Incoerenza Fiom

Furbi questi sindacalisti, che pensano più alla politica che ai lavoratori

 

Può un sindacato non firmare un piano di rilancio per uno stabilimento Fiat, suggerendo però agli operai del medesimo stabilimento di votare Sì al referendum il cui quesito è "Approvate il piano di rilancio"?

 Il buon senso suggerirebbe di no, eppure è accaduto proprio in questi giorni. Il sindacato è la Fiom Cgil, lo stabilimento l'ex Bertone di Grugliasco, il piano di rilancio in questione il "piano Marchionne" che già aveva fatto discutere a Pomigliano d'Arco e Mirafiori.

Non è necessario compiere eccessivi sforzi di memoria per ricordarsi le martellanti campagne per il "No" al referendum promosse dalle RSU Fiom proprio a Pomigliano d'Arco e Mirafiori.

Una presa di posizione "dura e pura" che aveva persino spaccato i sindacati, frammentando la "Triplice".

Eppure il "piano Marchionne" è sempre lo stesso, così come la Fiom. Come mai le RSU Fiom di Mirafiori hanno dato indicazioni di voto per il No, quelle della ex Bertone per il Sì?

I tentativi di chiarire le idee da parte del sindacato, che sostiene che "A Mirafiori non c'è stata nessuna indicazione di voto da parte della Fiom, se non quella di partecipare al referendum.

Le RSU hanno deciso autonomamente di fara campagna per il No" sono un buco nell'acqua. Difficile convincersi che sia normale che i delegati del medesimo sindacato si comportino in modi diametralmente opposti in due stabilimenti diversi.

Ancor più difficile considerare normale che i vertici del sindacato diano indicazioni di un certo tipo annunciando di non voler firmare il piano, mentre i delegati nello stabilimento si comportino in modo antitetico:

"Nessuna divergenza, solo diversità di ruoli" ha voluto spiegare Giorgio Airaudo, responsabile nazionale del settore auto della Fiom. Sarà anche vero, ma è curioso che i discorsi sulla "pelle dei lavoratori da tutelare", "il ricatto che impone di votare Sì", la scelta "O si vota o si chiude" sono gli stessi che facevano i detrattori della Fiom ai tempi di Mirafiori.

Strano vederli uscire dalle bocche dei delegati Fiom della ex Bertone, dove peraltro la Fiom ha la stragrande maggioranza e se avesse dato indicazione di voto per il No avrebbe potuto tranquillamente far saltare l'accordo.

 Ripensamento tardivo, mancanza di coraggio o scelta politica? Forse tutte e tre le ipotesi, ma soprattutto la terza.

Come detto, la Fiom ha la stragrande maggioranza alla ex Bertone: se avesse fatto campagna elettorale per il No e avessero vinto i Sì, il sindacato avrebbe perso referendum ma soprattutto rappresentanza. 

Se avesse fatto campagna per il No e avessero vinto i No, Bertone addio, addio posti di lavoro. Un rischio che c'era anche a Mirafiori, ma la Fiom avrebbe avuto molto meno da perdere. Si badi bene: la Fiom, non i lavoratori.

Morale: i Sì alla ex Bertone stravincono con l'89% grazie all'indicazione di voto della Fiom che spadroneggia nello stabilimento. Alle 18.45 dello stesso giorno, l'accordo è firmato ma manca la firma di un sindacato: la Fiom.

Furbi questi sindacalisti, che pensano più alla politica che ai lavoratori.

                                                                                                                      Riccardo Ghezzi

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Articolo pubblicato il 08/05/2011