Di Maio e il governo del cambiamento (delle idee)

L’esecutivo fa marcia indietro su Ilva e vaccini, cambiando nettamente posizioni...

 

Nel giro di poche ore l’esecutivo regala due inversioni a U degne di nota, in grado di lasciar disorientato persino il più accanito sostenitore del governo gialloverde, fino a poche ore fa urlante contro il pre accordo siglato da Carlo Calenda e denunciando presunte irregolarità della gara relativa alla gestione dell’ Ilva e oggi esultante per un'intesa che, salvo alcune lievi modifiche, conferma in toto il lavoro svolto dall’ex Ministro per lo Sviluppo Economico.
 

Sia chiaro, l’accordo strappato questa notte tra Mittal e i sindacati a Taranto è un successo importante: l’intervento del Ministro del Lavoro Di Maio è servito a sbloccare una trattativa che andava avanti da anni e che porterà alla stabilizzazione di 10.700 lavoratori, quattrocento in più di quanto era disposta all’inizio

l'ArcelorMittal, il colosso dell'acciaio acquirente, e un piano che non andrà a toccare al ribasso gli stipendi e prevede ulteriori assunzioni per il 2023, termine del piano ambientale.
Le firme ufficiali sono previste in giornata.

Anche Calenda, l’ex ministro dello sviluppo economico che nei mesi scorsi ha avuto il merito di buttar giù la bozza dell’intesa su cui si è lavorato senza avere però la capacita di concludere l’accordo si è complimentato via twitter con Di Maio “Una grande giornata per Ilva, per l’industria italiana e per Taranto. Finalmente possono partire gli investimenti ambientali e industriali. Complimenti a aziende e sindacati e complimenti non formali a Luigi Di Maio che ha saputo cambiare idea e finalmente imboccare la strada giusta”.

La frecciatina finale è appunto legata  al cambio di idee repentino subito dall’attuale Ministro del Lavoro che solo qualche mese fa proponeva la chiusura della fabbrica con conseguente riconversione della stessa in un’area ecologica, facendo il pieno di voti nella città di Taranto e tra chi predicasse aria più pulita, mentre oggi sigla un’intesa molto simile a quella proposta dal famigerato governo Pd. Certo, sono stati tutelati migliaia di lavoratori e probabilmente si tratta della scelta più logica da prendere…ma la coerenza?

Lo stesso discorso vale per i vaccini, in campagna elettorale trattati da buona parte del popolo grillino come un’imposizione delle grandi lobbies internazionali a cui il governo Pd si era piegato, salvo poi fare continue marce indietro sulla richiesta obbligatoria dei certificati all’interno delle scuole: l’ultima sarebbe legata all’intenzione, da parte del Governo, di abrogare l’emendamento (votato a luglio dal senato, ndr) che sposta al 2019-2020 il divieto di accesso ai servizi educativi per l’infanzia e alle scuole per l’infanzia per i bambini le cui famiglie non hanno presentato la documentazione che attesta l'avvenuta immunizzazione.

Insomma, per farla breve, resta intatto l’obbligo da parte della famiglia di presentare il certificato medico voluto dalla Lorenzin, pena la non ammissione in classe.
Uno stato di continua incertezza aggravato dal fatto che l’inizio del nuovo anno scolastico è alle porte e gli addetti ai lavori sono chiamati a continui cambi di direzione.

Due retromarce ravvicinate che raccontano bene lo stato di parziale confusione in cui versa la quota grillina dell’esecutivo, schiacciata tra un Salvini in ascesa, che tende ad egemonizzare tutta la squadra di governo, e una serie di contraddizioni in seno al Movimento che per forza di cose stanno venendo a galla: Tav, reddito di cittadinanza e rapporti con l’Europa (vincoli e parametri da rispettare durante la Legge di Bilancio) sono solo alcuni degli altri nodi che presto verranno al pettine.
 

 

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Articolo pubblicato il 06/09/2018