Scontro Renzi- Zagrebelsky: chi ha vinto?

Analisi del dibattito andato in onda ieri sulla rete di Cairo.

C’era grande attesa per il confronto tra il celebre Costituzionalista e il Primo Ministro ieri sera a La7.
Un match anticipato via social dal mediatore Mentana, forse il giornalista più neutrale e per questo stimato del panorama politico attuale.
La stessa partecipazione di Renzi ai funerali del leader israeliano Shimon Peres ha preoccupato il pubblico che si è interrogato fino all’ultimo sulla presenza o meno dello stesso in trasmissione.

Niente paura, alle 21.15 il Primo Ministro era comodamente seduto al suo posto, a destra di Mentana, con alle spalle un gigantesco SI.
Dall’altro lato del giornalista, il Costituzionalista di origine russa Zagrebelsky, già noto per aver firmato e promosso due appelli per il No alla Riforma: grande difensore della Costituzione, ha addirittura annunciato la sua intenzione di lasciare l’insegnamento (all’Università degli Studi Di Torino,ndr) qualora passasse la modifica.
Ovviamente dietro di lui lampeggia la gigantografia del No, su sfondo blu.
Dietro Mentana affiorano articoli di Costituzione.
Lo spettacolo, fin dalle prime battute, si palesa per quel che è: da un lato un politico che , in maniera scafata e a volte un po’ vigliacca, cerca di impressionare il pubblico, cercando di convincere gli indecisi a barrare la casella di Si; dall’altro lato un profondo erudito della materia, che però a volte si perde nei meandri teorici della dottrina, dando l’impressione di essere dietro una cattedra e non in un dibattito televisivo.

Mentana, dopo alcune precisazioni circa l’imparzialità della disputa, dà il via allo scontro.
Renzi snocciola tutti i tentativi fatti negli ultimi 35 anni da parte dei governi per cambiare la Carta, puntando sulla discrepanza acclamata tra una società che varia, e la Costituzione che non si rinnova.
Ricorda che negli ultimi settant’anni sono stati cambiati sessantatre governi, quasi a giustificarsi davanti all’esimio Professore.
Zagrebelsky risponde con una battuta sui parrucconi e i gufi: è chiaro che non ha gradito questo esprimersi da parte della Maggioranza verso chi è avverso alla Riforma, e il risentimento verso la Boschi è palpabile in molti punti del suo intervento.
Entra poi nel merito sentenziando che “i propositi sono dichiarati, i risultati saranno opposti”, elencando tutte le lacune della modifica, a partire dai danni che potrebbe portare il superamento del bicameralismo paritario.

Un punto su cui è molto critico, Zagrebelsky, è la legge elettorale, legata alla Riforma Costituzionale,e in grado di dare troppo potere ai vincitori.
Alla base dello scontro vi è una diversa concezione di elezioni: per Renzi vige l’idea che chi vince debba governare per l'intero mandato, per il Costituzionalista il Parlamento deve riflettere la complessità politica presente nel Paese, e mette tutti in guardia sul rischio di derive autoritarie.
Renzi a quel punto s’indigna, e gioca sporco.
Gioca sporco quando tira fuori due interviste che metterebbero in contraddizione Zagrebelsky.
Lui sembra avvertire il colpo basso.

Si vede che, da buono studente, si è preparato per bene la lezione, Matteo, rispondendo con quell’aria un po’ saccente da chi ha studiato fino a pochi minuti prima dell’esame.
Gesticola, ammicca, esagera con i “ho studiato sui suoi testi” ,”lei mi insegna che..”, cita illustri costituzionalisti, come Elia e Ruffilli per mettere in luce la qualità della sua preparazione.
L’approccio di Zagrebelsky è più rivolto a un’analisi teorica della legge: si inerpica in ragionamenti dottrinali che potrebbero essere interessanti per uno studente di giurisprudenza in erba, ma che mal di addicono a una trasmissione in prima serata: al Professore manca il ritmo dell’intervento televisivo, e più volte sfora con i tempi. A un certo punto sbotta “mi state ascoltando?” come a richiamare l’attenzione dei due scolari distratti, Enrico e Matteo.

Sarebbe superficiale, però, derubricare le differenze solo da un punto di vista dialettico: nelle due ore e mezza di trasmissione vengono sviscerati e trattati tutti i punti caldi delle modifiche costituzionali: l’elezione del Presidente della Repubblica,il ruolo del nuovo Senato, il ruolo dei senatori (qui Zagrebelsky sembra mettere in affanno Renzi, che, in effetti, non ha ancora chiarito come verranno selezionati, quale sarà il loro trattamento, che compiti avranno di preciso).
Ci sarà una legge integrativa”, la risposta del Premier, che a un certo punto ironizza “spero alla fine mi ridia il libretto universitario”.

Sulla riforma del titolo V i due, invece , sembrano essere d’accoro, così come per l’abolizione dello CNEL.
Non mancano le frecciatine,e lo stesso premier riserva un paio di stoccate al leader Cinque Stelle Di Maio, accusato di non saper leggere le mail (riferito al caso Roma, ndr).

Dopo quasi tre ore di intensa battaglia Mentana è costretto a salutare i contendenti: chiede a ciascun ospite di fare un appello finale.
Il Costituzionalista dice di votare No perche “è una legge imposta, ha creato tensione nel Paese… tutto è rinviato a una legge da approvare. Molti provvedimenti sono solo demagogici (taglio costi politica, riduzione senatori) e un eventuale  bocciatura non impedirà di cambiare in meglio la Costituzione .

Renzi ripete di come da trent’anni non venga toccata la Carta, punta sulla della necessità di cambiamento ed espone alcuni aspetti positivi che si avvertiranno sin da subito con la differente gestione tra Stato e Enti locali.

Uno scontro senz’altro interessante, che ha avuto la bontà di entrare nel merito della questione, senza inutili fronzoli o attacchi precostituiti; tuttavia, a naso, i voti spostati ieri sera saranno stati pochissimi.
Tra i due litiganti, come spesso accade, a godere è il terzo, Mentana, che con l’8% di share in prima serata, starà festeggiando l’ottima performance della sua trasmissione.

 

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Articolo pubblicato il 01/10/2016