Di Maio vince, il Centrodestra supera.

Alcune considerazioni sugli ultimi giorni di politica nostrana.

La notizia del giorno è una non notizia.
Ossia l’incoronazione di Luigi Di Maio a candidato premier del M5S, nonché capo politico dello stesso.
A Rimini, durante la Kermesse dei 5 Stelle va in scena uno spettacolo già ampiamente previsto, con però, due note a margine: la prima è il malumore di Roberto Fico, Presidente Commissione Vigilanza Rai, ortodosso e unico oppositore di rilievo a Di Maio, che decide di non salire sul palco, rinunciando all’intervento programmato da tempo.
Segno di una spaccatura per ora poco visibile ma comunque presente tra le fila grilline.

Il secondo spunto di riflessione è che quella che doveva essere la settimana a cinque stelle, quella partita con le candidature a premier, passata per le votazioni sul blog e conclusasi tra i sostenitori a Rimini si è rivelata una specie di boomerang.
L’intento era quello di legittimare Di Maio e presentare agli italiani un partito (perché ormai di questo si tratta) credibile e forte, pronto a governare.
Si trattava di mostrare i muscoli, insomma.
Così non è stato. Index Research, un noto istituto di sondaggi, ha calcolato che il M5S nella ultima settimana ha perso un punto pieno, rendendolo di fatto stabile sul 27%. Si tratta di una cifra che lo pone per poco al di sopra del Pd ma, causa la non volontà di coalizzarsi con alcuno, destinata a portarli da nessuna parte.
Quello che non ha convinto gli italiani è stata l’assenza di competizione interna durante la scelta del candidato premier, un “Di maio e i sette nani” , come hanno ironizzato parecchi giornali, che ha dato alle primarie grilline una connotazione “bulgara”.
Anche sul modo e sul portale cui si è votato, Rosseau, sono molti a esser sospettosi: per molte volte, giovedì sera, è stato bloccato, la procedura per votare è risultata complicata e a causa di ciò si è prorogato per ben due volte il termine di voto. Un autogol.

La notizia del giorno, quindi, potrebbe non passare da Rimini, ma essere quella di un centro destra finalmente forte e capace di attirare intorno a se movimenti e partiti anche minoritari, ma comunque decisivi.
Si è già detto che il Rosatellum, la proposta di legge elettorale depositata dal Pd in settimana, favorisce le coalizioni. E il Centrodestra può contare su una Lega che veleggia stabilmente intorno al 14-15%, un Fratelli d’Italia sempre sopra il 6% e una Forza Italia bloccata intorno al 15% ma che, grazie al traino delle tv Mediaset e le capacità comunicative di Berlusconi, potrebbe crescere portando il Centrodestra a un insperato 40%.

Il vero ostacolo, però, riguarda la leadership.
  Dal palco romano sono stati toccati molti temi, quali l’immigrazione, lo ius soli, l’economia e il rapporto con l’Europa. Nessuno ha avuto parole per il tema più caldo, la leadership della coalizione.
Che se ne siano scordati?
E l'assenza di Berlusconi è pesata più di tante dichiarazioni.

Intanto il Pd gioca a nascondino.
Fa, insomma, quello che gli riesce meglio per non perdere voti, ossia nulla.
Renzi accenna qualche battuta sulla “suspence” delle elezioni a candidato premier del Movimento, e intanto cerca di districarsi dalla zavorra dell’affare Consip.
Qualche parlamentare guarda con stupore il 25% che attesterebbe, secondo i sondaggi, il Pd a un’incollatura dal M5s chiedendosi stupito come faccia a manntenere così tanto consenso.
E chissà se qualcuno sta guardando con interesse a Gentiloni o Minniti, che di certo non stanno sfigurando, magari facendo un pensierino a loro rispetto all’ex sindaco di Firenze …

 

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Articolo pubblicato il 23/09/2017