Obiettivo sensibile

“Trent’anni di cronaca di un fotoreporter e la sua città”: il nuovo libro di Daniela Piazza Editore espone l’opera di Sergio Solavaggione

Sergio Solavaggione, torinese di nascita, inizia giovanissimo ad occuparsi di fotografia presso uno studio di via Livorno a Torino. Nel 1964 entra come stampatore nell’agenzia Moisio, all’epoca indiscussa palestra di fotogiornalismo, che forniva i servizi fotografici a “Stampa Sera” e “La Stampa”.

Nel 1974 viene assunto con altri fotografi dall’Editrice dove rimarrà fino al 1989, anno in cui, con altri colleghi, fonda l’agenzia Reporters, che ancora oggi si occupa dei servizi fotografici de “ La Stampa”.

Lascia la Reporters nel 2001, sostituito dal figlio Daniele, e, nello stesso anno, sotto l’egida de “La Stampa” espone una sintesi composta da 236 foto della sua trentennale collaborazione con il quotidiano dal titolo “L’immagine della notizia”, presso la Sala Bolaffi di Torino. Sue foto sono pubblicate su riviste e quotidiani in Italia e all’estero. Dal 1981 è iscritto all’Albo dei Giornalisti professionisti.

“Obiettivo sensibile. Trent’anni di cronaca di un fotoreporter e la sua città”, il nuovo libro di Daniela Piazza Editore espone l’opera di Sergio Solavaggione.

Scrive Bruno Quaranta nella sua Prefazione: «Ci sono fotografi e fotografi. [...] E ci sono loro, i fotoreporter, con il taccuino a tracolla, la Rollei e la Nikon, i nostri inviati nella tragedia e nella commedia quotidiane, i bracconieri della vita che si fa e che si disfa, collezionando gli abbracci funesti e splendidi che la sorte misteriosamente estrae dal cilindro. [...] Fra «loro», Sergio Solavaggione, giorno dopo giorno montalianamente apostrofando la «loro» città: «Ora non domandarmi perché t’ho identificata». Fino a considerarla - così la sentì Massimo Mila - «la coniuge», una liaison indissolubile, un vis-à-vis ora impavido ora tenero, mai intenerito, un corteggiamento perpetuo, aspettando l’alba, il mezzogiorno di fuoco, il crepuscolo gozzaniano, la notte infinita (a che punto è la notte?).

Il mestiere e il mestiere di vivere. Che sotto la Mole supremamente si intrecciano, sino all’ultimo secondo e respiro, perché lavorare non stanca, ma, come sapeva Primo Levi, «l’amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra».

Sergio Solavaggione, ovvero una lunga fedeltà alla «fabula» che è la fotografia «on the road». Un flâneur lungo i portici e in riva al Po, in piazza e in mansarda, in fabbrica e allo stadio, sui tetti e agli infernotti, alle anime e alle cose rivolgendosi sempre con il «lei», disdegnando il «tu» ridotto a finta confidenza e condivisione. [...] »

Sergio Solavaggione

Obiettivo sensibile. Trent’anni di cronaca di un fotoreporter e la sua città

Daniela Piazza Editore Torino 2017

256 pagg. - € 18:00

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Articolo pubblicato il 19/12/2017