Un criminologo nella tomba di Cristo. I fatti, i documenti, le prove… di Massimo Centini

Una rigorosa analisi della passione e morte di Gesù

Il titolo del recentissimo libro Massimo Centini è tutto un programma: Un criminologo nella tomba di Cristo. I fatti, i documenti, le prove

A prima vista un paradosso, che però, a dispetto del titolo apparentemente “scenografico”, si rivela ben lontano dalle enfatizzazioni alla C.S.I., ponendosi come una rigorosa analisi della passione e morte di Gesù, condotta intersecando archeologia, scienze forensi e storia. Un lavoro molto accurato che prova a ripercorrere gli ultimi giorni di Cristo, indagando come farebbe un investigatore, e avvalendosi di metodo scientifico e sorretto dal contributo di una ricerca interdisciplinare sconfinata.

 

L’impegno analitico non è finalizzato a suscitare stupore e tantomeno a raggiungere un obbrobrioso stravolgimento della realtà a fini banalmente narrativi. Si tratta di un’occasione per provare a guardare la Passione e la morte di Cristo con gli strumenti forniti dalla criminologia e dalla criminalistica, sfruttando in modo strategico le informazioni, senza perdere di vista la sacralità del tema e soprattutto nel rispetto della realtà, guardando con obiettività tutte le fonti che possono portare qualche contributo alla ricostruzione dei fatti.

 

L’indagine ha inizio nella tomba di Cristo all’indomani della sua apertura, cioè quando quel luogo fu ritrovato vuoto e segnato dal mistero della resurrezione; poi tutto prosegue quasi come se ci si avvalesse della realtà virtuale per avere la possibilità di raccogliere gli elementi che le memorie del passato ci hanno riportato, ricostruendo alcune “scene del crimine”, ma anche situazioni, eventi piccoli e grandi dei giorni della Passione. E poi voci di testimoni informati su quando accadde.

 

Due i blocchi dei “reperti” a cui l’autore fa riferimento: le prime sono le fonti scritte (testi del Nuovo testamento, canonici e apocrifi; cronache, ecc.), mentre le seconde sono costituite dalle informazioni note attraverso l’archeologia, l’anatomopatologia, le scienze forensi, la criminologia e non ultimo dall’universo delle reliquie.

Insomma testi, reperti e studi che possano fornire qualche indizio, sono guardati con occhio critico, ma senza preconcetti, con la volontà di ricostruire le diverse fasi della Passione con l’ausilio di strumenti moderni, che, tra l’altro, hanno il ruolo di restituire, spesso con profondo realismo, la dimensione umana di chi dopo un iter di sofferenze indicibili, resuscitò dando alla storia un volto nuovo.

 

Con delicatezza e senza indugiare sugli effetti forse più scenici, l’ipotetico coroner ci offre tutti gli elementi per ricostruire la morte fisica di Cristo, così come scaturiscono da una lineare analisi dei traumi e delle procedure evidenziabili dalle fonti e dai materiali archeologici e storici, dai quali sono stati tratti elementi di comparazione.

L’osservazione medico-legale ha inoltre posto in evidenza che la morte di Cristo, rapida rispetto alla media, era in fondo compatibile con l’insieme di sofferenze e traumi subiti. Inoltre, ha escluso che si trattasse di morte apparente, o di altra fenomenologia che potesse risultare un’alternativa alla resurrezione.

 

Se il nostro investigatore potesse, sfalsando le regole spazio-temporali, trovarsi nella Gerusalemme di quegli anni e avere al suo fianco un giudice al di sopra di tutti i poteri, ebbene potrebbe senza dubbio far inviare alcuni avvisi di garanzia, sia ai giudici del sinedrio che a Pilato. Il prefetto romano ha in effetti dimostrato di essere schiavo della propria mediocrità, creando una narrazione distopica, tipica di una società incerta. Ma questa è un’altra storia…

 

Massimo Centini, Un criminologo nella tomba di Cristo. I fatti, i documenti, le prove, TS Edizioni, pag. 300, Euro 20,00

 

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Articolo pubblicato il 26/02/2022