Torino - La sindaca incontra la Circoscrizione 6, presentando il piano di rilancio

Ma nonostante i nuovi progetti, viene criticata la gestione dei rom e l’incuria nella periferia.

Non dev’essere passato inosservato all’Appendino il colpo d’occhio dell’altro martedì sera in via Bogino 22, sede della circoscrizione 6 (che racchiude le zone Bertolla, Falchera, Barriera di Milano, Pietra Alta e Villareto): una stanza gremita, almeno trecento persone, posti a sedere manco a parlarne e parecchi flash provenienti dal pubblico.
L’occasione, ghiotta, per vedere la sindaca da queste parti era la presentazione dell’AxTo (azioni per le periferie torinesi), un insieme di lavori finanziati dal governo capillari e non invasivi per migliorare la qualità della vita nel capoluogo piemontese.

L’Appendino parla veloce, snocciola dati, come i diciotto milioni di euro stanziati alla città e la definizione di periferia intesa come luogo esistenziale individuato attraverso i dati della disoccupazione, la dispersione scolastica e il degrado.
Gli interventi auspicati sono definiti da “agopuntura urbana”, piccole operazioni (addirittura 44 solo in circoscrizione 6) volte all’edilizia, alla riqualifica di aree in abbandono e al miglioramento di strutture poco sfruttate.
Parla come un medico, l’Appendino, che dal volto tirato e lo sguardo basso sembra accusare questo primo anno alla guida della città: quando era tra i banchi dell’opposizione deve aver pensato fosse più facile governare.
Passa la parola a Loredana Di Nunzio, addetta all’urbanistica, e si entra più nel dettaglio del rilancio: rifare Piazza Astengo, migliorare alcune strutture tra corso Taranto e Palermo. Si ipotizza anche l’installazione di un bike sharing in via monte rosa e qui si sollevano i primi brusii: quanti secondi durerebbe una bicicletta in un area così in degradata?
La sindaca risponde che rinunciare per la paura di fallire sarebbe un fallimento in partenza.

Vengono poi toccati numerosi punti cari ai torinesi: il tema della violenza sulle donne, molto forte in periferia, e come soluzione vengono indicati la formazione scolastica, la sensibilizzazione al tema attraverso specifiche campagne e l’apertura di uno sportello di ascolto per le vittime del fenomeno.
Altra nota dolente del quartiere è la disoccupazione giovanile (calcolata al 44%) e quella ancora più grave dei Neet (coloro che non lavorano né studiano), intorno al 12%. Per arginare questo dramma si ipotizza la creazione di un laboratorio di studio e lavoro in Via Bologna 175, dove formare i giovani alle professioni manuali più richieste.

Infine è il turno del responsabile all’architettura, il Dott. Ferrero, che espone il concetto di Co-city come metodo di promuovere opere pubbliche. L’idea è quella di sviluppare una solida collaborazione tra i cittadini e l’amministrazione in modo da riconvertire le strutture pubbliche meno utilizzate o in abbandono. All’interno del progetto rientrano gli spazi verdi e i parchi pubblici che, come fa notare un signore della platea, sono spesso in mano allo spaccio, oltre che colmi di rifiuti.

Finita la presentazione dei progetti vengono accolte le prime domande: a esporsi, tra gli altri, vi è il consigliere di circoscrizione di Forza Italia Domenico Garcea che fa notare come non basti promuovere interventi, ma servono anche i soldi per la manutenzione, elencando una lunga opere in disfacimento.
Dopo alcuni interventi tiepidi, tuttavia, si arriva al cuore del problema, quello che interessa maggiormente i presenti, ossi la gestione del campo rom di via Germagnano e dei relativi fiumi.

Gli animi si scaldano e a poco servono le parole di rassicurazione della sindaca: la verità è che la soluzione del caso non è imminente, e il Comune non è intenzionato a promuovere azioni straordinarie.

Certo, l’Appendino fa notare come siano stati fatti dei sopralluoghi, delle rilevazioni da parte dell’Arpa, che l’obiettivo sarebbe quello di superare il campo, ma non è facile ricollocare cinquecento persone. E dove metterle poi?
Un uomo propone di spostarli in una tendopoli, controllata dalla polizia, almeno verrebbe meno il problema fumi.
Sarebbe solo un palliativo, risponde l’Appendino.
Alcuni esponenti della giunta cinque stelle cercano di spostare l’attenzione sugli errori commessi dalle precedenti amministrazioni, che avrebbero portato a tutto ciò. Vero.
Ma dal nuovo che avanza non è lecito aspettarsi qualcosa di più dal solito scarica barile di italica tradizione?

 

 

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Articolo pubblicato il 04/05/2017