Governo: qualcosa oltre l’immigrazione?

Disoccupazione, giovani, infrastrutture: tutto messo in secondo piano dalla lotta ai clandestini

 

La lunga estate del primo governo del cambiamento, come amano definirsi i nuovi membri dell’esecutivo, è stata scandita dai nomi delle imbarcazioni delle ong tenute al largo delle coste italiane o dirottate in altri porti.
Aquarius, OpenArms, Diciotti, se ne parla ogni volta talmente tanto che il loro nome resta fissato in testa peggio dell’ultimo tormentone di Giusy Ferreri, salvo poi far posto al nuovo barcone.
Il copione è più o meno sempre lo stesso: la nave carica di migranti chiede di poter attraccare in un porto italiano, Matteo Salvini glielo impedisce tenendola lontana dalle coste, si solleva la polemica, agitata un giorno da Saviano l’altro da qualche esponente di spicco di quella che malignamente viene definita la sinistra buonista.
Ci sono minori a bordo, che si fa? La stampa si divide tra chi li vuole accogliere e chi no, gli argomenti per entrambe le fazioni sono sempre gli stessi.
Spesso ci scappa la polemica con Fico, l’ultimo di sinistra del Movimento, qualcuno che si ricorda che i primi migranti siamo noi italiani inscena una protesta su facebook, tanti like poco seguito, spesso vi è l'indignazione della stampa estera, qualcuno da Bruxelles scuote il capo. Che fare?

Dopo qualche giorno l’impasse viene risolta con approdo del barcone sulle coste nostrane o dirottamento su quelle estere, con annessa esultanza - rigorosamente sui social- del Ministro Salvini.
Punto e a capo, fino all’arrivo della prossima.

 

Salvo qualche tragedia, come la Grecia in fiamme, il crollo del Ponte Morandi o l’esplosione dell’autobotte sul nodo bolognese, l’attenzione mediatica e lo sforzo governativo sono stati rivolti essenzialmente su questo tema.
Non che sia un qualcosa di irrilevante, anzi, è evidente che gli italiani sentano questo problema come cruciale, e l’articolo non vuole nemmeno mettere in discussione le modalità con cui il Viminale sta cercando di limitare gli sbarchi. Solo che ci si potrebbe concentrare anche su altro…

 

Va bene, i più attenti potranno obiettare con il Decreto Dignità, ma chi se ne intende un minimo in materia- e non sono certo io bensì il presidente dell’inps Tito Boeri- ha affermato si tratta di una legge che è destinata a incidere limitatamente sul mercato del lavoro.
Dal governo che si definisce del cambiamento ci si aspettava un bel po’ più di coraggio dopo gli annunci fatti: non viene reintrodotto l’articolo 18, il Jobs act, salvo un paio di punti, viene lasciato intatto e l’impressione è che non si sia voluto cambiare granché al fine di restare al riparo da critiche.

 

Si diceva dell’immigrazione, quindi, con Salvini a prendersi più o meno giornalmente le prime pagine di tutti i giornali, inclusa la versione satanica che ci ha fornito Famiglia Cristiana, e tutti gli altri a fare la figura degli scolaretti, con Conte, l’avvocato degli italiani, usato a comando e Di Maio  ancora intento a studiare da leader.
Sulle grandi opere ci si nasconde dietro un “ valuteremo una per una e poi si deciderà!”, frase che serve a prendere tempo e permette a Toninelli di evitare il prevedibile scontro sulla Tav e sull’Ilva.

Giulia Grillo, Ministro alla Salute, continua il balletto sui vaccini annunciando un giorno di volerne togliere qualcuno dall’obbligatorietà l’altro di seguire fedelmente le prescrizioni del comitato scientifico. Per ora  ha semplicemente sostituito la certificazione dell’Asl che i bambini avrebbero dovuto presentare a scuola con una vergata di pugno dai genitori, lasciando ad essi oneri e responsabilità. Ponzio Pilato scansati.

Per ciò che riguarda il rapporto con l’Europa fu lo stesso Mattarella a tutelarsi scegliendo per il dicastero economico Tria al posto di Savona: il Ministro prescelto svolge bene il suo ruolo parlando il meno possibile. La linea guida è che si devono rispettare i parametri europei, presenti tra l’altro in Costituzione e, con i soliti mal di pancia provenienti da taluni della maggioranza, detti vincoli verranno rispettati.

 

Veniamo poi alle promesse elettorali, quelle che han permesso a Lega e 5 Stelle di sfondare alle elezioni del 4 marzo: il reddito di cittadinanza è momentaneamente sparito dal vocabolario dei grillini, prima bisogna passare dalla ristrutturazione dei centri per l’impiego, e comunque, han fatto presente, si tratta di una misura che non può essere attuata dall’oggi al domani.
La flat tax è stata subito accantonata in favore della mini flat tax, che prevede un’aliquota unica al 15% per le persone fisiche esercenti d’impresa e del 5% verso le start up. Secondo il disegno di legge presentato alla camera dalla lega e firmato anche dai 5 stelle si dovrà aspettare il 2019.
C’è poi la Legge Fornero, che per la Lega andrebbe abolita del tutto: ma con che soldi?
L’impressione è quasi tutto il programma economico del governo passerà dalla Legge di bilancio: lì si capirà il bluff o meno di questo esecutivo.

Per il momento limitiamoci a parlare di sbarchi: per fortuna l’estate sta volgendo al termine e, per questioni di temperatura, le partenze durante l’autunno subiranno un calo fisiologico.
Sennò sai che noia parlare per cinque anni solo delle polemiche Saviano- Salvini?

 

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Articolo pubblicato il 24/08/2018