Elezioni usa: se tutto va bene siamo fregati.

Riflessioni post duello tv.

Veramente uno di questi due diventerà l’uomo più importante del Mondo tra un paio di mesi?
La domanda mi è sorta spontanea guardando le immagini del secondo duello televisivo tra i due candidati alla casa Bianca, Hillary Clinton e Donald Trump.
I due, ieri, non se le sono mandate a dire, e l’odio che si respirava in studio era quasi palpabile, raggiungendo vette sorprendenti quando Donald ha pronunciato rivolto a Hillary “Se vinco nominerò un procuratore speciale per incriminarti e mandarti in carcere".
Lei lo ha più volte delegittimato con frasi tipo "Sei inadatto a governare…".

Non ricordo un confronto tv che non si sia concluso con una stretta di mano.
E niente, ieri non c’è stata.

Come prevedibile, sul duello aleggiava l’ombra delle pesanti dichiarazioni sessiste risalienti al 2005 che hanno incastrato il candidato repubblicano mentre affermava la sua capacità di “afferrare le donne per le zone intime.”
Uno scandalo che di fatto sta pesando quanto un macigno sulla corsa alla casa bianca del tycoon, sfiduciato da molti esponenti del suo stesso partito, come Bush senior, Condoleezza Rice e il suo stesso vice, Mike Pence.

Lui si è limitato a minimizzare le parole chiedendo scusa e derubricandole a “chiacchere da spogliatoio”.
Ha avuto il tempo anche per una stoccata alla democratica Hillary, marchiata per aver un marito “abusatore di donne” che “ha fatto di peggio”.
Lei ha provato ad attaccarlo anche su altri fronti: ha denunciato gli interessi che le sue aziende hanno con la Russia che, a suo dire, lo porterebbero  a numerosi conflitti di interesse.

Sui grandi temi, poi, si sono avvertite le solite distinzioni: per ciò che riguarda l’economia, da una parte Donald propone un approccio reaganiano, con tagli fiscali alle imprese, in modo da ottenere un effetto volano sull’intera economia; dall’altra la candidata democratica si è limitata a sostenere la necessità di imporre tasse più alte per chi guadagna tanto (mininum tax del 30% per chi è oltre il milione di euro).

Sulla politica energetica si sono contrapposte due anime, quella liberista di Trump, che si è scagliato contro le scelte fatte dall’asse Bill Clinton - Obama, e quella misurata della Clinton (lady), che ha sottolineato come il Paese sia ormai autosufficiente dal punto di vista energetico: non si importa più una goccia di petrolio dal Medio Oriente, e questo dovrebbe bastare ai detrattori.

Per il resto non si sono registrati grandi picchi di qualità: uno che attacca l’altra di essere al potere da trent’anni e di aver combinato poco per gli americani, l’altra che lo pizzica per i guai fiscali e gli scivoloni poco ortodossi, politicamente parlando.

Il momento più interessante è avvenuto alla domanda del presentatore, che ha chiesto a ciascuno di indicare un punto di forza dell’altro: il tycoon si è complimentato per la forza d’animo della rivale; lei ha risposto elogiando i figli del magnate.

Un dibattito che, secondo gli esperti, è stato aggiudicato dalla Clinton: e ciò era abbastanza prevedibile, viste le condizioni dalle quali partiva Trump. A stupire, semmai, è stata l’incapacità della stessa democratica di sferrare il Ko decisivo.

Lo scontro ha regalato momenti di trascurabile politica: da una parte un gaffeur, privo di spessore politico, evasore e guerrafondaio, che recita la parte del cattivo.
Dall’altra l’acida Hilary, responsabile della destabilizzazione nel medio oriente, del caso dell’attacco al consolato Usa a Bengasi e di mille altre ombre più o meno evidenti disseminate nella sua pluriennale carriera, e celate solo in parte dalle forze segrete americane.

Un quadro, quello che si andrà a delineare negli Usa,a metà strada tra il grottesco e il drammatico, che fa sospirare l’italiano medio: sempre critico con la propria classe dirigente, per una volta sarà sollevato nell’appurare che anche dall’altra parte dell’Oceano non se la passano affatto bene …

 

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Articolo pubblicato il 13/10/2016