A spasso con Cecca.

Andrea Biscŕro presenta il nuovo libro di Antonio Savoldi.

Antonio Savoldi è quel genere di poliziotto (in forza presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Brescia) che ha intimamente compreso quanto sia importante educare per prevenire. In tutti gli ambiti. Forze dell’Ordine in primis, specie quando si ha a che fare col mondo giovanile.

Il 13 giugno 2016 «Civico20News» ha recensito un suo libro, nel cui titolo alberga tutta la drammaticità del contenuto: “Con questi occhi. Con queste mani. Con questo cuore. Con tutto l’amore che ho potuto” (Marna editore), «una raccolta di racconti di vita vissuta, una visione disincantata di realtà giovanili al limite. Storie di anoressia, bulimia, abuso di alcol, uso di sostanze stupefacenti, ludopatia, violenza familiare, dove i protagonisti sono gli adolescenti».

Adesso è tempo di andare a spasso con Cecca. Stiamo parlando di una talpa e del titolo del nuovo lavoro di Savoldi.

A spasso con Cecca – Informiamoci, conosciamo, impariamo le regole della strada” (Quindici editore) è il titolo di un’opera innovativa, ricca di illustrazioni curate da Michele Eynard.

«L’idea che ha generato questo progetto – spiega lo stesso Savoldi nella premessa – è stata quella di creare una sorta di manuale da destinarsi ai docenti della scuola primaria, che fosse in grado di coniugare gli asettici tecnicismi delle norme di comportamento del Codice della Strada con un racconto accattivante per bambini delle classi quarta e quinta della scuola primaria, da inserirsi tra i vari progetti di Educazione e Cittadinanza.

Al tempo stesso, questo libro ha l’ambizione di fungere da continuità con il successivo progetto di Educazione alla Legalità delle scuole secondarie.

Queste righe, arricchite da disegni, narrano la storia di un gruppo di bambini che incappano in comportamenti stradali scorretti. L’incontro con alcune figure sagge, quali Cecca la Talpa, Silvano e l’agente Teodolinda, dissemina nel racconto delle parole misteriose che, poi, serviranno ai protagonisti per completare lo schema della caccia al tesoro».

La IV di copertina di questa colorata e avvincente caccia al tesoro è firmata da Roberto Merli (Presidente dell’Associazione Condividere la Strada della Vita, papà di Alessandro, un ragazzo di 14 anni che nel 2000 un ubriaco ha investito e ucciso) e da Mariateresa Vivaldini, Consigliere Provinciale, già Assessore Provinciale alle Infrastrutture, Sindaco di Pavone del Mella (BS).

Non servono molte parole per invitare alla lettura e alla diffusione di un simile strumento di lavoro per gli insegnanti della scuola primaria. Proprio per questo invitiamo il lettore a concentrarsi sulle immagini, in grado di veicolare la dinamicità di questa pubblicazione.

Detto in soldoni, malgrado l’argomento sia tra i più drammatici per tanti giovani e per le loro famiglie, questo libro prende, acchiappa l’attenzione! Deve prendere, deve acchiappare il giovane lettore, l’insegnante, la famiglia! Le nostre Forze dell’Ordine fanno il loro mestiere (sempre più consapevoli dell’importanza della prevenzione), ma poco possono senza il supporto (e la consapevolezza) della società tutta, famiglie e scuola in prima linea.

Insegnare la legalità stradale ai più piccoli è possibile e lo è senza il rischio di farli addormentare sui banchi di scuola o sul divano di casa, vinti dalla noia per via di pubblicazioni a dir poco barbose. Questo testo non è ipnogeno quanto la lettura di un Codice stradale… e sì che parla proprio del Codice della Strada!

Toccanti, in IV di copertina, le parole di Roberto Merli, Presidente dell’Associazione. Sono le parole di un papà:

«Noi abbiamo il diritto ed il dovere di parlare di ciò che ci è successo, del dolore provato un giorno e che, quotidianamente, si perpetua impietoso ed imperterrito, senza sosta. Noi abbiamo l’obbligo morale di far uscire dal silenzio soffocante il dramma che come un terremoto ha devastato le nostre vite affinché le macerie non rimangano cosa altra da dimenticare il giorno dopo il tremendo sisma. La guerra che ogni giorno miete la strada è la causa di questi terremoti umani; lo scotto da pagare per chi sopravvive è dolore e sofferenza che hanno lo stesso peso della perdita subita. L’unica terapia è l’amore, in tutte le sue declinazioni, nel senso più ampio del termine: gentilezza, attenzione, pazienza, affetto, premura, condivisione, comprensione, sensibilità, consapevolezza. L’amore non ci restituirà, fisicamente, chi abbiamo perduto per sempre ma ci aiuterà a continuare a vivere con più coraggio anche tra le nostre macerie umane».

Ci sembra giusto concludere questo invito alla lettura e alla diffusione di “A spasso con Cecca” ricordando – grazie a un articolo del Corriere della Sera, cronaca di Brescia – una giovane donna che si chiamava Michela…

«Aveva frequentato l’accademia d’arte e aveva contribuito a disegnare una delle campagne dell’associazione vittime della strada. La sua invenzione si chiama Cecca la Talpa ed è un buffo personaggio, patito del codice della strada, che spiega ai bambini come ci si comporta in mezzo al traffico. Cecca la talpa ha gli occhiali grandi. Proprio come Michela.

“Ho conosciuto Michela per caso a una mia conferenza” racconta Antonio Savoldi, il referente scuola per l’associazione Condividere la Strada della Vita.

“Parlando ai ragazzi – ricorda Savoldi – avevo detto: in Italia ogni giorno 13 persone perdono la vita sulle strade; secondo voi, chi delle 13 persone che ieri sono morte si è svegliato la mattina e ha pensato di essere una tra queste? Nessuno lo pensa, ha risposto un ragazzo. Infatti, gli diedi ragione, perché nessuno pensa che possa capitare a sé, ma nessuno può dire di essere esente dal rischio”. Savoldi racconta che il giorno dopo riceve la telefonata di Michela che gli confessa che quella frase l'ha colpita al punto tale da non averci dormito la notte.

“Io so disegnare” gli dice Michela.

“E a me serve un disegnatore” risponde Savoldi. E così è nata Cecca la Talpa».

Nell’ottobre del 2012 Michela Lupatini muore, travolta da un furgone davanti a casa.

«Chi delle 13 persone che ieri sono morte si è svegliato la mattina e ha pensato di essere una tra queste?»

Andrea Biscàro

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Articolo pubblicato il 27/01/2018