Il M5s cuce su misura l’abito per Di Maio.

Il Vicepresidente della Camera accetta la candidatura a Premier.

Se ci potevano essere dubbi, fino a qualche settimana fa, sulle ambizioni di Luigi Di Maio, ora non ce ne sono più: sarà il candidato premier del Movimento 5 stelle alle elezioni politiche di inizio 2018.
La non notizia era stata lanciata già dal 14 settembre, quando Grillo, dal suo blog, aveva elencato i requisiti da possedere per tentare l’assalto a Palazzo Chigi.
L’aspetto più rilevante era il fatto che il candidato premier potesse essere indagato: bastasse che, all’atto delle presentazione della domanda, allegasse il documento dei carichi pendenti con breve relazione personale sui fatti e autorizzazione a pubblicare la notizia a fianco della sua foto.
In pratica, la rilevanza o meno dell’indagine verrà valutata singolarmente.

Una decisione storica per il Movimento, che aveva fatto della caccia all’indagato una sorta di bandiera.
Una scelta che ha fatto e continua a far discutere la base del Movimento ma che, d’altra parte, libera Di Maio dall’ingombrante quanto irrilevante denuncia per diffamazione mossa da Marika Cassimatis, candidata alla guida di Genova e poi di colpo silurata da Grillo.
La stessa Cassimatis,  ha definito questo provvedimento come “legge ad personam”, anche se era evidente che non potesse essere una denuncia, tutto sommato leggera, a “bruciare” un candidato su cui il Movimento lavora da anni.

Il segretario del Pd, Renzi, ironico, nei giorni scorsi ha attaccato “Il M5s è un partito dove non è più uno vale uno  ma uno vuole uno : Grillo vuole qualcuno e lo mette!”, elencando gli esempi di amministrazioni locali, secondo cui la gestione sarebbe disastrosa.

Un altro punto che ha lasciato perplessi molti sostenitori a Cinque stelle è il fatto che il candidato premier sarà automaticamente anche il capo politico del Movimento; una regola che, se applicata, rottamerà di fatto Grillo, e porterà presumibilmente Di Maio ad avere un enorme potere all’interno del partito, scegliendo alleanze, candidati, programmi ed espulsioni.

Per dovere di cronaca resta il divieto, da parte dell’aspirante premier, di aver militato in altre forze politiche e l’obbligo d’essersi iscritto al portale Rousseau non oltre il 1 gennaio 2017.

Come hanno reagito gli esponenti maggiori del M5S? Per ora è uscito allo scoperto solo lui, il maggior indiziato alla vittoria finale, Di Maio, che con un lungo post su Facebook ha accettato la sfida: ripercorre le tappe della sua carriera, dai banchetti in Sicilia durante le locali del 2007 alla battaglia all’interno delle Istituzioni odiernae Facendo un parallelismo, forse un po’ azzardato con una celebre citazione di Gandhi, ammonisce "Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci."

Chi lo sa! Nel frattempo si attendono novità dagli altri due papabili candidati, Roberto Fico, responsabile Vigilanza Rai, e Alessandro Di Battista, vicepresidente Commissione affari Esteri alla Camera.
Per ora entrambi han preferito scegliere la via del silenzio, ben consapevoli che un confronto interno potrebbe creare tensioni e strascichi difficilmente sanabili.

Il vincitore verrà annunciato il 23 settembre a Rimini, alla kermesse “Italia a 5 Stelle”: le votazioni online saranno annunciate solo poche ore prima della partenza. Un attacco hacker, in questo momento, è più temuto delle dichiarazioni di guerra provenienti dal Pd.

 

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Articolo pubblicato il 18/09/2017