Giuseppe Conte: buona la prima!

Esordio positivo per il neo Premier a fianco dei grandi della Terra

Non dev’essere stato facile passare da docente universitario a indicato Premier, da bruciato in nome dello spread e di Savona a Primo ministro in pectore presente tra i sette più potenti del Mondo, il tutto in dieci giorni.
Eppure Giuseppe Conte ci è riuscito con una certa semplicità -almeno apparente- sintomo di una freddezza di nervi e una capacità di gestione dello stress non comune a tutti.

 

La tre giorni di Charlevoix, in Quebec, oltre a registrare le divergenze sui dazi commerciali e il ruolo della Russia all’interno dello scacchiere internazionale tra gli Stati Uniti e l’Europa, è servita a misurare il polso della diplomazia al nostro nuovo Primo Ministro, oltre che ad assicurargli una serie di complimenti da parte dei suoi colleghi: Donald Trump si è congratulato di persona per il successo elettorale e la capacità delle due nuove forze politiche che hanno vinto le elezioni di dar vita a un nuovo governo, mentre l’inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron ne ha sottolineato pubblicamente il profilo di giurista, fondamentale per conoscere i meccanismi in cui si muove la burocrazia europea.

Conte ha trasmesso pacatezza e serenità, rivelando, un’inaspettata dimestichezza nel trattare con i grandi della Terra: come da molti osservato, si è mostrato piuttosto attendista, anche se non sono mancati i moniti importanti, a partire da quel tweet di venerdì scorso in cui si dichiarava d’accordo con l’amministrazione americana nel far rientrare
la Russia nel G8.
Posizione che è stata lievemente smorzata durante i l’alloggio canadese –“Siamo aperti al dialogo ma questo non significa stravolgere un percorso definito, legato anche all’attuazione degli accordi di Minsk”- ed il cui invito è stato in parte declinato dal Ministro degli Esteri Russo Lavrov (“Non abbiamo mai chiesto di tornare nel G8”, ndr), che ha voluto sottolineare come l’attenzione del Cremlino sia più che altro rivolta alla minaccia cinese e alla situazione siriana.
Resta la ferma volontà, da parte del nuovo esecutivo, di riallacciare i rapporti con Mosca: su questo sia Di Maio che Salvini sono stati abbastanza chiari.


Così come decise sono state le dichiarazioni dopo l’incontro bilaterale con il Presidente della Commissione Europea Claude Juncker: Conte ha espresso forte insoddisfazione circa la volontà di modificare il trattato di Dublino “l’Italia non può essere lasciata sola nella gestione dei flussi migratori e perché vogliamo un’Europa più forte e solidale”.

 

Una nota di merito va anche fatta per la conoscenza della lingua inglese, tasto dolente per tanti suoi predecessori: da Berlusconi, che si presentò al Congresso americano con i pizzini in mano, all’indimenticabile shish di Renzi, vero e proprio tormentone sul web.
Curriculum truccato o no, Conte ha dimostrato di padroneggiare molto bene la lingua anglosassone, sfoggiata a più riprese con il padrone di casa Trudeau e D.Trump.

 

Ad abbassare un po’ il voto della sua performance il teatrino che l’ha visto protagonista con Rocco Casalino, portavoce del Movimento 5 Stelle: a margine della conferenza inaugurale si vede l’esponente del M5s prendere per il braccio il neo Premier e allontanarlo quasi con forza dai giornalisti: come è stato sottolineato da più parti, non si è mai visto un Primo ministro così osservato e controllato dai due partiti che l’hanno scelto: sarebbe meglio evitare di farlo passare come il burattino di turno e conferirgli una certa autonomia, che è sintomo di credibilità, specie nei convegni internazionali.
 

Nel frattempo il consenso attorno al suo nome continua a crescere: secondo l’istituto Demopolis gli italiani si stanno facendo solo ora un’idea di Giuseppe Conte (oggi è conosciuto dall’81% della popolazione, due settimane fa appena dal 3%), ed è per lo più positiva: il 46% degli intervistati lo vede di buon occhio, mentre il 29% non ha fiducia nel suo operato. I restanti, naturalmente, non hanno ancora una precisa opinione in merito.
 

Sempre attraverso questo sondaggio è stato chiesto ai cittadini quali sono i provvedimenti più urgenti che chiederebbero al nuovo esecutivo: l’approvazione del salario minimo (71%) e la lotta al business dell’immigrazione (64%) sono i temi che stanno più a cuore agli italiani; seguono l’innalzamento delle pensioni più basse, il reddito di cittadinanza e la flat tax.

 

Chissà che il Professor Conte non ne abbia già preso nota…

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Articolo pubblicato il 10/06/2018