Salvini sposta l’esecutivo sempre più a destra: e il m5s?

Dopo l’incontro con Viktor Orban, crescono i malumori in seno al Movimento...

 

C’è una parte dell’elettorato 5 stelle che sopporta a malincuore l’alleanza di governo con la Lega, che scuote il capo ogni qualvolta si inscena il teatrino sull’immigrazione e sui barconi da tenere al largo; che si lamenta delle proposte provenienti sempre dal leader del Caroccio di reintrodurre la leva obbligatoria o il crocifisso nelle scuole, e che storce il naso alle dichiarazioni del Ministro Fontana legate ai diritti gay o meglio, a quelli che vorrebbe non fossero più tali.
E’ una parte difficilmente quantificabile quella considerata “di sinistra” del Movimento, sempre più trascurata e messa all’angolo dalla politica di destra del nuovo esecutivo, e che vede in Roberto Fico l’unico portavoce ormai rimastole; per ora vive nascosta, evitando spaccature palesi e limitandosi a qualche riflessione-critica minoritaria riversata per lo più sulle pagine facebook degli esponenti pentastellati.
Però c’è, e vale la pena tenerne conto.

E’ lo stesso elettorato che ha assistito martedì con indignazione all’incontro tra Salvini e Viktor Orban, primo ministro ungherese celebre per aver circondato il proprio paese di filo spinato e politiche antimigratorie.
La stima tra i due è nota e reciproca, e il leader ungherese ha speso parole al miele verso il neo Ministro degli interni italiano, definendolo “eroe” e invitandolo a continuare lungo la strada intrapresa.
Un’incontro che Salvini si è affrettato a definire “politico” e non “istituzionale o governativo”, ma l’eco mediatico sollevato è stato comunque imponente, e i mal di pancia in casa 5 Stelle non sono mancati.

 

Già in tempi non sospetti Luigi Di Maio aveva dichiarato: "L'Ungheria di Orban alza muri di filo spinato e rifiuta i ricollocamenti. Per quello che mi riguarda chi non aderisce ai ricollocamenti non ha diritto ai finanziamenti europei".
Mentre Laura Ferrara, europarlamentare in quota grillina ha rincarato la dose "La recente proposta di Orban di inserire in costituzione il divieto di accoglienza è l'ennesima riprova che il governo ungherese mai potrà essere nostro alleato nella gestione dei flussi migratori. Mi sento distante anni luce da un governo che calpesta i diritti fondamentali”.

 

Si diceva di Roberto Fico, dunque, che verso il leader di Budapest ha speso critiche molto forti "Se Orban non vuole le quote deve essere multato. Dobbiamo ridiscutere il regolamento di Dublino che è fondamentale. Ridiscuterlo con la Francia e con la Germania mettendo fuori le posizioni estreme di Orban che non vuole le quote. Ma chi non vuole le quote allora deve avere le multe. Quindi Orban se non vuole le quote deve essere multato".

Posizioni molto distanti da quelle del Viminale che con Orban e la Le Pen sogna di formare un’asse anti- Macron: il Presidente Francese, interpellato in merito, si è detto orgoglioso d’essere considerato come il principale avversario dei due “populisti”.

 

Al di là della questione Orban, la sensazione, per parte dell’elettorato grillino, è che il M5S pur avendo una quota superiore di parlamentari, sia nettamente subalterno alle posizioni della lega, almeno in questa prima fase di legislatura.

I “mal di pancisti” si lamentano di come Di Maio & Co. si è siano appiattiti sulle posizioni decise e aggressive del Carroccio, che ha iniziato a fare la voce grossa non solo su immigrazione, ma anche su temi afferenti ad altri Ministeri come la Sanità (e i relativi dubbi sui vaccini) e le Infrastrutture.

 

C’è poi un’altra teoria portata avanti da alcuni osservatori che vede dietro l’atteggiamento spericolato di Salvini la volontà di quest’ultimo di capire fino a che punto può tirare la corda, mettendo in difficoltà le varie anime grilline.
Forte del vasto consenso che ad oggi la popolazione italiana sembra accordargli, sembrerebbe stia provando a spaccare il Movimento 5 stelle, con continui strappi verso destra che mettono a serio rischio l’unità dello stesso.

 

Inutile sottolineare come tra le due forze che sostengono il governo si stia giocando una complicatissima partita a scacchi che li vede competere oltre che cooperare: l’annuncio di un decreto da una parte viene soppiantato dalla promessa di una riforma dall’altra, e così via con lo scopo di prevalere su un elettorato per certi versi simile: per i momento ci si protegge dietro un “rispettiamo il patto di governo”, ma si sa che presto o tardi le strade dei due contraenti si divideranno e per quel giorno nessuno dei due si vuole trovare impreparato.

 

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Articolo pubblicato il 30/08/2018