Calais: sgomberata la Giungla.

Dopo oltre un anno e mezzo sparisce la bidonville.

Tre giorni.
Tanto è bastato alle forze dell’ordine francesi per rimuovere quella che era diventata una vera e propria cittadina abusiva sulle coste  Nord del Paese, a pochi chilometri dal Regno Unito.

La bidonville, conosciuta da tutti come la “Giungla”, ora non esiste più.
Se n’è andata via insieme ai circa 7000 migranti che da quasi due anni alloggiavano nelle baracche costruite con mezzi di fortuna.
La decisione del governo francese di porre fine all’emergenza, eseguita dal prefetto
del Pas-de-Calais Fabienne Buccio, segna un punto di svolta per ciò che riguarda una situazione che si è procrastinata a lungo, con picchi di affollamento che han superato in alcuni periodi del passato le diecimila unità: il rischio di epidemie e incendi è stato costante.

La Giungla ha portato anche ad un irrigidirsi dei rapporti tra la Gran Bretagna e la Francia, la prima accusata di non accogliere a sufficienza, la seconda attaccata per non essere in grado di gestire l’emergenza, con il governo ora guidato da Theresa May giunto al punto di costruire una sorta di barriera per evitare le continue infiltrazioni dei migranti sui tir diretti al di là della Manica.

Esultano i cittadini della cittadina di Calais, un grazioso abitato costituito da villette e parchi, che mal ha sopportato questo enorme accampamento a pochi chilometri di distanza e che per anni ha associato il suo nome alla cittadina francese.

Tuttavia molti residenti sono pronti a scommettere che la soluzione sarò solo temporanea: Calais, per la sua posizione strategica molto vicina a Dover, è sempre stata vista dai migranti come naturale punto di passaggio per raggiungere la terra della Regina: già a partire dal 1995, con la guerra in Jugoslavia, si registrarono accampamenti più o meno abusivi.

Lo spostamento, ha tenuto a chiarire il Prefetto, è avvenuto in maniera pacifica, con la rimozione dello zoccolo duro dei residenti, circa un migliaio, solo ieri.
I migranti, per lo più afgani e senegalesi, verranno ospitati in centri d’accoglienza sparsi su tutto il territorio francese.
A smentire, almeno in parte, le parole del Prefetto, ci sarebbero state una serie di sassaiole e qualche incendio appiccato dai migranti prima di partire.
Tutto normale, han ribadito le stesse autorità, addicendo a una strana tradizione dei migranti quella di bruciare gli oggetti prima di lasciare un posto.
Il fuoco sarebbe, infatti, un modo per "dire addio" alle loro capanne. "E' il segno che se ne vogliono andare per davvero", commenta un giornalista sul posto.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 27/10/2016