Tav, Toninelli gela Chiamparino “… potrebbe non passare nessun treno”.

Il neo Ministro delle Infrastrutture mette in stand by la Torino- Lione.

Di certo non manca il dono della risposta pronta agli esponenti del nuovo governo.
Ieri Giuseppe Conte rispondendo a Renzi che l’aveva chiamato collega, ha ribattuto in maniera sorniona “… mi ha chiamato collega? Non mi risulta sia professore lui…”.

E lo stesso è successo stamane a Torino all’Inaugurazione del Salone dell’auto, con  il Ministro dei Trasporti Toninelli che, incalzato dai giornalisti circa la dichiarazione di Chiamparino (per bloccarmi devono passarmi sopra, ndr) ha replicato “Chiamparino fa delle belle battute ma deve stare tranquillo. Non passeremo sul suo corpo. In Val Susa potrebbe non passare alcun treno”.
Toninelli ha poi continuato "Valuteremo opera per opera costi e benefici. La Tav è nel programma di governo per una rivalutazione. Lo decideremo conti alla mano.(…) l’esito delle valutazioni arriverà tra qualche settimana.

 

Parole che non fanno altro che alimentare la lunghissima querelle tra i favorevoli e i contrari all’alta velocità tra Lione e Torino che va avanti ormai dal 2001, anno in cui è stata formalizzata l’intesa italo-francese alla realizzazione, sotto l’egida europea.

La storia è nota un po’ a tutti: da un lato chi sostiene che con la Tav ci sarà un incremento degli scambi di merci con tutta Europa e dunque maggiori prospettive di crescita per il Nord Ovest, d’altro lato l’idea che sia un’opera sostanzialmente inutile, atta ad ingrassare le tasche dei soliti, con l’aggravante di danneggiare drasticamente l’ambiente.

 

Vent’anni in cui i lavori sono andati a singhiozzo, vent’anni in cui le proteste dei valligiani (e non) hanno toccato punte di ostilità e rivolta civile raramente verificatesi in Italia, come a Venaus l’8 dicembre 2005 quando 30.000 manifestanti di fatto smantellarono il cantiere decretando la sospensione dei lavori.
Sotto il governo Prodi, nel 2006, venne istituito l’Osservatorio Torino-Lione, composto dai “rappresentanti della Presidenza del Consiglio, dei Dicasteri della Salute, dell’Ambiente e delle Politiche comunitarie e dagli esperti designati dagli enti territoriali interessati”, con funzione di “luogo del confronto per tutti gli approfondimenti di carattere ambientale, sanitario ed economico” e con la “precisa finalità di esaminare, valutare e rispondere alle preoccupazioni espresse dalle popolazioni della Valle di Susa”.

 

Negli anni la partita della Tav ha assunto un significato maggiore rispetto a quello originario, divenendo terreno di scontro politico e ideologico: le forze di centrosinistra, spesso a capo di enti e comunità, e quelle di centrodestra si sono sempre più o meno compattamente schierate per realizzazione dell’opera, mentre il Movimento 5 Stelle e varie forze di sinistra hanno fiancheggiato assiduamente i locali e i militanti contrari alla Torino-Lione. A rassodare questo legame lo stesso leader No Tav Alberto Perino  che per le politiche del 4 marzo aveva fatto pubblico endorsement al Movimento di Grillo, chiedendo a tutti i sostenitori della causa di votare Di Maio premier. E lo stesso capo politico 5 Stelle pochi giorni fa da Ivrea ha promesso “è previsto il blocco”.

 

Una vicinanza, quella alla causa no Tav, che ha portato anche Laura Castelli, deputata al secondo mandato in quota M5S, a partecipare a varie manifestazioni relative, l’ultima delle quali la marcia Avigliana - Rosta. E dal Comune, anche il vicesindaco Morani azzarda “Credo che la parola ridefinizione nel contratto Lega-M5S possa e debba voler dire fine del progetto Tav”.
Una linea, quella grillina, diametralmente opposta rispetto a quella leghista che per bocca del capogruppo del Carroccio al Comune Fabrizio Ricca ha dichiarato “Siamo contenti dell'accordo fra Salvini e Di Maio, a Torino permetterà di dare le risposte che servono ai problemi del territorio, incluso il completamento della linea Tav Torino-Lione”.
Un braccio di ferro quello tra le due forze di governo che ad oggi è circoscritto all’ambito locale ma che presto potrebbe deflagrare fino a Roma.

 

Finchè la cosa aveva interessato solo l’Appendino era un conto ( la sindaca si è limitata a minacciare l’uscita del Comune dall’Osservatorio, ndr), ora che il governo è a forti tinte gialle e il Ministro dei Trasporti e uno degli ortodossi 5 Stelle viene difficile pensare a un completamento dell’opera.

 

Tav si, tav no, tav forse, intanto dall’altra parte delle Alpi, il 18 maggio, è stato approvato il finanziamento per la realizzazione della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria, dovessimo tirarci indietro il conto da pagare tra penali e accordi non rispettati sarà salatissimo.
Non resta che aspettare l’esito delle valutazioni: per ora consoliamoci con il senso dell’umorismo mostrato dai nuovi governanti gialloverdi.

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Articolo pubblicato il 06/06/2018