I Longobardi dapprima erano stati pagani e poi ariani e infine cattolici, anche se molti, anche tra i nobili, rimasero ariani. Se così fosse Monforte, in quanto ariana, era monofisita e negava la divinità di Cristo, considerandolo solo un uomo, con tutte le conseguenze del caso. Difficile quindi pensare a un mix (anche se non impossibile) con pelagiani e patarini. (I pelagiani addebitavano il peccato originale solo ad Adamo ed Eva dicendo che non ricadeva sull’uomo; erano vegani, propugnatori di castità assoluta e della comunione dei beni e forse praticavano pure l’eutanasia).

A Milano, a quanto pare, i maggiorenti locali, infastiditi dalla presenza e dalla predicazione dei monfortesi, vinti ma liberi, “Heriberto nolente”, li costrinsero a scegliere tra conversione e patibolo. Fu un caso in cui il potere laico prevalse su quello religioso e ricorse alle maniere forti perché temeva le conseguenze sociali di tale predicazione. Così avvenne per la crociata contro gli albigesi in cui prevalsero gli interessi centralismi di Parigi e dei re o per la lotta contro i bogomili che investì gli interessi dei re di Bosnia.

Berta è una “comitissa” (Landolfo Seniore) con ruolo predominante nella comunità monfortese anche perché Eriberto, cercando di convertire “la setta”, le conferisce un ruolo preminente. Il Gabotto sostiene che si tratti di Berta vedova di Gerardo da Calliano (conte) e madre di Gerardo, suo terzogenito, l’eretico che incontra nel 1030, Eriberto. Nella società medievale una donna a capo di una setta eretica era malvista soprattutto per le ripercussioni sociali cui tale evento poteva dare origine.

È curioso comunque che nell’alto e medio medioevo, la donna, nel caso in cui il marito partisse per una campagna militare, acquisisse pieni poteri decisionali in tutte le materie della castellania, così se rimaneva vedova e non si risposava o se si risposava ereditando talvolta altri titoli, riusciva a mantenere una certa autonomia sulle proprie terre; abbiamo i casi di Matilde di Canossa e di Adelaide di Susa ad esempio, non le uniche e nel campo religioso molte Sante di rilevanza eccezionale come Chiara o Rita.

Secondo la teologia paolina occorre essere “nel mondo ma non del mondo” e la sapienza perché sia tale deve riconoscere Dio creatore perché senza una fede in Dio, Padre, Figlio e spirito Santo è follia pura che non porta al bene ma serve l’Anticristo. È quindi quest’ultima, una sapienza vanagloriosa, superba ed orgogliosa, fomite di male, così come la favella e l’oratoria o la retorica che talvolta paiono belle ma che in realtà sono trappole per indurre al male. Tanto è vero che il peggiore degli argomenti può essere ben rivestito e curato nella presentazione ma indurre al male.

La conoscenza che fa seguito alla ricerca della Verità, si pone sempre con umiltà ed è la chiave per capire vita e morte di cui non si ha paura, perché passaggio ad altra vita onde arrivare a Dio.

E tale retaggio antico “del passaggio” ad altra vita, è rimasto, almeno fino agli anni ’90 del XX secolo, nelle nostre valli quando dopo aver seppellito il parente o l’amico, si va a mangiare e bere per indicare non solo il passaggio alla vita eterna ma anche la gioia per il ricongiungimento al Creatore, per cui la morte malefica è vinta dalla redenzione a nuova vita.

Il fatto che l’Anticristo s’infiltri dappertutto è dimostrato dalla figura di Eriberto d’Orleans, che con la sua favella, propagandando una fede eterodossa, fa presa sulla gente semplice, dedita al lavoro della terra, esposta a fame, carestie e ingiustizie. Afferma che dio è buono e avrebbe voluto dare a tutti in base ai loro talenti, non valutando che dio vuole anche mettere alla prova la fede delle persone, proprio attraverso le difficoltà. Dimostrazione di come spesso le belle parole portano ad eresia e rovina. Anche il marxismo era per l’uguaglianza sociale e continuiamo a vederne i risultati… Le parole suggerite dall’Anticristo sono belle e suadenti (pensiamo a quando Satana tenta Gesù nel deserto) ma non vengono da Dio. Se poi l’Anticristo s’infiltrava nel potere civile e nella Chiesa, le iniziative di tali poteri sono altrettanto diaboliche.

Il “Libro della luce e del comando” spiega come vincere il male grazie alla luce e senza intermediari terreni, in diretto colloquio con Dio. (cit, p. 141). intanto è anche un libro di magia nera che pecca di un’evidente superbia, poiché quando gli intermediari sono sinceri, questi sono mezzi che Dio ci offre per poter raggiungerlo, ad esempio con i Sacramenti.

Del resto basta vedere come la “Scala del Paradiso” di S. Giovanni Climaco, riferita al monachesimo orientale e alla salita del monaco al Paradiso su 30 scalini (dalla nascita di Cristo all’inizio della sua predicazione) ci faccia vedere come intermediari angeli e demoni che possono condurre al bene o al male, così come la scala di Giacobbe di S. Giovanni Crisostomo o di Gregorio di Nazianzio che propugnano un miglioramento individuale che non può avvenire senza intermediari terreni, che conducono a quelli spirituali e poi alla santità o perfezione assoluta. Occorre infatti fare molta attenzione che Lucifero è il “portatore di luce” e quindi si tratta di scoprire a quale luce il libro si riferisce. “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero…”, Luce perfetta che ci sfugge perché non possiamo coglierne tutti gli aspetti, Luce calda e divina in opposto a quella fredda demoniaca, fissa e ossessiva. E questo è dimostrato praticamente con l’orientamento delle chiese paleocristiane e romaniche: da ovest (zona di tenebra a luce fredda, ove di solito venivano rappresentate la morte, il giudizio universale, il peccato) a est (zona piena di luce con altare e abside con predominanza del Cristo). La frase riportata sopra dal credo di Nicea, andava contro le eresie monofisite e il successivo dubbio del confessore “Chi sono io per assolvere o condannare?” non tiene conto del fatto che non è lui che giudica, assolve o condanna, poiché lui è solo un mezzo di Dio per comunicare con l’uomo. Dio si giova del sacerdote delegato e l’essenziale non è tanto assolvere o condannare ma pentirsi di cuore perché Dio legge i cuori, le anime; tra l’altro va detto che il matrimonio è l’unico Sacramento autonomo ove esso è officiato dagli sposi, essendo il sacerdote solamente un notaio, un consigliere. Per cui ci vanno comunque degli intermediari terreni.

Infine, qualche parola su Hans Clemer, pittore fiammingo che affrescò le pareti della chiesa di Elva alla fine del XV secolo, inizio del XVI, provenendo da Aix-en-Provence. È pittura che fa parte di cicli tardo gotici, fioriti un po’ ovunque. In Valsusa, ad esempio, sono noti e coevi, il maestro di Jouvenceaux (S. Antonio), quello di Ramats e les Arnauds o quello di S. Stefano di Guaglione leggermente precedente che ci parlano anche di scambi culturali tra i due versanti delle Alpi, non dimenticando che il Delfinato arrivava fin oltre Chiomonte. Se poi andiamo all’opposto delle Alpi, in Istria, coevi, abbiamo la danza macabra di Giovanni da Castua, S. Maria delle Lastre a Vermo (Beram) vicino a Pisino, opera di Vincenzo da Castua, opere in genere volte a fini didattici.

Va comunque considerato che eresia e magia fino al XIV secolo non erano considerate assieme e questo avvenne con un decreto di papa Giovanni XXII. (Bolla - Super illius specula - del 1326).

Un’ultima preziosa e logica riflessione del Marinoni è la seguente: “il benessere ci ha resi ciechi ai moti dell’anima e dell’inconscio che dalla religione e dai confessori sono stati demandati a psicologi e psichiatri”.

Il suo libro è scritto proprio per riemergere dallo stadio ebete in cui ci ha confinati un benessere fasullo che guarda solo alla materia escludendo totalmente lo spirito.

Luca Guglielmino

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 22/04/2022