Londra, il giudice ha stabilito che a occuparsi della piccola ci penserà la nonna.

Prevale il buonsenso nella vicenda che aveva visto una bambina cattolica affidata a una famiglia musulmana.

Il caso sollevato dal Times pochi giorni fa aveva fatto discutere parecchio, sia nella terra della Regina che all’estero.
Il giornale britannico aveva raccontato di come una bambina di appena cinque anni, battezzata e cresciuta con valori cattolici, fosse stata affidata a una coppia di famiglie islamiche praticanti.

Le famiglie affidatarie non si erano limitate a crescere la piccola, assecondandone le inclinazioni e i valori, ma avevano iniziato a porle dei veti e delle imposizioni tipiche della religione musulmana.
Il piatto preferito della bimba erano gli spaghetti alla carbonara? Da abolire immediatamente; essa contenente la pancetta, quindi carne di maiale.
Alla piccola era stata regalata una collana con la croce? Tolta naturalmente anche quella.
E che dire delle celebrazioni della Pasqua e del Natale, marchiate dall’ultima famiglia come “stupide” e quindi non degne di essere celebrate?
Alla bimba, poi, nata e cresciuta in un contesto british, era stato imposto di studiare l’arabo, di frequentare luoghi islamici e, probabilmente, in futuro di indossare capi tipici della medesima confessione religiosa: infatti sempre il Times rivela come le donne della famiglia affidataria girassero con il niquab e in certi casi il burqua.

Insomma, a soli cinque anni la piccola cattolica si è trovata di fronte a un doppio trauma, quello di dover abbandonare la propria famiglia e quello di essere trapiantata in un quartiere a tradizione musulmana, con annessi costumi e tradizioni.
Troppo anche per la madre naturale, di cui non si consce l’identità, che si era definita “inorridita” di fronte al trattamento ricevuto da sua figlia.

Il caso, comprensibilmente, ha spaccato l’opinione pubblica, ponendo ancora una volta l’attenzione sul tanto celebrato melting pot e le sue implicazioni nella vita di tutti i giorni: vari gruppi conservatori e di estrema destra si sono indignati, ripromettendosi di “riportare a casa” la bimba.
Per fortuna non c’è stato alcun bisogno di violenza: a sedare il furore dei più ci ha pensato il buonsenso di un magistrato, Khatun Sapnara, anch’esso musulmano praticante, che attraverso una sentenza ha stabilito come debbano “essere tutelate le origini culturali e religiose del minore”, decretando l’affido della bimba alla nonna naturale della stessa.

La scelta più logica e condivisibile, anche se intorno alla vicenda restano alcuni dubbi e domande sospese: non ci fosse stato lo scoop di un giornale, sarebbe mai emerso il caso? Quando si trattano casi così delicati, come l’affido di un minore, non bisognerebbe cercare di essere meno “politicamente corretti” e più rispettosi verso lo stesso? Considerando sempre che si tratta di individui piccoli, in via di sviluppo, provenienti da situazioni critiche, incapaci di denunciare problemi e situazioni verificatesi tra le mura domestiche.

 

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Articolo pubblicato il 30/08/2017