Missionario in canoa o manager cristiano nella foresta?

L’organizzazione, l’uso de mezzi dei comunicazione e calarsi nel prossimo

Il libro-intervista “UN MISSIONARIO IN CANOA” è la storia di 40 anni di vita (dal 1961 al 2002) nelle missioni salesiane in Colombia di don Gervasio Fornara, sacerdote di Borgomanero, tornato in Italia ma ancora oggi molto energico e impegnato. L’intervista realizzata dalla giovane giornalista-scrittrice Veronica Iannotti mette in luce l’aspetto organizzativo oltre a quello religioso.

Quando Gervasio Fornara – poco più che ventenne – lasciò la famiglia d’origine per l’America Latina seguendo la sua vocazione andava incontro a varie difficoltà: 1)imparare lo spagnolo (in fretta, come un moderno manager) per rapportarsi con il prossimo su temi anche delicati; 2) affrontare gli studi da sacerdote, in un contesto culturale diverso da quello d’origine; 3)dare credibilità alla sua vocazione presso familiari e amici che aveva lasciato in Italia.


“Mentre in piroscafo mi recavo da Genova alla Colombia, si imbarcò a Barcellona un Monsignore che decise di insegnarmi lo spagnolo nei 5 giorni che ci separavano dalla destinazione, col risultato che allo sbarco non parlavo spagnolo né italiano, ma uno strano miscuglio”.

Il libro affronta in chiave di intervista con approfondimenti le differenze culturali fra Italia e Colombia negli ultimi 50 anni, ma più ancora la crescita e la trasformazione sofferta di un paese che all’inizio del periodo preso in considerazione si poteva definire “in via di sviluppo”.

Gervasio, operatore in un centro formativo gestito da religiosi, all’inizio si trova alle prese con giovani ribelli al concetto di istruzione che ancora interpretano in modo violento la propria maturazione.

Anni dopo incontra per la prima volta una donna che – pur cresciuta essa stessa senza famiglia in un barrio malfamato – si occupa delle necessità sociali dei bambini di strada e che lo aiuta con sorprendente efficienza.

Già sacerdote, Don Gervasio impara che “se vuoi comunicare con gli abitanti delle foreste non puoi partire da te stesso, devi partire dagli altri. La tua vita, la tua formazione, la tua cultura non servono ad affrontare un mondo dove tutto è diverso”.

Le novene natalizie da lui celebrate secondo liturgia vengono trascurate fin quando non trova un compromesso semplice e lecito con le tradizioni locali. “Non ci si può rivolgere a tutti allo stesso modo, ogni persona parla una sua “lingua” diversa, e la stessa cosa accade rispetto a un popolo, una nazione, uno stato”.

I problemi della popolazione con i narco-trafficanti, i rapporti con i discendenti di ex schiavi africani rifugiatisi nella foresta per sfuggire ai padroni, sono difficoltà che il sacerdote impara ad affrontare con piglio manageriale.

La radio è lo strumento più utile per ovviare ai percorsi quotidiani di cinquanta km a piedi o in canoa. Dopo una alluvione nella quale il sacerdote si era messo in evidenza nella organizzazione dei soccorsi, una radio locale gli offrì possibilità di mandare in diretta una rubrica quotidiana, di 15 minuti. Impara a esprimersi in modo veloce ed efficace “evitando le prediche tipiche dei sacerdoti”.

Quando venne trasferito, dopo alcuni anni, a Condoto, sulla costa del Pacifico, fonda una emittente religiosa , Radio Don Bosco, e poi, per incrementare i risultati, la prima emittente televisiva locale in Colombia.

Le trasmissioni – dalle 18 alle 22 – trattavano di sanità (un medico), di situazione locale (il sindaco), di relazioni pubbliche e sociali, comprese le feste e funzioni (il sacerdote).

Nel 1995 - trasferito a Buenaventura, territorio disagiato nelle foreste dove un altro sacerdote aveva già installato una postazione radiofonica - crea un comitato di redazione, composto da una squadra di volontari e i messaggi di evangelizzazione trovavano posto fra i programmi dedicati alla comunità.

Dopo il ritorno in Italia Don Gervasio segue i progressi tramite videoconferenze, su Skype e ricevendo aggiornamenti per posta elettronica. Dove c’erano sentieri e capanne don Gervasio, tornato in visita nel 2011, ha trovato strade asfaltate e jeep. Se dovesse partire oggi lo rifarebbe, conscio però di trovarvi un ambiente molto diverso.

Giancarlo Micono

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 26/07/2017