Italia, gli sbarchi dei migranti crollano del 77%!

Nei primi quattro mesi dell’anno si registra un calo clamoroso degli arrivi.

 

La notizia di cui nessuno parla riguarda l’immigrazione o meglio, il suo drastico calo.
Un anno fa, di questi tempi, più o meno ogni edizione dei tg apriva con la notizia di un novo sbarco, e le immancabili morti nel Mediterraneo.
Gli attacchi verso l’Europa, il Governo e le Ong da parte dei partiti di opposizione e da vasti strati dell’opinione pubblica erano sempre più feroci e ci si chiedeva in che modo e quando saremmo riusciti a tamponare un’emergenza del genere.

A distanza di dodici mesi le cose sembrano totalmente differenti, e a illuminarci ci pensano i dati del Mistero degli Interni: al 23 aprile 2017, gli sbarchi sulle coste italiane erano stati 36’871, di cui oltre 35’000 provenienti dalla Libia.
Ad oggi, nei primi quattro mesi dell’ anno, se ne contano 8’364, il 77% in meno.
Un calo vertiginoso anche se comparato al 2016, quando ad aprile si contavano 25’617 arrivi.

Come è noto la stagione delle partenze è quella che coincide con i periodi più caldi, da marzo a ottobre, quindi è facile aspettarsi un aumento degli arrivi nelle prossime settimane, tuttavia anche comparando il mese d’aprile odierno (a cui manca ancora una settimana per dirsi concluso) a quello 2017 non si può non notare la differenza di quasi 10'000 unità in meno.
Sempre dal report ministeriale si scopre quali siano i porti maggiormente interessati dai flussi: Pozzallo , Messina, Augusta e Trapani; perciò che riguarda le nazionalità dei migranti, almeno stando a quando dichiarato da loro al momento dell’identificazione, il 19% è costituito da tunisini, un altro 19% da eritrei, per poi scendere verso quote minori come nigeriani (6%), ivoriani (5%), Pakistani (5%), ecc.
A calare sono anche i minori stranieri non accompagnati: se nel 2016 furono in tutto quasi 26’000 e nel 2017 16’000, ad oggi sono appena 1116: è vero, siamo ancora ad aprile, ma la proiezione annuale pare comunque al ribasso.

Un successo, quello del calo migranti, che pare interessare anche Grecia e Spagna, e a cui è difficile trovare una chiara risposta. Se, da un lato, è noto il ruolo (e i fondi) che Erdogan si assicura dalla Comunità Europea per fare da tappo ai flussi mediorientali, spiegare la situazione africana è più complesso: Frontex, l’agenzia europea che si occupa dei confini Ue, ha provato a creare una sorta di barriera invisibile direttamente in Africa, più precisamente al confine tra Niger e Libia, bloccando l’accesso soprattutto da parte dei nigeriani al paese che fu di Gheddafi.
Un’operazione che per ora pare funzionare, anche se la situazione è sempre borderline e basata su patti con capi locali e governanti non sempre riconosciuti da tutte le parti.
Anche la scelta di Marco Minniti di radunare decine di leader del Fezzan, sud libico, per fargli firmare un’intesa circa il blocco delle partenze è risultata preziosa: certo il prezzo che l’Italia paga loro non lo conosciamo, mentre sappiamo bene come i campi in cui vengono rinchiusi i potenziali partenti ricordino i lager nazisti, e prima o poi di questo dovremmo dar conto.

Anche il pugno di ferro contro le Ong, a un certo puto accusate di organizzare vere e proprie tratte tra l’Italia e le coste libiche, e sulle quali è stata posta grande attenzione attraverso indagini e scoop giornalistici, pare aver fatto il suo, depotenziando tale business illegale.
Altri spiegano questo calo con la risoluzione di alcuni conflitti centro/africani e la consapevolezza tra le popolazioni subsahariane che l’Europa non è più il paradiso immaginato dai partenti.
 
Nel frattempo stupisce come nessuno in Italia sembra volersi prendere il merito dell’inversione di rotta: chi ha vinto le elezioni (Lega, 5 stelle, Forza Italia) non ha l’interesse di far luce sul calo di un’emergenza che è stata ampiamente utilizzata in campagna elettorale, mentre chi potrebbe avanzare qualche rivendicazione in merito (Pd) è impelagato in una crisi di partito senza fine, e sicuramente non può far passare come di successo un piano che, come risvolto della medaglia, vede imprigionate sulle coste libiche migliaia di persone e violati i diritti essenziali .

 

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Articolo pubblicato il 24/04/2018