Corona inglese: orgoglio nazionale o famiglia parassitaria?

Considerazioni e parallelismi tra la Royal Family e il Quirinale

Nella giornata di ieri le immagini che riprendevano il matrimonio da favola tra il principe Harry e la splendida Meghan Markle hanno fatto il giro del Mondo, chiudendo, almeno idealmente, un periodo molto vivo per gli amanti del gossip reale, fatto di intrighi e scoop, rivelazioni sul padre di lei e indiscrezioni sulle opinioni della Regina.
Il Royal Wedding, seguito in mondovisione da milioni di persone, è stato certamente un evento planetario: il vestito della sposa, l’assenza del fratello, il fascino discutibile e glamour di certi ospiti, tutto ha fatto in modo di generare un vespaio di chiacchere e dibattiti che ha coinvolto milioni di casalinghe (e non).

I maligni nostrani, quelli dalla critica facile, hanno subito sottolineato come sia assurdo che nel 2018 ci siano ancora Stati che affidano la propria Presidenza, seppur formalmente, a una famiglia reale, in cui vale la trasmissione per via sanguigna.
Inoltre che costi, avranno pensato i più vedendo lo sfarzo cerimoniale e dei mezzi di sicurezza impiegati. Noi in Italia si che siamo fortunati a non avere un carrozzone simile!

Un discorso, questo, abbastanza fallace se pensiamo che il Quirinale - l’equivalente per importanza costituzionale della Corona in Gran Bretagna- nel 2017 è costato circa 236 milioni di euro, quasi sette volte i 40 milioni versati dai contribuenti inglesi nelle tasche della Regina.
La differenza tra i due costi è relativa soprattutto agli stipendi e alle pensioni, recentemente in calo rispetto alla gestione Napolitano ma comunque altissima, anche comparandola a quella del collega francese all’Eliseo che lo scorso anno di milioni ne ha spesi 167.
Un elefante a dieta, così definì Il Giornale la serie di tagli e riforme che ha approvato Mattarella a inizio del suo mandato cercando di dare una dimensione più sobria al Quirinale che a fine 2016 contava 120 milioni e 381mila euro solo di stipendi e una spesa previdenziale di oltre 93 milioni di euro.
Il restante delle spese, l’8,8%, dato da costi per beni e servizi non meglio specificati.

 

Questo non vuole essere un elogio alla Monarchia, ci mancherebbe: i Reali inglesi attingono dalle tasche dei sudditi circa un penny per ogni contribuente l’anno pur avendo risorse economiche in quantità pressochè infinita: la Crown Estate, l’insieme dei possedimenti della Corona comprensivi di tenute, ville, terreni e appartamenti lussuosi nei più esclusivi quartieri di Londra ogni anno fattura oltre trecento milioni di euro, e spesso i denari pubblici vengono utilizzati per finanziare i capricci reali, come i 12 giardinieri di Carlo, i viaggi intercontinentali di William, o il “treno reale” il cui costo è stimato in 800-900 mila sterline annuali.
La stessa Regina si dice abbia uno “stipendio” pari a 6 milioni di sterline l’anno, 7.5 milioni di euro circa. E a rinunciare agli introiti statali mica ci pensa...

 

La differenza tra le due istituzioni, oltre al differente peso economico che grava sulle tasche dei cittadini, sta anche nel valore che la gente tende ad attribuire a essi.

La Regina è vista come simbolo di unità per la Nazione e per l'intero Commonwealth, la identifica nel Mondo, è un’icona riconosciuta e rispettata che garantisce un ritorno economico/turistico all’Inghilterra, gli eventi che scandiscono la vita reale sono mediatici (la nascita dei discendenti reali, i matrimoni, gli anniversari) dando lustro e riflesso a tutto il Paese.
E la gente, il popolo suddito, tanto suddito non si sente, visto che la democrazia inglese è una tra le più consolidate del Mondo; semmai si sente rassicurato dalla loro presenza, osserva gli eventi della famiglia spesso con passione, altre con ilarità (Carlo e la sua eterna attesa al trono, le scorribande di Harry, la longevità di Elisabetta), altre ancora con angoscia (la morte di Lady D.): insomma, i residenti di Buckingham Palace restano ben voluti, nonostante il passare dei secoli e i rovesciamenti delle corti di mezza Europa, tanto è vero che oltre il 70% del popolo britannico si dichiara favorevole a questa vecchia istituzione.

 

E noi? Poco importa se ogni anno migliaia di ragazzi itaiani vanno nel Regno della Regina a fare i lavapiatti: a noi italiani, così moderni, emancipati e orgogliosi della nostra indipendenza da case nobiliari e vincoli di sangue, non resta che vantarci dietro questa presunta superiorità istituzionale, continuando a sostenere e foraggiare sprechi ben più cospicui e dal minor significato
Anche se, a ben vedere in certe Università, i baroni non ci mancano mica…

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 20/05/2018