Istat: l’Italia è un Paese di vecchi.

Nascite in picchiata nel 2017, e Salvini parla di sostituzione etnica…

Non è un Paese per vecchi, recitava il titolo di un capolavoro dei fratelli Cohen uscito una decina d’anni fa.
Basterebbe togliere il Non e il titolo risulta cucito a pennello anche per l’Italia, paese in cui si fa una fatica immane a procreare.
Come certificato dal consueto rapporto annuale dell’Istat, le nascite nel 2017 si sono fermate a 464 mila, il 2% in meno dello scorso anno, facendo segnare un record storico.
E’ nove anni, precisamente dal 2008, che a ogni rilevazione si registrano cali della natalità e, come vedremo, ciò sarà maggiormente accentuato al Sud, nelle regioni tradizionalmente “feconde”.
La popolazione italiana, rileva l’Istat, si ferma a 60,5 milioni di persone, con un calo di 100’000 unità rispetto all’anno precedente.

Come accennato, le maggiori frenate interessano le regioni del centro-sud: Umbria, Sicilia, Basilicata, Calabria, Puglia e Campania evidenziano tutte il segno meno e, come fanalino di coda, troviamo il Molise, con una perdita del -6,6 per mille di nascite su base annua.
A incidere su questi numeri, probabilmente, le diverse prospettive che si trova di fronte un neonato del sud con uno del Nord, e la relativa decisione da parte del genitore.
Tale tesi pare confermata dai dati sulla Lombardia (+2,1), dalla Provincia di Trento (+2), dall’ Emilia Romagna (+0,8), e dal Lazio (+0,4). L’incremento più deciso si è avuto nella Provincia autonoma di Bolzano, un secco +7,1 per mille. Ma è un’altra Italia, quella.
Il Piemonte si trova tra le regioni in cui il tasso di natalità è basso (-4 per mille), confermando l’impressione di non essere più la locomotiva d’Italia, compito che da anni si è spostato nel nord-est.

Calano le nascite, ma aumentano le morti: 647mila i decessi in tutto nel 2017 e un secco +31.000 rispetto al 2016.
Non serve un genio per capire che il saldo è negativo: -183’000 unità.
L’età media della popolazione è di 45 anni, e la fascia di popolazione Over 65 è in continua espansione.
Anche l’età del primo figlio si sposta in avanti, quasi 32 anni.

A salvare, per modo di dire, i numeri ci pensa il flusso migratorio: gli immigrati nel 2017 sono stati pari a 337’000, ben il 13 % di più del 2016, mentre le emigrazioni si sono fermate a 153’000, in lieve calo rispetto allo scorso anno. Certo, si potrebbe sindacare sulla qualità degli arrivi e delle partenze, ed è proprio quello che ha fatto il segretario della Lega Matteo Salvini commentando i dati.
“Questo è il peggior fallimento del governo, che attua una sostituzione etnica sostituendo migliaia di immigrati ai figli che gli italiani non possono più mettere al mondo”  e ancora “… il mio primo obiettivo di governo sarà tornare a riempire le culle restituendo speranze e certezze ai giovani”.

Ma è stata tuta l’area di Centrodestra a voler cavalcare i deprimenti dati Istat “Il calo delle nascite in Italia si è trasformato da allarme in emergenza, sentenzia Mara Carfagna portavoce di Forza Italia alla Camera. “Ecco perché nel programma del centrodestra abbiamo inserito delle misure per sostenere donne e famiglie che intraprendono un percorso di genitorialità. Servono più asili, che devono essere resi gratuiti, misure che permettano una più agevole conciliazione  tra gli orari di vita e di lavoro per le madri lavoratrici e un ‘quoziente familiare’ che consenta aiuti economici alle famiglie numerose”.

Anche Maurizio Lupi, coordinatore di Noi con l’Italia ipotizza come sia essenziale riporre la famiglia al centro della scena, ipotizzando la creazione di un Family Act che aiuti le famiglie concretamente, con sovvenzioni, bonus e detrazioni.
Dal Partito Democratico Tommaso Nannicini prova a difendersi “Il Pd è l’unico partito che ha posto, e non da ora, la questione al centro della sua azione politica. Abbiamo previsto nel nostro programma un assegno individuale di 240 Euro a figlio  fino a 18 anni e 80 euro fino a 26, a seconda del reddito”.
Venghino siori, venghino!

 

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Articolo pubblicato il 09/02/2018