Croati a Torino e in Piemonte

Il libro di Luca Guglielmino colma una lacuna storica considerando personaggi croati maggiori e minori presenti a Torino e in Piemonte, dal XVII secolo ad oggi: militari, musicisti, politici, letterati, esuli, sportivi…

Il libro “Croati a Torino e in Piemonte dal XVII secolo ad oggi” di Luca Guglielmino, va a colmare una lacuna storica notevole sia in Croazia che in Piemonte e di cui erano noti solo cenni sparsi.

Inizia col presentare un musicista dalmata, Giovanni da Sebenico o Ivan Šibencanin per continuare con diversi militari tra cui spicca il generale Josip Filip Vukasovic (Dego, Torino, governatore di Pinerolo) e assieme al generale Keim, cittadino di Torino.

Vengono poi presentati due politici di spicco come Eugen Kvaternik (primo emigrato politico e primo a presentare il problema della frontiera orientale), Imbro I. Tkalac (decisamente liberal e jugoslavista) e assieme il letterato e politico Niccolò Tommaseo, di padre italiano e madre croata, dalmata, il che vuol dire né croato, né italiano e tanto meno veneto, autore anche di opere in croato come le Iskrice o Scintille.

Segue poi una serie afferente al quotidiano, di una settantina o poco più di croati minori ma non per questo meno curiosi e importanti: muratori, disertori, falegnami, spie ecc.

Un capitolo considera Ante Pavelic che come immigrato non lo fu per sua libera scelta, ma venne imposto dal regime fascista e dal SIM (Servizio informazioni militare), assieme ad altre famiglie ustascia (lett. insorti) proprio a Torino, a seguito del mortale attentato di Marsiglia contro re Alessandro Karadordevic, in cui venne ucciso anche il ministro francese degli esteri Jean Louis Barthou (9 ottobre 1934).

Pochi accenni sono dedicati al ruolo della Massoneria nel quadro risorgimentale e alla rete di spie balcaniche facente capo all’Inghilterra e al Piemonte.

L’opera inizia con un musicista e termina con un direttore d’orchestra, Lovro von Matacic, che diresse negli anni ’70 e ’80 a Torino concerti RAI e al Teatro Regio il Boris Godunov, non senza accennare ai canoisti fratelli Sinkovic, vincitori di diversi trofei sul Po.

Abbiamo chiesto all’Autore «Perché questo libro?».

Questa la sua risposta:

Intanto sia il Piemonte che la Croazia, per vie diverse e in contesti storici diversi, hanno sempre cercato indipendenza e autonomia, l’uno assorbendo gli altri staterelli e divenendo Italia, l’altra cercando sempre di ritagliarsi confini propri con un processo più lungo anche perché si svolse sotto il tallone austriaco e magiaro.

Un motivo di unione notevole tra Croazia e Italia risiede nella figura del Principe Eugenio, molto conosciuto in Croazia per le fortezze che ha lasciato e per le battaglie vinte contro i Turchi cui parteciparono pure diversi reggimenti croati, così come parteciparono alla difesa della Cittadella nel 1706 e alla battaglia del 7 settembre 1706 o a quella successiva dell’Assietta.

L’Italia ha con la Croazia un lungo confine marittimo che come tale è da prima di Roma assai permeabile, tanto che gli scambi reciproci sono sempre stati frequenti.

Alcuni comuni del Molise poi sono di origini croate, Montemitro, S. Felice, ecc. e qui si parla un antico croato dalmata oggi assai valorizzato.

Altro motivo è che a Torino si è molto parlato di magiari, polacchi, rumeni, russi e mai di croati che pure sono presenti in periodi cruciali della nostra storia.

In ultimo va detto che lo stimolo, l’idea e la sollecitazione a scrivere tale libro, provengono da mia moglie che è croata e che mi ha aiutato in diversi passaggi del testo.

Come giustamente ritiene M. Chiesa nella sua recensione fatta su “Studi Piemontesi” 2, 2017, «il libro affronta l’argomento in maniera pionieristica, aprendo la prospettiva a nuovi approfondimenti».

“Croati a Torino e in Piemonte” è stato presentato lunedì 28 maggio, nell’ambito dei “Colloqui del lunedì” del Centro Studi Piemontesi di Torino, con l’intervento del Vice Presidente Gustavo Mola di Nomaglio, del Direttore Albina Malerba, dell’Assistente della Console Generale della Croazia Dunja Milicic e dell’autore.

La conferenza può essere seguita sul Canale You Tube del Centro Studi Piemontesi.

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Articolo pubblicato il 29/06/2018