Dubat - Gli Arditi somali all'alba dell'Impero fascista

Il libro di Alberto Alpozzi, con Prefazione di Mario Mori, considera questo corpo militare coloniale d'élite

DUBAT - Gli Arditi somali all'alba dell'Impero fascista (Eclettica Edizioni, 2020), il nuovo libro di Alberto Alpozzi, prende in esame le gesta dei Dubat, letteralmente “turbante bianco”, guerrieri somali che proteggevano gli incerti confini della Somalia dalle razzie abissine. La ricerca di Alpozzi intende approfondire la storia coloniale della Somalia e del nuovo assetto politico negli anni Venti del Novecento.

I Dubat sono istituiti nel 1924 dal Quadrumviro Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon, Governatore della Somalia italiana (1923-1928) e organizzati dal maggiore degli Alpini Camillo Bechis, entrambi piemontesi. Sono un corpo militare coloniale d'élite formato dai migliori uomini dei clan somali di tradizione guerriera.

Ammirati e temuti per le loro imprese al fianco dell'Italia, segnano la storia della Somalia.  I Dubat hanno il compito di proteggere i confini somali e di sequestrare le armi da fuoco che rendono instabili e insicuri i protettorati nel nord. Fronteggiano i clan riottosi in epiche battaglie che assumono tutti i caratteri di una vera e propria guerra coloniale, supportata in alcune fasi da una divisione navale e una squadriglia aerea.

Il libro di Alpozzi ripercorre i combattimenti e le azioni dei Dubat narrando l'epopea che porta per la prima volta alla pace e all'unificazione di genti e territori conosciuti oggi come Somalia, un tempo divisi tra clan rivali in costante lotta per la supremazia.

Attraverso la voce dei protagonisti, il testo porta i lettori a vivere nella più lontana colonia italiana seguendo in diretta le operazioni militari. A parlare sono i telegrammi, le relazioni militari e ministeriali, i diari personali, le lettere private e i giornalisti dell'epoca.

Centinaia di immagini fotografiche inedite completano il quadro storico minuziosamente ricostruito giorno per giorno.

L'analisi dei documenti d'archivio ha portato alla luce trattati coloniali e convenzioni internazionali che non solo hanno ricomposto il contesto socioculturale nel quale maturarono gli eventi ma hanno anche svelato intrighi e traditori, i cui nomi, dopo quasi cento anni posso essere resi noti. Nel libro vengono forniti strumenti e tracce per un'analisi storica della politica coloniale italiana in Somalia e degli obiettivi imperiali nei primi anni del fascismo.

Al di là della pregevole ricostruzione storica, che si avvale di una documentazione in buona parte inedita, nel libro di Alpozzi ho molto apprezzato le sue considerazioni al riguardo della faziosità di una schiera di autori che nel valutare la storia delle colonie italiane «Hanno ridotto quasi 80 anni (...) a qualche slogan. Hanno estrapolato parzialmente documenti e singoli avvenimenti decontestualizzandoli e con ideologico anacronismo condannandoli tout court». E questo atteggiamento estremista ha le sue ricadute anche nella vita della nostra Nazione, dove «Il buon senso è stato alterato, sostituito dalla dittatura della minoranza che sta imponendo, con violenza, nuove opinioni per destrutturare l'intera società».

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche la Prefazione del generale Mario Mori che esamina gli aspetti generali connessi a questo corpo militare coloniale, per inquadrare gli avvenimenti legati ai Dubat nel quadro più ampio dell’inserimento delle Truppe Coloniali nel Regio Esercito, visto anche alla luce delle analoghe vicende affrontate da altre nazioni in quest’ambito e nel più ampio quadro della loro storia.

In conclusione, Mori sottolinea il fatto che la figura di Camillo Bechis sia sconosciuta in Italia con questo commento: Questa constatazione rispecchia un aspetto assolutamente negativo delle nostre più recenti caratteristiche nazionali, perché un paese che non mantiene il culto della propria storia ovvero lo respinge a priori, al di là degli aspetti positivi o negativi considerati, perde progressivamente la sua precisa connotazione di Nazione, fatta di tradizioni, costumi e memorie condivise, per diventare solo una massa di persone occasionalmente insieme. Anche per questa ragione il lavoro di Alberto Alpozzi è veramente meritevole.

 

Alberto Alpozzi (Torino, 1979), fotoreporter freelance, iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, specializzato in aree di crisi, ha documentato e rac-contato le guerre in Afghanistan, Libano, Kosovo e l’antipirateria in Somalia.

Suoi reportage sono stati pubblicati da La Stampa, Il Sole 24 Ore, Il Giornale, Famiglia Cristiana.

Per la tedesca Bilderfest ha partecipato, unico italiano, alla realizzazione del documentario televisivo “Ustica - Tragedia nei cieli”.

Ha insegnato fotografia e comunicazione dell’immagine al Politecnico di Torino presso la Facoltà di Architettura dal 2010 al 2016.

Dal 2013 svolge ricerca storica sul colonialismo italiano in Somalia.

Sempre per Eclettica Edizioni ha pubblicato “Il faro di Mussolini – Il colonialismo italiano in Somalia oltre il sogno imperiale” e “Viaggio nella Somalia italiana - La visita del Principe Umberto di Savoia nelle fotografie ritrovate di Carlo Pedrini”.

 

Alberto Alpozzi

DUBAT - Gli Arditi somali all'alba dell'Impero fascista

Eclettica Edizioni - Massa - 2020 - 254 pp. - € 20,00

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Articolo pubblicato il 01/11/2020