Caos a Roma: la Raggi perde pezzi.

Nella Capitale si dimettono il capo gabinetto e l’assessore al bilancio.

Una lunga notte quella che porta da agosto a settembre, per Virginia Raggi.
Forse ancora più lunga di quella del 20 giugno scorso, quando, in un ballottaggio più scontato che mai, doppiò il rivale Giachetti e impose per la prima storica volta un governo a Cinque Stelle a Roma.
In questi settanta giorni, però, i sorrisi e le esultanze han fatto presto spazio ai malumori e alle difficoltà nel prendere per le corna una situazione decisamente complessa.
Forse ancor di più di quanto si aspettassero i pentastellati.

E così, dopo la difficoltà nel trovare i nomi giusti per la giunta, stretti tra le volontà delle varie correnti locali e i curricula non sempre in linea con la filosofia del Movimento, questa notte si è registrata la prima vera crisi per la giunta Raggi: la perdita di due pezzi fondamentali che, nonostante le rassicurazioni della sindaca  arrivate in tarda nottata sulla sua pagina facebook, non potranno che sollevare un vespaio di polemiche e attacchi dalle opposizioni.

Se per il capo di gabinetto Carla Raineri, già nell’occhio del ciclone per il suo mega stipendio di 193’000 euro annuali, si tratta di una decisione che circolava già da tempo, per Marcello Minenna, assessore al bilancio, si tratta di un passo indietro inaspettato, una scelta che lascia un vuoto profondo in un posto cruciale nella giunta romana.

La Raineri, la cui revoca è stata formalmente annunciata dal profilo facebook della Raggi, che però, precisa lo stesso ex capo gabinetto, aveva dato le dimissioni già il giorno prima, si trincera dietro un “espliciterò con un successivo comunicato ufficiale i motivi della mia scelta”: nonostante ciò, è evidente che dietro questa scelta ci sia la polemica per l’assunzione della stessa attraverso una chiamata diretta e non, come lamentato dalle opposizioni, per bando pubblico.
Lo stesso Cantone, presidente dell’Anac (Autorità Anticorruzione), avrebbe fatto sapere alla Raggi che la nomina della Raineri era da considerarsi impropria: da qui la scelta della revoca.

La Sindaca riesce a vantarsi di aver agito con trasparenza, dimenticandosi di sottolineare l’ignoranza per non aver rispettato a suo tempo l’articolo 190 del TUEL.
Curioso, per un avvocato.

Per ciò che riguarda Minenna, invece, si parla di effetto catena.
I ben informati son certi che la scelta dell’ex magistrato della Corte dei Conti sia riconducibile all’abbandono della Raineri, persona della quale la punta di diamante della giunta pentastellata aveva grande stima e alla cui revoca non avrebbe retto.
Certo, si tratta di una motivazione un po’ debole, anche se avrà gravato su tale scelta la polemica per il suo doppio incarico come assessore e dirigente della Consob (dalla quale era stato messo in aspettativa dopo aver palesato l’intenzione di non lasciare l’incarico) e, i maligni dicono, la mission impossible legata a un risanamento del Bilancio, compito di cui era investito.

A godere di questa crisi di fine agosto è, ovviamente il Pd, surclassato un paio di mesi fa alle elezioni amministrative ma intenzionato a non aspettare cinque anni per riprendersi le chiavi della Capitale.
Renzi , tuttavia, nasconde le carte, e decide di non entrare nella questione “Rispetto il lavoro del sindaco, ha vinto lei, a lei onori e oneri, non metto bocca sulla squadra, chi vince ha la responsabilità e il dovere di governare” dichiara sornione ai microfoni di RTL 102.5
Già, il dovere di governare.
Che è più complesso di fare opposizione.
Ma questo l’avrà capito Virginia, in quella che dev’essere stata la sua più lunga nottata da quando risiede in Campidoglio.

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/09/2016