Quando il 5 era lo stopper

Nel loro libro, Marco Piano e Stefano Nadalini, benché appartenenti a città e tifoserie distanti, rivolgono uno sguardo appassionato e romantico al calcio che per loro resta il gioco più bello del mondo, anche se oggi tristemente incatenato al business

Marco Piano e Stefano Nadalini sono gli autori del recente libro intitolato “Quando il 5 era lo stopper” (Daniela Piazza Editore, Torino, 2018), permeato di rimpianto per il calcio di una volta ma scritto con grande vivacità e ironia.

Marco Piano, che si definisce “un diversamente giovane” torinese, si dichiara infatti tanto innamorato della Juventus quanto disaffezionato al calcio moderno: spegne quindi la televisione per impugnare la penna, ardimentoso di fissare sulla carta le emozioni regalategli tanti anni prima dal calcio figlio di un’altra epoca, situazione evidenziata dal sottotitolo del libro “Gli occhi, davanti al calcio di oggi, si chiudono sognando quello di ieri”.

Piano affronta questo viaggio a ritroso nel tempo per nulla timoroso, nonostante il destino gli abbia riservato come compagno d’avventura Stefano Nadalini, etichettato come un bolognese allergico ai colori bianconeri, un altro ragazzo di allora, cresciuto in un mondo che viaggiava a passo d’uomo.

I due amici parlano del “calcio di ieri” come di un mondo che non metteva in discussione i ruoli all’interno della famiglia ma nemmeno quelli dei componenti di una squadra di calcio, tutti contraddistinti da un numero preciso.

Quando il 5 era lo stopper” rappresenta quindi uno sguardo appassionato e romantico sul calcio, da parte di due autori appartenenti a città e tifoserie distanti, ma uniti dalla passione per quello che, anche se oggi tristemente incatenato al business, per loro resta il gioco più bello del mondo.

 

Marco Piano è nato sotto la Mole, nell’anno in cui lo Stato italiano ha compiuto i suoi primi cento anni. Fin dalla più tenera età ha sviluppato una profonda attrazione verso una certa Vecchia Signora che lo ha ricompensato adeguatamente, regalandogli la gioia di uno svariato numero di allori in campo nazionale e qualche tribolazione di troppo nelle competizioni internazionali. Per anni ha vissuto cercando sempre di piacere agli altri ma oggi, arrivato all’autunno della vita, ha deciso di piacere soprattutto a se stesso. Dopo aver ricevuto l’immensa gioia di diventare padre per ben tre volte, ha pubblicato nel 2011 quello che credeva erroneamente essere il suo primo ed ultimo libro, intitolato “Appunti di viaggio”. Continua imperterrito a sognare ed a pensare che la vita sia un percorso impervio, per quanto straordinariamente affascinante.

 

Stefano Nadalini viene portato al mondo da una cicogna che va a sbattere in volo contro la torre degli Asinelli, confermando così la teoria degli amici secondo la quale egli avrebbe picchiato la testa già alla nascita. Posa le prime impronte sulla Terra quando l’uomo le lascia sulla Luna. L’aver assistito di recente alla laurea della sua unica figlia, è ulteriore conferma del fatto che anche lui, come tutti, stia diventando vecchio. È fidanzato con una diversamente giovane signorina; sono entrambi guidati dalla fede che li porta a cantare, lei in chiesa, lui allo stadio o al palasport. Nel 2011 ha avuto la sventura di leggere “Appunti di viaggio” ed è più che mai convinto che la vita possa ancora regalare sorprese straordinarie, come quella di trovarsi addirittura a scrivere un libro assieme ad un nuovo grande amico, al quale è disposto persino a perdonare l’amore eterno verso un’insopportabile Vecchia Signora.

 

Marco Piano e Stefano Nadalini

Quando il 5 era lo stopper

Gli occhi, davanti al calcio di oggi, si chiudono sognando quello di ieri

Prefazione di Darwin Pastorin

Daniela Piazza Editore, Torino, 2018 - pp. 320 - € 19:90

ISBN: 978-88-7889-341-2

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Articolo pubblicato il 28/11/2018