Torino - Fumi tossici dal campo rom: sale la protesta nella circoscrizione 6

Organizzati presidi per bloccare le esalazioni provenienti dal campo di via Germagnano

Ieri sera si è tenuto un presidio organizzato dal movimento di quartiere Gruppo spontaneo e/4 per protestare contro i fumi provenienti dal campo rom di via Germagnano che ormai da troppo tempo avvelenano l’aria di chi abita in quella porzione di città dimenticata un po' da tutti.
Copertoni, legna verniciata, plastica, carta, ogni cosa che è combustibile viene buttata sul fuoco dai rom, per scaldarsi d’inverno o per scacciare le zanzare d’estate, per cucinare o riscaldare l’acqua; una continua e costante colonna di fumo si alza dal campo e, spinta dal vento, rende a tratti irrespirabile l’aria di chi vive nel quartiere.
Un respirare dannoso, come han dimostrato vari studi ambientali condotti dall'Arpa, che han rilevato l’elevato numero di agenti nocivi presenti in questi falò.

Arrivo sul ponte di Corso Vercelli da cui parte via Germagnano incuriosito dalle camionette della Polizia che costeggiano il Grande Mare. O meglio, quello che fu un ristorante, prima sardo e poi cinese, ora completamente vandalizzato, porte divelte, vetri ovunque e l’insegna presa a sassate; emblematico simbolo dello stato di degrado in cui versa la zona.

Al presidio ci sono circa duecento persone, tra cui molte mamme e bambini.
Riconosco diversi vicini di casa, persone che si incontrano nel quartiere, sono le stesse che ogni giorno devono sobbarcarsi il problema del vicino campo rom: fossero solo i fumi.
Ci si lamenta dell’incuria e della sporcizia che spesso lasciano ai bordi della strada.
Diversi esercenti, mi racconta una donna, han dovuto traslocare perché stanchi dei continui atti di vandalismo, e quel supermercato lì ha dovuto rifarsi la porta blindata e assumere un servizio di sorveglianza continuo per far fronte ai continui furti. Può mai essere sostenibile una situazione del genere?
E quando passano per la raccolta rifiuti o deve entrare una camionetta della Croce Rossa, continua la donna, il più delle volte si beccano sassi addosso.

Tra la folla c’è anche un consigliere del movimento 5 stelle Circoscrizione 6 Cangelli Valter, tra i promotori del presidio. Fa circolare una lettere inviata alla Procura della Repubblica in cui si sottolineano i roghi, i rilevamenti Arpa e le mille ragioni che si hanno per pretendere se non altro un presidio continuo da parte delle Forze dell’Ordine in quelle zone. Che poi è la stessa del famigerato “Toxic Park”, dei terreni in abbandono dell’RFI e del piazzale dove sorgeva Palatinum, ora terra di roulotte, parcheggio camion e disordine.

Spuntano anche una ventina di bandiere tricolori, sono di Casapound.
Mi avvicino per fare domande, mi dicono che preferiscono non parlare, facendomi notare come non ci siano simboli e slogan. Non vogliono politicizzare l’evento.
Un paio di agenti della Digos in borghese verificano che il tutto si svolga secondo legge: non si tratta di una manifestazione autorizzata, per cui ai partecipanti non resta che fare avanti e indietro per bloccare temporaneamente il traffico e creare un minimo di disagio.
Dall’altoparlante si grida BASTA CON I FUMI, la gente applaude e intona cori.

Oltre al fumo si respira malumore e rabbia. Alcuni denunciano “a noi multano se sbagliamo a fare l’indifferenziata, a loro fan bruciare di tutto”.
Viene puntato il dito anche contro le amministrazioni, passate e attuali.

L’Appendino, mi ricorda uno, è stata votata dalle periferie, ma per ora non si è vista!E non parliamo di Fassino e di quello che ha creato.
Qualcuno si è spinto anche a chiedere delucidazioni al Comune, che però passa la palla alla Prefettura, in una snervante melina che ha come unico scopo quello di rendere arrabbiati i cittadini, frustrati da questo vivere malsano.
Eppure un’ordinanza del Prefetto Padalino a settembre aveva di fatto imposto la bonifica del territorio. Ordinanza bloccata e, come spesso capita, decisione rinviata a oltranza.
Alle otto meno un quarto la gente inizia a disperdersi: ci si dà appuntamento alla prossima settimana dove verrà organizzato un altro presidio. Qui gli occhi di chi parla sono quelli di chi non ha alcuna intenzione di barricarsi in casa e turarsi il naso per tutto lo schifo che c’è da respirare.
La battaglia, promettono gli organizzatori, è solo all’inizio.

 

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Articolo pubblicato il 14/04/2017