Sondaggi Ixe: nessuna fiducia in Gentiloni, mentre Zaia a destra…

Il governo Pd registra il suo minimo di gradimento da quando si è insediato.

Giorni di grandi movimenti per la politica nostrana, mutamenti rapidi e spesso sottotraccia che vedono cambiare continuamente gli scenari in vista delle prossime votazioni.
I tre blocchi, ormai delineati e decisi a spartirsi la torta dell’elettorato, non sembrano godere di ottima salute.
Il Pd è quello che sta vivendo il periodo peggiore, dilaniato al suo interno e alla guida di un governo fantoccio, si attesta intorno al 25% *.
Un calo tanto evidente quanto atteso, viste le fuoriuscite prima di Sinistra Italiana poi del nuovo movimento di Bersani e Speranza Democratici e Progressisti (MDP), dato tra il 3,6 e 6%. Non va dimenticata la vicenda Consip che sta coinvolgendo il ministro Luca Lotti e il padre di Renzi, Tiziano.
L’ex premier si era dato come obiettivo quello di portare il suo partito al 40 %.
Ad oggi pura utopia.

Cala anche la fiducia verso il  governo, mai così in basso: quasi otto persone su dieci dichiarano di avere poca o nessuna fiducia in esso.

Colpa di Gentiloni? Pare di no, a osservare la classificata stilata sempre dall’istituto Ixè che pone l’attuale premier al primo posto tra i leader politici, seguito da Renzi, Meloni e Salvini.
Un Renzi, tuttavia, in netto calo rispetto a dicembre scorso, quando ancora non era stato disarcionato dal referendum costituzionale.
In politica, una vita fa.


Se Sparta piange, Atene non ride, vien da pensare osservando la situazione dei Cinque Stelle: il leader designato, Luigi di Maio, continua a non convincere gli elettori, e lo stesso Grillo si trova al penultimo posto in fatto di fiducia.
Certo, a pesare su quello che è oggi il primo partito in Italia, non può che esserci la disastrosa gestione capitolina: degli elettori che hanno dato il voto alla Raggi, solo il 60% si dichiara pronto a rifare la scelta.
E anche il can can di Genova, con la vittoriosa Cassimatis alle primarie, che si è vista togliere il simbolo del movimento dal suo stesso leader, non pare giovare alla causa grillina.
Certo, il M5S resta, secondo tutti i sondaggisti italiani, primo partito, con una forbice che va dal 27,5% (Ispos) al 30%(Ixe); tuttavia, proprio l’incompatibilità del partito a stringere alleanze porta questa percentuale a essere considerata troppo bassa.

Si era parlato di tre poli; il terzo, quello afferente al centro destra, è sempre occupato nella ricerca del leader da proporre agli elettori.
Primarie si, primarie no, si sa che è uno strumento che non ha mai fatto breccia nel cuore di Berlusconi.
Ad oggi il leader che convince di più (23%) gli elettori della destra è Matteo Salvini.
Interessante è però la performance del governatore del Veneto Luca Zaia, recentemente caldeggiato dal Cavaliere che, a differenza del leader del carroccio, sembra piacere anche a gran parte del popolo azzurro.
Zaia, proprio per il suo modo di approcciarsi alla politica più moderato e pacato, sembra aver armi migliori per scalare il centrodestra rispetto a Salvini.
A un’incollatura dai due leghisti si posiziona Giorgia Meloni, che forse paga lo scotto di guidare il partito che conta meno elettori.
Berlusconi appare ultimo in questi sondaggi con il 18% dei consensi, ma si sa, il Cavaliere ci ha abituato a ben altre rimonte.

Proprio questo scenario, instabile, rende bene l’idea sul motivo per cui la parola elezioni è stata cancellata dal vocabolario degli esponenti politici: chi è intento a leccarsi le ferite, chi a cercare una propria identità, chi a capire come non farsi trovare impreparati nel caso di una vittoria.
Ciascuno ha un buon motivo per non andare a votare. Adesso
A gran parte dei deputati, poi, non fa comodo si parli di elezioni almeno fino al 15 settembre, termine dopo il quale verrà maturato il vitalizio per 608 eletti. Dopo tutto, che fretta c’è?

 

* le percentuali presenti in questo articolo sono medie dei cinque istituti di sondaggio più autorevoli quali Emg, Ipr marketing, Index, Ixè, SWG.

 

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Articolo pubblicato il 20/03/2017